CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 19 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Nel suo Messaggio per la XIX Giornata Mondiale del Malato, che si celebrerà come ogni anno l’11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes, Papa Benedetto XVI invita a riconoscere nel volto dei malati quello di Gesù e a mettersi quindi al servizio del prossimo sofferente.
La Giornata Mondiale del Malato, sottolinea il Papa, è un’“occasione propizia per riflettere sul mistero della sofferenza e, soprattutto, per rendere più sensibili le nostre comunità e la società civile verso i fratelli e le sorelle malati”.
“Se ogni uomo è nostro fratello, tanto più il debole, il sofferente e il bisognoso di cura devono essere al centro della nostra attenzione, perché nessuno di loro si senta dimenticato o emarginato”, osserva, ricordando che “la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente”.
“Nei volti dei malati sappiate vedere sempre il Volto dei volti: quello di Cristo”, chiede.
Piaghe redentrici
Nel Messaggio, il Pontefice confessa di portare nel cuore il momento in cui, nel corso della visita pastorale a Torino il 2 maggio scorso, ha potuto “sostare in riflessione e preghiera davanti alla Sacra Sindone, davanti a quel volto sofferente, che ci invita a meditare su Colui che ha portato su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati”.
“Il Figlio di Dio ha sofferto, è morto, ma è risorto, e proprio per questo quelle piaghe diventano il segno della nostra redenzione, del perdono e della riconciliazione con il Padre”.
“Diventano, però, anche un banco di prova per la fede dei discepoli e per la nostra fede: ogni volta che il Signore parla della sua passione e morte, essi non comprendono, rifiutano, si oppongono”, riconosce. “Per loro, come per noi, la sofferenza rimane sempre carica di mistero, difficile da accettare e da portare”.
Rivolgendosi ai “cari ammalati e sofferenti”, il Papa ricorda che “è proprio attraverso le piaghe del Cristo che noi possiamo vedere, con occhi di speranza, tutti i mali che affliggono l’umanità”.
“Risorgendo, il Signore non ha tolto la sofferenza e il male dal mondo, ma li ha vinti alla radice. Alla prepotenza del Male ha opposto l’onnipotenza del suo Amore. Ci ha indicato, allora, che la via della pace e della gioia è l’Amore”.
“Dio, la Verità e l’Amore in persona, ha voluto soffrire per noi e con noi; si è fatto uomo per poter com-patire con l’uomo, in modo reale, in carne e sangue”.
Per questo, “in ogni sofferenza umana”, “è entrato Uno che condivide la sofferenza e la sopportazione; in ogni sofferenza si diffonde la con-solatio, la consolazione dell’amore partecipe di Dio per far sorgere la stella della speranza”.
Giovani
In vista della Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Madrid (Spagna) nell’agosto 2011, il Papa rivolge poi “un particolare pensiero ai giovani, specialmente a coloro che vivono l’esperienza della malattia”.
“Spesso la Passione, la Croce di Gesù fanno paura, perché sembrano essere la negazione della vita – ammette –. In realtà, è esattamente il contrario! La Croce è il ‘sì’ di Dio all’uomo, l’espressione più alta e più intensa del suo amore e la sorgente da cui sgorga la vita eterna”.
“Dal cuore trafitto di Gesù è sgorgata questa vita divina – prosegue –. Solo Lui è capace di liberare il mondo dal male e di far crescere il suo Regno di giustizia, di pace e di amore al quale tutti aspiriamo”.
In questo contesto, incoraggia i giovani a imparare “a ‘vedere’ e a ‘incontrare’ Gesù nell’Eucaristia, dove è presente in modo reale per noi, fino a farsi cibo per il cammino”, esortandoli a saperlo “riconoscere e servire anche nei poveri, nei malati, nei fratelli sofferenti e in difficoltà”, che hanno bisogno del loro aiuto.
“A tutti voi giovani, malati e sani, ripeto l’invito a creare ponti di amore e solidarietà, perché nessuno si senta solo, ma vicino a Dio e parte della grande famiglia dei suoi figli”, ribadisce.
Allo stesso modo, invita le autorità “affinché investano sempre più energie in strutture sanitarie che siano di aiuto e di sostegno ai sofferenti, soprattutto i più poveri e bisognosi”, inviando poi “un affettuoso saluto” “ai Vescovi, ai sacerdoti, alle persone consacrate, ai seminaristi, agli operatori sanitari, ai volontari e a tutti coloro che si dedicano con amore a curare e alleviare le piaghe di ogni fratello o sorella ammalati, negli ospedali o Case di Cura, nelle famiglie”.