"È nell'ascolto e nel silenzio che si comprendono le ragioni dell'altro"

Monsignor Claudio Celli commenta il Messaggio di Benedetto XVI in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

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di José Antonio Varela Vidal

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 17 maggio 2012 (ZENIT.org) – Ogni domenica dell’Ascensione del Signore, la Chiesa universale celebra la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Quest’anno il tema scelto da papa Benedetto XVI per indirizzare il suo messaggio all’umanità è: Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione.

Per parlare dell’importanza del magistero di Benedetto XVI in questo campo, così come delle sfide della Chiesa nel mondo delle comunicazioni moderne, ZENIT ha intervistato monsignor Claudio Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comuncazioni Sociali.

Eccellenza, come sorge l’idea del silenzio nel messaggio del Papa?

Mons. Celli: Il tema scelto dal Santo Padre per questa Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, è attento ai fenomeni comunicativi odierni ed invita a tutti noi a riflettere su questo punto fondamentale: il silenzio è parte integrante della comunicazione. Ecco perché quando noi vogliamo che la comunicazione sia autenticamente umana – perché parte da un uomo e si rivolge agli altri uomini – questa parola che è comunicata deve alimentarsi di silenzio per essere più pregnante, per essere più vera. Perché è nel silenzio che io ascolto, è nel silenzio che io comprendo più attentamente quali siano le esigenze, le sofferenze, la ricerca di bene e di vero che è nel cuore degli altri uomini.

Il messaggio dice che dobbiamo saper ascoltare. Quali sarebbero gli spazi dove dobbiamo porci in ascolto?

Mons. Celli: Io creo che questa sia una dimensione molto tipica di papa Benedetto XVI. Quando gli abbiamo proposto di aprire il canale vaticano di Youtube, il Papa accettò subito. Il Papa ha voluto essere presente lì dove gli uomini di oggi si trovano. Tutti noi siamo consapevoli di questo rapido e immenso sviluppo della rete sociale. Oggi secondo i dati internazionali in nostro possesso, più di un miliardo di persone è utente di Facebook. A noi sembra che sia importante essere presenti nelle reti sociali perché l’uomo cerca la verità, l’uomo cerca di dare risposte ai grandi interrogativi che ha nella propria vita: chi sono? qual è il senso della mia vita? dove mi dirigo? Ecco io direi che abbiamo bisogno di essere presenti in queste reti per essere annunciatori, essere testimoni.

Che intende dire il Papa con la parola “ecosistema”?

Mons. Celli: Il problema è che c’è un pullulare di messaggi, di notizie, di informazioni e di parole, ma non tutte sono parole autentiche, non tutte sono parole vere per il camino dell’uomo. Parlare di ecologia nel sistema comunicativo per il Papa, credo che voglia dire proprio questo: far sì che, nella misura del possibile, le parole che formano la nostra comunicazione siano sempre parole vere, parole autentiche, parole rispettose della dignità dall’uomo che le pronuncia e rispettose dell’uomo che le riceve.

 
Dopo vari anni di esperienza, quali dovrebbero essere le caratteristiche più importanti dei siti cattolici?

Mons. Celli: Direi proprio che i nostri mezzi di comunicazione dovrebbe abituarsi sempre di più alla verità sull’uomo, che è legata alla verità su Dio. E direi che oggi è una sfida per tutti noi, perché, quando ci ritroviamo in un ambiente comunicativo, l’uomo è assalito da messaggi e informazioni, da proposte di piccole verità, di verità con la “v minuscola”. Ecco perché, ancora una volta, il Papa ci invita, con il messaggio della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali di quest’anno, a saper discernere. Ecco il bisogno del silenzio, perché è nel silenzio che io posso fare un opportuno discernimento e verificare se cioè che io ascolto, ciò che ricevo, sia veramente valido nella mia ricerca della verità.

Si riferisce al rischio di una banalizzazione dell’incontro?

Mons. Celli: Direi che è una sfida per tutti noi. Per me il problema è di non banalizzare l’incontro, di far sì che ogni incontro sia sempre ricco, propositivo, denso di umanità, perché il rischio è proprio quello di banalizzare i nostri rapporti umani.

Quale sarà l’apporto principale dal suo Dicastero per il Sinodo della Nuova Evangelizzazione?

Mons. Celli: Il nostro apporto è proprio aiutare a capire che cosa comporta il nuovo ambiente comunicativo. Da qualche tempo il magistero pontificio ha preso la consapevolezza che non parliamo più di strumenti comunicativi, ma che le nuove tecnologie hanno dato origine a una nuova cultura, che noi chiamiamo “cultura digitale”. Parlare di nuova evangelizzazione sarà accettare la sfida di questo dialogo rispettoso con la cultura digitale di oggi e in questo contesto fare in modo che la parola di Gesù risuoni sempre più limpidamente.

Come vanno i mezzi di comunicazione del Vaticano nei nuovi spazi digitali?

Mons. Celli: Direi che abbiamo fatto una splendida esperienza con il messaggio del Papa per la Quaresima che è stato ridotto in 40 tweets, d’accordo con il Pontificio Consiglio Cor Unum, e abbiamo lanciato un tweet al giorno che il mondo giovanile poi ha ‘ri-tweettato’ ogni giorno. Penso che mai un messaggio del Papa per la Quaresima e stato così conosciuto e diffuso tra i giovani. Anche il nostro Consiglio, su incarico della Segretaria di Stato, ha aperto il nuovo sito di news.va; oggi siamo operativi in quattro lingue e  spero che entro l’estate si possa aprire anche l’edizione portoghese. Abbiamo normalmente circa diecimila visitatori ogni giorno.

Quindi stiamo parlando di evangelizzazione tramite i mezzi digitali?

Mons. Celli: La parola di Gesù deve risuonare nel modo più ampio possibile. Noi riteniamo che, sulle grandi vie del mondo cibernetico, l’uomo possa ancora ritrovare l’amore di un Dio che lo cerca instancabilmente, perché Dio ama l’uomo e Dio può comunicare questo amore e incontrare l’uomo di oggi anche lungo queste grande vie del mondo cibernetico.

Quali sono adesso i progetti, che vanno in avanti nel PCCS?

Mons. Celli: I progetti si basano soprattutto sulla formazione. Il PCCS aiuta giovani sacerdoti di vari paesi ad entrare nel mondo della comunicazione e ad ottenere un dottorato nelle università pontificie. Poi stiamo facendo corsi di formazione per vescovi e presbiteri. Ne abbiamo fatto uno in Brasile lo scorso anno. Poco tempo fa sono stato in Libano per incontrare i vescovi del Medio Oriente, dove abbiamo avuto uno splendido seminario con cinquanta vescovi e molti sacerdoti, laici e suore, tutti operanti del mondo della comunicazione. Domenica prossima, 20 giugno, partirò per l’Ucraina dove, anche lì, avremo incontri con vescovi, presbiteri e laici per scoprire insieme, come la Chiesa deve affrontare la sfida della cultura digitale e come, in questo contesto, possa risuonare la Parola del Signore.

Può parlarci della “Tavola Comune” che avete creato on line per condividere i materiali?

Mons. Celli: Nei limiti del possibile, cerchiamo di aiutare le varie chiese locali a vivere in maniera adeguata la Giornata Mondiale della Comunicazione, facendo in modo che il messaggio del Papa, così illuminante e così ricco, possa essere conosciuto il più possibile. Il Papa ha questa grande capacita di toccare temi non sempre facili, ma di farlo in maniera illuminante, chiara. Ecco perché desideriamo che il messaggio sia diffuso il più possibile, condividendo le risorse pastorali preparate dalle Conferenze Episcopali e Diocesi; stiamo usando l’hashtag “Silence2012”.

Qual’ è il suo messaggio per i nostri lettori, che celebreranno la Giornata della Comunicazione la prossima Domenica?

Mons. Celli: Io ritengo che il messaggio sia questo: viviamo con gioia e responsabilità
la missione che il Signore ci ha affidato. Non siamo inviati ad annunciare noi stessi, siamo chiamati ad annunciare Gesù Cristo, siamo chiamati ad annunciare la unica parola che salva l’uomo. Allora la dobbiamo vivere con grande dedizione, con alta professionalità, ma anche contenti, di potere essere strumenti di quest’annunzio di verità.

Per approfondimenti: www.pccs.va

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ZENIT Staff

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