di Mirko Testa

ROMA, domenica, 19 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Tanti i problemi che attanagliano la città di Napoli, dall'emergenza rifiuti alla criminalità, due almeno le soluzioni prospettate da Benedetto XVI: investire nell'educazione integrale dei giovani e promuovere la solidarietà.

E' questo in sintesti quanto si legge nella lettera che il Papa ha inviato al Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, in occasione dell'apertura il 16 dicembre dello speciale Anno giubilare indetto dall'arcidiocesi partenopea per intraprendere un cammino di rinascita che coinvolgerà, durante tutto il 2011, le diverse componenti cittadine.

Un evento questo di carattere civile per ricordare i dieci anni dal Grande Giubileo del 2000 e per reagire alle difficoltà del momento. Il tema proposto per l'Anno giubiliare è l'opera caravaggesca “Le sette opere di misericordia”, custodita nella Cappella del Pio Monte della Misericordia in via Tribunali.

Nella lettera il Papa ricorda il prezioso “patrimonio religioso” della comunità di Napoli da cui “è fiorita abbondante la santità cristiana”, senza però trascurare di sottolineare “il diffondersi di una visione secolaristica della vita e l'irruenza di mali che affliggono il consorzio civile, insidiato dall'individualismo”.

“In questa atmosfera – ha aggiunto Benedetto XVI – si verifica anche l'influsso di modelli negativi e devianti, che incidono fortemente sulla vita familiare e sociale, in particolare, sulle nuove generazioni”.

Pr questo il Papa ha invitato a puntare sulla “formazione umana e cristiana dei ragazzi e dei giovani”, fortemente “esposti ai rischi della devianza”, esortando inoltre i genitori “a far conoscere Gesù e il suo messaggio ai figli, fin da piccoli, con i segni e le parole che la comunità cristiana ha da sempre suggerito e praticato”, perché “il futuro dipende in gran parte dalla riuscita di questo impegno formativo integrale”.

Allo stesso tempo, Benedetto XVI ha incoraggiato i cristiani “ad essere operatori di verità e testimoni coraggiosi del Vangelo” per assicurare “rapporti di autentica carità, che si esprimano in forme concrete di solidarietà e di servizio, in modo da mostrare esempi di vita alternativi, accessibili a tutti e, nello stesso tempo, emblematici”.

“Così – ha continuato – si potrà rafforzare la consapevolezza che anche oggi, come sempre, il seme del Regno di Dio è presente ed è attivo: un seme carico di avvenire, capace, se accolto in modo personale e generoso, di trasformare anche le situazioni più difficili e di rinnovare il cuore ed il volto di Napoli”.

Lo speciale Giubileo per Napoli è stato inaugurato nella sera del 16 dicembre, giorno dedicato alla liquefazione del sangue di san Gennaro, patrono della città, da una grande assise internazionale presso la stazione Marittima. L'occasione è stata offerta dal tradizionale “ Dialogo con la città”, che ha visto la presenza del premio Nobel per l’ambiente 2007, Richard Samson Odingo, e dello storico Lucien Jaume.

Intervendo il Cardinale Sepe ha parlato di una Napoli che “attende ancora la sua primavera, sepolta sotto cumuli di immondizia, sfregiata dalla malavita, offesa dalla piaga della disoccupazione, abusata dall’illegalità diffusa, usata da quanti l’hanno abbandonata al suo degrado”.

Accenti presenti anche nella Lettera pastorale “Non chiudete la porta alla speranza”, indirizzata alla città a pochi giorni dall’apertura del Giubileo per Napoli, in cui il porporato si scaglia contro “i partitismi ed i campanilismi che non sfociano mai nel fare il bene dei cittadini” e accusa una mancanza di “progettualità politica” nel far fronte alle emergenze che agiscono su tutti i fronti del disagio sociale, “la sanità, la scuola, l'assistenza pubblica, i trasporti: tutta la complessa rete dei servizi che formano il cuore pulsante della città, appare lacerata in più punti”.

“E', infatti, la mancanza di una corretta giustizia sociale a mostrare le più gravi lesioni nelle nostre strutture”, evidenzia il Cardinale Sepe, a cui si sono aggiunti “i morsi” della crisi internazionale che non ha tardato ad avere ripercussioni sulle famiglie “che sempre più si vedono costrette ad aprire le porte di casa a ogni forma di crisi: spesso è la perdita di lavoro dei padri o delle madri che va ad aggiungersi alla vana ricerca di occupazione dei figli”.

“Per una tragica beffa, sul nostro territorio l'offerta di lavoro può non mancare – si legge nella Lettera pastorale –; ma è una micidiale offerta di morte, perché è appunto la morte che arruola facilmente nei lugubri eserciti della violenza e della criminalità, dalla cui spirale non esiste, il più delle volte, altra via uscita”.

“La violenza – sottolinea ancora il porporato –, organizzata e no, indicata alla maniera antica come camorra, o aggiornata nella versione più moderna di sistema, resta il primo e più malefico ostacolo, da rimuovere con ogni mezzo: come e più dell'immondizia per le strade. Essa è il vero cancro che può trascinare la nostra terra alla deriva”.

Sempre nella sera del 16 dicembre, sfidando il freddo polare, più di un migliaio di persone ha poi sfilato silenziosamente con le fiaccole in mano, partendo dalla Stazione Marittima per giungere fino a piazza del Plebiscito dove l'Arcivescovo di Napoli ha rivolto loro un saluto e una benedizione.

“Da stasera siamo chiamati tutti all'impegno, alla partecipazione, ognuno nel suo ruolo, ognuno per la sua parte è chiamato ad essere un cittadino attivo e corresponsabile per voltare pagina”, ha detto il porporato. “Stasera siamo qui perché non vogliamo permettere ad alcuno di rubarci la speranza”.

“Stasera le nostre fiaccole accese hanno squarciato le tenebre dell'inerzia e vogliono accendere una nuova luce, quella che dà dignità al nostro essere cittadini”, ha detto ancora, salutando alla fine la folla presente col consueto saluto: “A Maronn c’accumpagn”.