SANTO DOMINGO, giovedì, 11 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Quasi 1.000 congressisti di 23 Paesi americani si sono riuniti a Santo Domingo, capitale della Repubblica Dominicana, per celebrare il Congresso Interamericano dell'Educazione Cattolica, sul tema "La qualità della nostra educazione partendo dalla sua identità".
Hanno convocato il Congresso la Confederazione Interamericana per l'Educazione Cattolica (CIEC) e l'Unione Nazionale delle Scuole Cattoliche, realtà dominicane.
La riflessione si è concentrata su due temi fondamentali: l'identità e la qualità della scuola cattolica.
Nei loro messaggi, sia il Cardinale Arcivescovo di Santo Domingo Nicolás de Jesús López Rodríguez che Melanio Paredes, Ministro dell'Istruzione, hanno insistito sul fatto che la scuola cattolica è un modello che le altre istituzioni possono imitare.
Nei vari interventi, sono state analizzate le sfide che affronta l'istruzione, le varie risposte che si potrebbero dare, le esigenze poste dall'identità della scuola cattolica e la pastorale educativa missionaria che devono assumere le scuole che vogliono educare i giovani di oggi.
Le strategie per un'istruzione di qualità, si è detto, passano sempre per la formazione e l'aggiornamento dei docenti, che devono inoltre prepararsi ad essere agenti della pastorale educativa.
I presenti hanno anche ascoltato la testimonianza di due religiose sopravvissute al terremoto di Haiti, che hanno fatto sentire chiaramente che il loro Paese è più vivo che mai e che il lavoro di ricostruzione sarà ingente, ma ancor di più lo sarà l'accompagnamento a tutte le persone che hanno sofferto, soprattutto ai bambini che hanno perso la propria famiglia.
Al termine del Congresso è stata enunciata la serie di impegni che tutte le federazioni nazionali affiliate alla CIEC hanno assunto e convalidato con il loro applauso.
Nella loro Dichiarazione Finale, gli educatori dei Paesi del continente americano dicono di volere e proporre "una scuola che abbia come centro e obiettivo la persona, partecipi alla comunità ecclesiale (parrocchia), sia aperta alle istanze sociali e impegnata con le culture emergenti, coinvolga la famiglia nei processi educativi e sia segno profetico dei valori del Regno".
Per raggiungere questo obiettivo propongono varie misure, a partire dal "porre in modo chiaro e consistente Cristo al centro del progetto educativo-pastorale delle istituzioni" e dal "coinvolgere la famiglia nei processi educativo-evangelizzatori".
Allo stesso modo, chiedono di "valorizzare e rivedere in modo continuo e sistematico i progetti educativo-pastorali delle istituzioni" e di "coinvolgere i vari ceti per formare un'autentica comunità educativa".
Esortano quindi a "incrementare e curare la formazione permanente dei docenti negli aspetti pedagogici e professionali, e in quelli relativi alla crescita della loro Fede", a "stabilire reti di collaborazione interistituzionale e intercongregazionale nei compiti educativi" e a "sviluppare insieme, religiosi e laici, i processi di formazione condivisa: formazione, integrazione e vissuto".
E' altresì importante "avvicinarsi ai giovani e rispondere prioritariamente alle necessità dei poveri e delle loro nuove povertà" e "sostenere solidalmente con le federazioni nazionali la scuola cattolica di Haiti in tutto il processo di recupero".
Si esorta inoltre a "far arrivare queste conclusioni a tutte le confederazioni e ai centri educativi con l'impegno di metterle in pratica e di valutarle periodicamente per generare azioni che tendano a un'istruzione nella libertà".
I congressisti confessano infine di sentirsi "molto vicini al dolore che stanno soffrendo i nostri fratelli di Haiti" e invitano "gli educatori americani alla solidarietà effettiva con l'opera di ricostruzione futura dell'istruzione haitiana, unendosi ai programmi delle varie organizzazioni educative nazionali e internazionali".