CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 6 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo del discorso che Benedetto XVI ha pronunciato venerdì pomeriggio dopo il Concerto in suo onore svoltosi nella Cappella Sistina, offerto dal Presidente della Repubblica Federale di Germania, Horst Köhler, in occasione del 60° anniversario della fondazione della Repubblica e del 20° della caduta del muro di Berlino.
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Cari amici,
riesce difficile parlare ancora dopo una musica tanto maestosa e profondamente toccante. Ma per quanto povera essa possa essere, ritengo sia opportuna una parola di saluto, di ringraziamento e di riflessione. Vorrei così salutare di cuore tutti Voi qui convenuti nella Cappella Sistina. Innanzitutto sono grato al Signor Presidente Federale e alla sua gentile Consorte perché ci onorano stasera della loro presenza. Caro Signor Presidente Federale, la Sua visita è un vero piacere per me. Con ciò, Ella esprime la vicinanza e l’affetto del Popolo tedesco al Successore di Pietro, che è Suo connazionale. Un sentito Vergelt’s Gott («Dio Vi renda merito») anche per le Sue gentili parole che entrano in profondità, e per il fatto che Ella ha reso possibile questa serata per noi. Parimenti ringrazio di cuore il Domkapellmeister, Signor Reinhard Kammler, gli Augsburger Domsingknaben e la Residenz-Kammerorchester München per la magistrale esecuzione di questo magnifico Oratorio. Grazie per questo meraviglioso dono!
L’occasione di questa serata solenne è – come abbiamo sentito – duplice. Da un lato, quest’anno celebriamo i 60 anni della fondazione della Repubblica Federale di Germania, con la firma della Legge Fondamentale il 23 maggio 1949; dall’altro, ricordiamo il 20° anniversario della caduta del Muro di Berlino, quella frontiera di morte che per tanti anni aveva diviso la nostra patria e aveva separato a forza uomini, famiglie, vicini e amici. Molti allora avevano avvertito gli avvenimenti del 9 novembre 1989 come gli albori inaspettati della libertà, dopo una lunga e sofferta notte di violenza ed oppressione per un sistema totalitario che, alla fin fine, conduceva in un nichilismo, in uno svuotamento delle anime. Nella dittatura comunista, non vi era azione alcuna che sarebbe stata ritenuta male in sé e sempre immorale. Ciò che serviva agli obiettivi del partito era buono – per quanto disumano poteva pur essere. Oggi, qualcuno si domanda se l’ordine sociale occidentale sia tanto migliore e più umanitario. Di fatto, la storia della Repubblica Federale di Germania ne è una prova. E ciò lo dobbiamo in buona parte alla Legge Fondamentale. Tale Costituzione ha contribuito essenzialmente allo sviluppo pacifico della Germania nei sei decenni trascorsi. Perché essa esorta gli uomini a dare, in responsabilità davanti a Dio Creatore, alla dignità umana la priorità in ogni legislazione statale, a rispettare il matrimonio e la famiglia quali fondamento di ogni società, nonché ad avere riguardo e profondo rispetto per quanto è sacro agli altri. Che i cittadini della Germania, nell’adempiere il dovere del rinnovamento spirituale-politico, dopo il nazionalsocialismo e dopo il Secondo Conflitto Mondiale, come è stato espresso nella Legge Fondamentale, possano continuare a collaborare per la costruzione di una società libera e sociale.
Cari amici, guardando la storia della nostra Patria negli ultimi sessant’anni, abbiamo motivo di ringraziare Dio con tutta l’anima. E con questo siamo consapevoli che tale sviluppo non è nostro merito. Esso è stato reso possibile da uomini che hanno agito con una profonda convinzione cristiana nella responsabilità davanti a Dio, avviando così processi di riconciliazione che hanno permesso un nuovo rapporto vicendevole e comunitario dei Paesi europei. La storia dell’Europa nel xx secolo dimostra che la responsabilità davanti a Dio è di importanza decisiva per il retto agire politico (cfr. l’Enciclica Caritas in veritate). Dio ricongiunge gli uomini in una vera comunione, ed Egli fa capire al singolo che nella comunione con l’altro è pur presente Uno più grande, il Quale è la causa originaria della nostra vita e del nostro essere insieme. Ciò si manifesta a noi, in modo particolare, anche nel mistero del Natale, dove questo Dio si avvicina nel suo amore, dove Egli stesso da uomo, da bambino chiede il nostro amore.
Un passo dell’Oratorio di Natale illustra in modo impressionante questa comunione che si fonda nell’amore e aspira all’amore eterno: Maria si trattiene presso la mangiatoia e ascolta le parole dei pastori diventati testimoni e annunciatori del messaggio degli angeli su quel bambino. Questo momento, nel quale Ella serba quanto avvenuto meditandolo nel cuore (cfr. Lc 2, 19), Bach lo trasforma, con la stupenda aria per contralto, in un invito a ciascuno:
Racchiudi, o mio cuore,
questo miracolo di beatitudine
saldamente nella tua fede!
Che questo miracolo,
quest’opera divina
sempre rafforzi la tua debole fede!
Ogni uomo, nella comunione con Gesù Cristo, può essere per l’altro un mediatore verso Dio. Nessuno crede per sé solo, ognuno vive nella propria fede anche grazie a mediazioni umane. Da sola, però, nessuna di esse sarebbe sufficiente per gettare il ponte verso Dio, perché nessun uomo può ricavare da ciò che è assoluta garanzia dell’esistenza e della vicinanza di Dio. Ma nella comunione con Colui che in se stesso è tale vicinanza, noi uomini possiamo essere – e lo siamo – mediatori gli uni per gli altri. Come tali saremo capaci di suscitare un nuovo modo di pensare e di generare nuove energie nel servizio di un umanesimo integrale.
Il mio ringraziamento va ancora ai promotori di questa bella serata, ai musicisti e a tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questo concerto tramite il loro generoso contributo. La splendida musica che abbiamo ascoltato nel singolare ambiente della Cappella Sistina rafforzi la nostra fede e la nostra gioia nel Signore, affinché possiamo essere Suoi testimoni nel mondo. A tutti imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.
[Traduzione dall’originale in tedesco a cura de L’Osservatore Romano, © Copyright 2009 – Libreria Editrice Vaticana]