di Nieves San Martín


MANAGUA, martedì, 19 maggio 2009 (ZENIT.org).- I Vescovi rappresentanti delle 22 Conferenze Episcopali dell'America Latina e del Caribe, convocati per l'Assemblea Intermedia del quadriennio 2007-2011 a Managua (Nicaragua), hanno reso pubblico al termine di questa un messaggio intitolato “Perché i nostri popoli in Cristo abbiano vita in abbondanza”.

I Vescovi, riuniti “nel consolatore periodo pasquale”, affermano in primo luogo di aver “pregato e riflettuto insieme dal 12 al 15 maggio” e di aver “sperimentato la comunione e lo spirito fraterno che ci ha fatto ricordare l'atmosfera vissuta nella Quinta Conferenza Generale celebrata due anni fa ad Aparecida”.

Per questo vogliono trasmettere la loro esperienza “con grande speranza per consolarci reciprocamente di fronte alle tante avversità e ai tanti dolori che attraversano i nostri popoli sofferenti dell'America Latina e del Caribe”.

I presuli hanno considerato e valorizzato il cammino percorso dall'ultima Assemblea, “constatando e ringraziando Dio Padre perché continua a effondere il suo Spirito Santificatore sulle nostre Chiese particolari, prolungando la rinnovata Pentecoste che abbiamo sperimentato ad Aparecida”.

Sostengono inoltre di essere “consapevoli delle difficoltà e delle resistenze che implicano il rinnovamento delle strutture ecclesiali perché siano missionarie e la formazione degli agenti di pastorale (presbiteri, consacrati e laici) perché siano discepoli missionari”, ma riconoscono che “la conversione pastorale sta calando e le nostre Chiese stanno rispondendo. Il deciso appello lanciato da Aparecida alla Missione Continentale sta dando frutti”.

Ad Aparecida, ricordano, “si è affermato chiaramente che la Diocesi è il luogo privilegiato per vivere la comunione (DA 164 -169)”. A questo proposito, riconoscono e valorizzano “gli sforzi che sono stati compiuti ai vari livelli per promuovere la comunione: ad esempio tra la vita consacrata e le Diocesi, tra i movimenti apostolici e la pastorale diocesana. La testimonianza di unità nella Chiesa nel momento attuale si trasforma in pietra angolare per dare una testimonianza credibile alla società”.

I Vescovi riuniti a Managua hanno constatato che “le attività del CELAM si sono orientate con sincronia per promuovere la Missione Continentale”. Apprezzano inoltre “lo sforzo compiuto dai vari organismi del CELAM per riorientare le attività tradizionali e mettere le nostre Chiese in stato di missione”.

Il CELAM, affermano, “si preoccupa di servire le Conferenze Episcopali con la convinzione che la Missione Continentale offra la provvidenziale opportunità di contemplare Cristo Risorto, che ha garantito la vittoria del bene sul male. In Lui i nostri popoli rafforzano la speranza cristiana e affrontano con gioia e fiducia qualunque avversità”.

Questa percezione, aggiungono, “richiede il meglio dei nostri sforzi per rafforzare il cammino e articolare i vari processi. Condividere le esperienze è una chiave per mantenere l'unità nella pluralità”.

Hanno anche constatato che “nella vita interna della Chiesa si sta verificando l'intensità della Missione Continentale; sono invece ancora agli inizi la coscienza e l'impegno di molti fedeli laici perché anche nei loro ambienti di lavoro (economia, politica, educazione e cultura, mezzi di comunicazione sociale, ecc.) si trasformino in discepoli missionari, e come tali esplicitino la coscienza di essere inviati e realizzino in comunione la loro missione”.

“Come fedeli laici cristiani – aggiungono –, hanno la responsabilità fondamentale di promuovere l'etica come punto di riferimento indispensabile in una società plurale, e nell'attuale contesto della crisi globale si potrà così favorire la permanenza dei valori del Vangelo nella cultura latinoamericana e caraibica”.

Condividendo le realtà dei loro Paesi, i Vescovi hanno constatato “le sfide del momento attuale: la crisi economica globale, la recrudescenza della povertà in vari Paesi, un certo disincanto della democrazia che ha portato alla ricerca di nuovi modelli politici mescolati al populismo, la fragilità dei nostri Stati nel garantire pienamente i diritti umani, la corrente secolarista che mette a tacere i valori religiosi e morali, pretendendo di privare la Chiesa della sua responsabilità di collaborare a una cultura centrata sulla dignità della persona umana, garantendo la vita dal concepimento alla morte naturale”.

Hanno quindi ricordato “con gratitudine a Dio l'apporto storico della Chiesa cattolica per aver creato una cultura fondante con i valori del Vangelo, che è stato l'anima dei nostri popoli e ha edificato un tessuto sociale con identità, fraterno, solidale e aperto al di là delle sue frontiere”.

“Addolora constatare l'assalto in vari dei nostri Paesi, che adducendo progresso e sviluppo vogliono portarci alla dittatura del relativismo”, constatano.

“Mossi dalla risposta pastorale alla chiamata di Aparecida, con rinnovato spirito profetico e ricordando le parole di Gesù Cristo” nelle beatitudini, i presuli sentono “un impegno maggiore con i nostri confratelli nell'episcopato che sono stati bersaglio di calunnie, discredito e anche di violenza, così come con tanti altri presbiteri, consacrati e fedeli che in modo eroico danno la propria vita per il Vangelo; a tutti loro esprimiamo la nostra solidarietà e li incoraggiamo a portare avanti la loro testimonianza per manifestare che Cristo è il Signore della Storia”.

“I nostri popoli sono destinati ad avere vita e vita in abbondanza – concludono –. Per questo ha dato la propria vita Gesù, il Pastore dei pastori. Egli ci ha chiamati per porre in cammino la Chiesa pellegrina e poter compiere così il progetto di Dio Padre proposto in Cristo”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]