Jesuit Refugee Service: “inaccettabile” il rimpatrio degli immigrati libici

Infrange le normative sul diritto d’asilo e li riconsegna alle mani dei persecutori

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ROMA, venerdì, 8 maggio 2009 (ZENIT.org).- “Il trasferimento forzato di 227 uomini e donne in Libia da parte delle autorità italiane è assolutamente inaccettabile”, dichiara il Jesuit Refugee Service (JRS).

“Senza possibilità di presentare una richiesta d’asilo, questi migranti rischiano ora maltrattamenti o di essere rispediti tra le braccia dei loro persecutori”, si legge in una nota diramata giovedì dall’organizzazione.

Il 6 maggio, tre barconi che portavano 227 migranti – tra cui 40 donne – sono stati salvati da un mercantile e portati dalle vedette della Guardia Costiera italiana in acque maltesi, a 35 miglia da Lampedusa.

La mattina del 7 maggio sono stati quindi riportati in Libia a bordo di tre motovedette italiane.

“Salutata come una svolta storica nella lotta contro le migrazioni clandestine – continua la nota – , questa decisione ignora totalmente il fatto che molte persone che affrontano la traversata hanno davvero bisogno di protezione internazionale”.

Secondo il JRS, “a questi migranti dovrebbe essere data la possibilità di richiedere asilo e di veder rispettata la loro necessità di protezione internazionale”.

Del 75% dei migranti che ha percorso lo stesso tragitto nel Mediterraneo verso l’Italia nel 2008 e ha presentato richiesta di asilo, il 50% ha ricevuto qualche tipo di protezione internazionale, a dimostrazione che “un significativo numero di migranti che attraversa il mare ha bisogno di protezione”.

Poiché la politica dell’Unione Europea sta inasprendo le vie per le migrazioni legali, i migranti si trovano costretti sempre più a utilizzare “vie irregolari ed estremamente pericolose per arrivare in Europa”.

La Libia non offre ai migranti alcun tipo di protezione perché non ha mai sottoscritto la Convenzione ONU di Ginevra del 1951 e non ha alcun sistema efficace di asilo.

“I migranti e i rifugiati a Malta – continua il JRS – descrivono ripetutamente di essere stati detenuti per mesi in Libia, in condizioni terribili, e gravemente maltrattati per aver infranto le norme sull’immigrazione”.

Le loro testimonianze, ricorda il JRS, sono confermate da numerosi rapporti dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e di Amnesty International.

L’agenzia dei gesuiti denuncia poi che “le azioni dell’Italia infrangono la Convenzione Europea per i Diritti Umani, il diritto di asilo” “e le Direttive per la Procedura di Asilo”.

“Tutti gli Stati europei sono vincolati da queste leggi sui diritti umani”, dichiara.

In questa situazione, il JRS esorta gli Stati membri dell’Unione Europa ad assicurare che “a tutti i richiedenti asilo che si trovino nella loro effettiva giurisdizione sia permesso di accedere a un territorio in cui possano richiedere asilo, così che tutti coloro che hanno bisogno di protezione possano essere identificati e veder garantita la propria difesa”.

Allo stesso modo, chiede che “nessuno sia rispedito in un Paese in cui potrebbe subire gravi violazioni dei diritti umani”.

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ZENIT Staff

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