Il sacerdote rende visibile Cristo

Il Cardinale Carlo Caffarra spiega come e perché essere preti

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BOLOGNA, domenica, 26 ottobre 2008 (ZENIT.org).- “Il sacerdote è una delle fondamentali concretizzazioni del Mistero della Chiesa: rende visibile, tangibile, incontrabile Cristo nella sua opera redentiva”, sostiene il Cardinale Carlo Caffarra

Con queste parole l’Arcivescovo di Bologna ha concluso la conferenza sul tema “Essere preti oggi: come. Perché?”, svoltasi a Cento (Fe) il 24 ottobre in occasione del sessantesimo di ordinazione sacerdotale di monsignor Salvatore Baviera, delegato arcivescovile per i centri culturali cattolici e per la valorizzazione del patrimonio storico e culturale della Chiesa di Bologna.

Il porporato ha spiegato che “è la percezione di un mistero che muove ogni vera comprensione del sacerdozio cristiano” e che  “nel vocabolario cristiano il mistero significa qualcosa/qualcuno che è pienamente visibile, tangibile, udibile, ma che significa e nello stesso tempo rende presente, una realtà divina”.

Il Cardinale Caffarra ha quindi sottolineato che “per noi credenti il ‘mistero’ per eminenza è l’Eucarestia. Essa è visibile: un pezzo di pane e un po’ di vino. Ma in realtà è pane solo apparentemente: le apparenze [le speci] rendono presente il Corpo di Cristo offerto per noi”.

Alla domanda su come rendere  presente l’opera redentiva di Cristo, l’Arcivescovo di Bologna ha detto che la risposta sta nel “rendere presente Cristo mediante la predicazione del Vangelo”.

“In una diffusa atmosfera di relativismo il cui dogma fondamentale è che non esistono verità ma solo opinioni, il sacerdote si pone come colui che pone l’esistenza di una verità di fronte alla quale si decide il destino eterno dell’uomo”, ha precisato.

“Il sacerdote – ha quindi sottolineato – ha la consapevolezza quando predica il Vangelo, di dire ‘qualcosa’ che non gli appartiene; di dire una Parola che lo attraversa, senza essere sgorgata da lui; di richiamare ad una misura di verità che non è umana”.

Per questo, ha continuato, “uno dei tradimenti più gravi che un sacerdote può compiere nei confronti di se stesso, è predicare non il Vangelo di Dio, riguardo al Figlio suo, ma proprie od altrui dottrine ed opinioni”.

Insieme alla predicazione del Vangelo, il porporato ha indicato “la celebrazione dei santi Sacramenti, soprattutto l’Eucarestia”, affermando che “i sacramenti sono azioni di Cristo; azioni che Cristo compie non immediatamente ma mediante il suo ministro”.

“È Cristo che battezza – ha proseguito –; è Cristo che libera dal peccato; è Cristo che unisce al suo sacrificio i fedeli, celebrando l’Eucarestia”.

Il Cardinale Caffarra ha quindi concluso la sua riflessione ricordando che “nel sacerdote che tu incontri ogni giorno, a cui chiedi il perdono dei peccati, e il cibo che dona la vita eterna, chiedi di incontrare l’Eterno”.

           

 

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ZENIT Staff

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