Caritas Uganda nega che si stiano aiutando i gruppi ribelli

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 19 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Caritas Uganda ha appena dichiarato che non è esatto affermare che si stanno fornendo aiuti alimentari ai ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA, dalle iniziali in inglese), secondo quanto rende noto da Roma Caritas Internationalis.

Il 30 settembre scorso, il Ministro ugandese per le Prevenzione dei Disastri, Tarsis Kabwegyere, ha chiesto pubblicamente che la Caritas smetta di distribuire alimenti ai ribelli che dal 1986 lottano contro il Governo nel nord del Paese, un’accusa che la Caritas respinge.

La Caritas ha iniziato a fornire aiuti umanitari all’LRA nell’agosto 2006, un mese dopo l’inizio dei colloqui di pace tra questo gruppo e il Governo dell’Uganda a Juba, la capitale della regione semiautonoma del sud del Sudan, il cui Governo è stato mediatore nei negoziati.

E’ stato lo stesso Governo ugandese a chiedere alla Chiesa di assumersi questo compito, quando è entrato in vigore un cessate il fuoco secondo il quale gli effettivi dell’LRA erano confinati a Ri-Kwangba, una zona di frontiera tra il sud del Sudan e il parco nazionale di Garamba, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. La Caritas ha sospeso le operazioni nell’aprile di quest’anno, dopo che l’LRA ha rifiutato di firmare l’accordo finale di pace e il processo è stato considerato terminato.

Il 30 settembre, tuttavia, il Ministro Kabwegyere ha dichiarato alla stampa del Paese: “La Caritas deve smettere di inviare vivere ai ribelli, perché la pressione li costringa a firmare l’accordo di pace. E’ una questione morale, e quanti continuano a inviare alimenti nella foresta per Joseph Kony [il presidente dell’LRA, ndt.] stanno commettendo un peccato mortale, soprattutto se sono cristiani”.

Nella sua risposta, il direttore di Caritas Uganda, monsignor Francis Ndamira, ha spiegato che “queste dichiarazioni possono indurre l’opinione pubblica alla confusione”.

“Attualmente – ha aggiunto -, Caritas Uganda non realizza alcun invio di alimenti e medicinali ai ribelli. Quando è fallita la firma dell’accordo di pace, la Caritas ha concluso il suo mandato”.

In un comunicato diffuso dalla Caritas ugandese si aggiunge: “Per questo, è sorprendente che l’onorevole professor Kabwegyere esprima queste confuse e irresponsabili dichiarazioni. Al contrario, dovrebbe ringraziare Caritas Uganda e tutti i leader della Chiesa cattolica per il contributo al processo di pace, così come per gli aiuti materiali e spirituali che hanno prestato alla gente che soffre nel nord dell’Uganda”.

Da molti anni, Caritas Uganda – soprattutto nell’Arcidiocesi di Gulu, situata nell’epicentro della zona di conflitto – ha fornito aiuti umanitari alla popolazione sfollata nella zona, che ha raggiunto i due milioni di persone. Ha anche portato avanti un centro di accoglienza e riabilitazione per bambini-soldato sfuggiti alla guerriglia dell’LRA e ha gestito vari programmi di sostegno a gruppi vulnerabili, principalmente orfani e vedove.

Dal 2002, l’Arcivescovo di Gulu, monsignor John Baptist Odama, è stato una figura chiave nella mediazione tra il Governo e l’LRA.

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ZENIT Staff

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