L'Enciclica “Fides ed Ratio”, una “meravigliosa costruzione architettonica”

Convegno internazionale sulla “Fiducia nella Ragione” organizzato dalla Lateranense

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ROMA, venerdì, 17 ottobre 2008 (ZENIT.org).- “Una meravigliosa costruzione architettonica” è ciò che appare l’Enciclica di Giovanni Paolo II Fides et Ratio agli occhi del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano.

Il porporato è intervenuto questo giovedì al Convegno “Fiducia nella Ragione”, organizzato dalla Pontificia Università Lateranense di Roma in occasione del decimo anniversario del testo di Papa Wojtyła.

Nel suo discorso, il Cardinale ha ricordato che il tema del rapporto tra fede e religione e tra verità e libertà “è sempre stato a cuore a Papa Giovanni Paolo II”, che come professore di Filosofia e Antropologia si era sempre interessato alle correnti filosofiche contemporanee, e da Papa amava organizzare a Castel Gandolfo, durante il soggiorno estivo, dei meeting con professori ed esperti di varia estrazione.

“Pertanto già nel 1986, colpito da ciò che diverse mode culturali andavano sempre più diffondendo, la dimissione cioè della ragione dalla sua capacità di conoscere il vero, aveva stilato un progetto di documento esattamente sul nostro tema, di una decina di pagine”, ha aggiunto nel testo riportato da “L’Osservatore Romano”.

Un primo testo organico, tuttavia, venne presentato solo nel 1995, e dopo un iter complessivo di ben dodici anni la Fides et Ratio venne pubblicata nel 1998.

Le fasi successive della sua elaborazione, ha osservato il Cardinal Bertone, hanno portato alla stesura definitiva di un’Enciclica che va considerata “una meravigliosa costruzione architettonica articolata in sette capitoli, che offre una visione precisa, a tratti sofferta, del rapporto tra fede e ragione”, “una costruzione che dimostra la solidità dell’inscindibile rapporto tra fede e ragione e di conseguenza tra filosofia e teologia, rapporto poggiante sui tre fondamentali pilastri descritti nei primi tre capitoli”.

Nel quarto capitolo, “Il rapporto tra la fede e la ragione”, “come in un meraviglioso affresco murale” appaiono “le tappe fondamentali dell’incontro tra fides e ratio”, proseguendo nei tre successivi ad offrire “a queste problematiche antiche e moderne le risposte sempre valide che formano il patrimonio dottrinale della Chiesa: il capitolo quinto parla degli Interventi del magistero in materia filosofica, nel capitolo seguente sono descritti i problemi dell’Interazione tra teologia e filosofia, e nel capitolo settimo le Esigenze e compiti attuali, esplicitando le esigenze della parola di Dio e i compiti irrinunciabili della teologia”.

Nella conclusione, il Papa “sottolinea nuovamente il valore della filosofia nei confronti dell’intelligenza della fede, il rapporto tra fede e ragione, e rivolge un appello a tutti – filosofi, teologi, formatori, scienziati, ricercatori, pastori e fedeli – chiedendo ‘di guardare in profondità all’uomo, che Cristo ha salvato nel mistero del suo amore, e alla sua costante ricerca di verità e di senso’”.

“Diversi sistemi filosofici – aggiunge –, illudendolo, lo hanno convinto che egli è assoluto padrone di sé, che può decidere autonomamente del proprio destino e del proprio futuro confidando solo in se stesso e sulle proprie forze”.

La grandezza dell’uomo, tuttavia, “non potrà mai essere questa”.

“Determinante per la sua realizzazione sarà soltanto la scelta di inserirsi nella verità, costruendo la propria abitazione all’ombra della sapienza e abitando in essa – osservava il Papa –. Solo in questo orizzonte veritativo comprenderà il pieno esplicitarsi della sua libertà e la sua chiamata all’amore e alla conoscenza di Dio come attuazione suprema di sé”.

Il rettore della Lateranense e presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Rino Fisichella, ha analizzato dal canto suo nel corso del Convegno le cause che hanno portato allo smarrimento di una visione unitaria e alla frammentarietà del sapere, soprattutto nelle scienze empiriche.

Tale frammentazione, ha osservato, si traduce in una duplice sfiducia nei confronti della ragione nel cogliere la verità e nel credere che esista ancora una sola verità. Con la secolarizzazione, del resto, è venuta meno la certezza della verità, e anzi già l’idea di raggiungerla sarebbe solo un’illusione.

Evidenziando le “esigenze irrinunciabili della Parola di Dio”, nell’Enciclica si sostiene che la Sacra Scrittura “presenta in sé una visione filosofica dell’uomo e del mondo che coniuga insieme rivelazione e intelligenza personale”.

Il testo, spiega monsignor Fisichella, “propone la via per il raggiungimento dell’unità del sapere nel superamento della conoscenza relegata alla sfera della sperimentazione o delle scienze empiriche”.

“La sfida che si deve compiere è quella di ritrovare l’unità del sapere come condizione non solo per la filosofia e la teologia di poter dialogare tra di loro su contenuti autonomi e pur sempre reciproci, ma soprattutto per essere in grado di fornire al nostro contemporaneo la risposta di cui ha insaziabile bisogno: quella del senso”.

“Privo di questo orizzonte di senso della propria esistenza, cade nei tentacoli della sola conoscenza empirica, sperimentale e diventa incapace di comprendere a pieno il suo mistero, la sua vocazione e il progetto della sua personale esistenza in questo mondo e in questa storia”.

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ZENIT Staff

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