Pio XII e la sua “rivoluzione biblica”

A 50 anni dalla morte di Papa Pacelli

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di padre Thomas Rosica, CSB

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 13 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Ormai da decenni, la figura di Eugenio Pacelli, Papa Pio XII, è al centro di numerose polemiche.

Sin dalla fine dell’Olocausto ha infuriato la controversia sul fatto che il Papa abbia o non abbia fatto o detto abbastanza in difesa degli ebrei e delle altre vittime dei nazisti. Il Pontefice, che guidò la Chiesa durante i terribili anni della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra Fredda, è vittima di una “leggenda nera” che si è rivelata difficile da combattere e così diffusa che molti la considerano più vera dei reali fatti storici.

Una delle spiacevoli conseguenze di questa leggenda, che ritrae in modo falso Pio XII come indulgente nei confronti del nazismo e indifferente verso il destino delle vittime della persecuzione, è stato il fatto di mettere da parte o perfino cancellare del tutto lo straordinario insegnamento e contributo di questo Papa, precursore del Concilio Vaticano II.

Pio XII dev’essere ricordato per la sua Enciclica Mediator Dei, “il grande lavoro preparatorio che avrebbe confluito nella riforma liturgica conciliare. E’ lo stesso Papa che, nell’Enciclica Humani Generis, “prende in considerazione la teoria evoluzionista. Pio XII ha anche dato notevole impulso all’attività missionaria con le Encicliche Evangelii Praecones nel 1951 e Fidei Donum nel 1957, sottolineando il dovere della Chiesa di proclamare il Vangelo alle Nazioni, come il Vaticano II avrebbe ampiamente ribadito”.

Una delle domande più frequenti tra i tanti giornalisti stranieri che stanno coprendo il Sinodo dei Vescovi su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa” riguarda la commemorazione del 50° anniversario della morte di Pio XII nel contesto del Sinodo stesso.

Giovedì 9 ottobre, dopo la sessione sinodale mattutina, Benedetto XVI ha presieduto una Messa nella Basilica di San Pietro alla quale hanno preso parte, tra gli altri, tutti i partecipanti al Sinodo. Mi è stato chiesto spesso nella Sala Stampa vaticana: “Perché questa commemorazione ha avuto luogo oggi nel mezzo di un Sinodo sulla Bibbia?”, o “Cos’ha a che vedere Papa Pio XII con le Scritture?”.

La mia risposta alla prima domanda è stata: “Perché il 9 ottobre è la data della sua morte nel 1958, e oggi è il 9 ottobre. Quando avreste voluto che il Papa commemorasse questo anniversario? Il giorno di Natale?”.

Per la seconda domanda, la mia risposta è stata: “Tutto. Pio XII ha tutto a che vedere con ciò che sta accadendo nell’aula sinodale e nei piccoli gruppi e tra tutti coloro che nel mondo cattolico vogliono prendere sul serio gli studi sulla Scrittura”. Ahimé, come il giovane ricco nel Nuovo Testamento molti se ne sono andati via tristi a causa delle mie risposte.

Critica biblica

Un Sinodo sulla Bibbia non può ignorare o dimenticare il panorama di studi biblici cattolici dell’ultimo secolo. Metodi fisici, storici e linguistici a noi noti solo negli ultimi 125 anni hanno prodotto uno studio scientificamente critico della Bibbia, uno studio che ha rivoluzionato le visioni che si avevano in passato circa la paternità, l’origine e la datazione dei testi biblici, su come sono stati composti e su ciò che volevano dire i loro autori.

Nei primi quarant’anni del secolo scorso, la Chiesa cattolica romana ha preso posizione in modo chiaro e ufficiale contro questa critica biblica. Gli eretici modernisti all’inizio del secolo scorso impiegavano questa critica, e le condanne vaticane ufficiali del modernismo facevano scarsa distinzione tra la possibile validità intrinseca della critica biblica e il suo uso improprio a livello teologico da parte dei modernisti.

Tra il 1905 e il 1915, la Pontificia Commissione Biblica ha emesso una serie di prudenti decisioni sulla composizione e la paternità della Bibbia. Anche se espresse in modo sfumato, queste decisioni erano contrarie alle tendenze delle ricerche contemporanee sull’Antico e sul Nuovo Testamento. Gli esperti cattolici sono stati costretti ad acconsentire a queste decisioni e ad insegnarle.

Dopo 40 anni di stridente opposizione, la Chiesa cattolica negli anni Quaranta, sotto il pontificato di Pio XII, ha compiuto un innegabile dietrofront nei confronti della critica biblica. L’Enciclica del 1943 Divino Afflante Spiritu ha insegnato agli esperti cattolici a usare il metodo dell’approccio scientifico nei confronti della Bibbia fino a quel momento proibiti. Ora gli esperti cattolici potevano riprendere metodi in precedenza proibiti. Un aspetto particolare dell’Enciclica ha portato definitivamente i cattolici lontano dal fondamentalismo: nella fattispecie, il riconoscimento che la Bibbia include molte forme letterarie o molti generi letterari diversi, non solo storia.

Nell’arco di dieci anni, gli insegnanti preparati nella critica biblica hanno iniziato ad affollare seminari e college, motivo per il quale la metà degli anni Cinquanta ha davvero rappresentato lo spartiacque. In quel momento la ricerca del metodo scientifico ha portato gli esegeti cattolici ad abbandonare quasi tutte le posizioni sulla paternità e la composizione biblica assunte dal Vaticano all’inizio del secolo.

Storico-critico

La Divino Afflante Spiritu ha provocato un’enorme crescita nel sapere biblico cattolico. Sono stati formati nuovi insegnanti, e i risultati del diverso approccio alle Scritture sono stati gradualmente comunicati alla gente – i passi che Pio XII aveva esortato a fare. Papa Pacelli ha aperto la via all’applicazione del metodo storico-critico alla Bibbia e ha stabilito le norme dottrinali per lo studio delle Sacre Scritture, sottolineando l’importanza del loro ruolo nella vita cristiana. Dopo la Sacra Scrittura, i documenti del Concilio Vaticano II non citano nessun autore tanto spesso quanto Pio XII.

Ricordiamo altri fattori chiave della storia del Papa e della storia in generale. Pio XII ha guidato la Chiesa cattolica dal 1939 al 1958. Subito prima della sua elezione, l’allora Cardinale Eugenio Pacelli era il Segretario di Stato vaticano. Lui più di chiunque altro in Vaticano sapeva cosa stava accadendo nel mondo. Pio XII non è stato solo il Papa della Seconda Guerra Mondiale, ma un pastore che, dal 2 marzo 1939 al 9 ottobre 1958, ha avuto davanti a sé un mondo in guerra in tempi davvero problematici.

Chi attacca Pio XII lo fa spesso per ragioni ideologiche. La campagna contro di lui è iniziata in Unione Sovietica ed è stata poi sostenuta in vari ambienti cattolici. Ha preso posizione contro il mondo comunista in modo forte, deciso e determinato.

Come ha sottolineato Benedetto XVI nella sua toccante omelia di tributo a Pio XII, Hitler e i suoi seguaci più stretti erano motivati da un odio patologico per la Chiesa cattolica, che ritenevano giustamente il più pericoloso oppositore a ciò che speravano di fare in Germania. C’era una divergenza radicale tra i nazisti e la Chiesa cattolica. Papa Pacelli non può essere la persona da biasimare per qualcosa che appartiene in modo complesso alla comunità mondiale.

I Papi non parlano con l’idea di precostituire un’immagine favorevole per il futuro. Sanno che il destino di milioni di cristiani può a volte dipendere da ogni loro parola; hanno a cuore il futuro degli uomini e delle donne in carne e ossa, non il plauso o l’effimera
approvazione degli storici.

Prudenza

Pio XII non si preoccupava della propria reputazione, ma di salvare la vita degli ebrei e questa è stata l’unica soluzione, che chiaramente richiedeva saggezza e molto coraggio. Il Papa protestò con veemenza contro la persecuzione degli ebrei, ma nel 1943 spiegò che non poteva parlare in termini più drammatici o pubblici senza rischiare di rendere le cose ancor peggiori di quanto già non fossero. La sua è stata una profezia nell’azione che ha salvato la vita di innumerevoli vittime del regno del terrore neopagano nazista, preferita a dichiarazioni pubbliche potenzialmente controproducenti.

Dalla morte di Pio XII, 50 anni fa, ad oggi, la Chiesa ha compiuto grandi passi per stringere i rapporti con la fede ebraica. Papa Giovanni Paolo II ha reso queste relazioni una priorità del suo pontificato e Benedetto XVI sta proseguendo su quella via. Entrambi i Papi hanno strenuamente difeso le azioni di Pio XII, parlando anche del silenzio e della mancanza di azione di alcuni cattolici durante l’Olocausto.

Nella mia “altra vita” a Toronto, quando non sono “Deputati Notitiis Vulgandi” per il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, sono il “Director Exsecutivus Retis Televisifici Catholici ‘Salt and Light’”. Questa settimana siamo diffondendo il nostro ultimo documentario: “Una Mano di Pace: Papa Pio XII e l’Olocausto”.

Grazie a una generosa sovvenzione dei Cavalieri di Colombo, ogni Padre sinodale, esperto, uditore e persona dello staff ha ricevuto una copia del documentario durante il Sinodo. Anche Benedetto XVI ne ha ricevuta una.

Speriamo che questo documentario getti luce e verità sulla vita di Pio XII, sulle sue azioni profetiche, le parole coraggiose e il contributo significativo al sapere scritturale e all’umanità. Possiamo imparare molto dalla saggezza, dall’eroismo, dal coraggio e dai gesti profetici di Eugenio Pacelli durante un periodo molto buio della storia mondiale.

Pio XII è stato definito in molti modi. E’ un significativo sostenitore e intercessore del Sinodo che si sta svolgendo attualmente in Vaticano. Gli dobbiamo molto e siamo grati per la sua visione e il suo amore per la Parola di Dio. Possa questo Servo di Dio, sulla via della beatificazione e della canonizzazione, continuare a intercedere per noi nel nostro cammino per scoprire nuovi modi per rendere la Parola di Dio viva, conosciuta, amata e disponibile per il mondo.

* * *

Il sacerdote basiliano Thomas Rosica è l’addetto stampa per la lingua inglese del Sinodo dei Vescovi 2008. Esperto di Scrittura e docente universitario, è il responsabile del Salt and Light Catholic Media Foundation and Television Network in Canada e membro del Consiglio Generale della Congregazione di S. Basilio.

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ZENIT Staff

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