La liturgia per S. Paolo: mettersi al servizio del progetto di Dio

Afferma padre Carlos Gustavo Haas

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di Alexandre Ribeiro

SAN PAOLO, lunedì, 13 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Per San Paolo, “la liturgia che è realmente gradita a Dio è porci interamente al servizio del progetto divino, vissuto da Gesù, il Figlio di Dio”, ha spiegato il responsabile per la liturgia della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB).

In una conferenza durante la Settimana Teologica dell’Istituto di Teologia e Filosofia Santa Teresina della Diocesi di São José dos Campos (Brasile), due settimane fa, padre Carlos Gustavo Haas ha parlato dell’influenza della teologia paolina nella liturgia.

All’inizio del suo intervento, il sacerdote ha ricordato l’epistemologia del termine liturgia, derivante dal greco “leitourgía”, che può essere inteso come “servizio pubblico”, citando poi la definizione della costituzione sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano II Sacrosanctum Concilium, che afferma che la liturgia è considerata “l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo”.

“Paolo usa la parola ‘liturgia’ per parlare di prestazione di servizio. Per questo, per lui, la parola liturgia implica impegno sociale, impegno con la vita, con la carità. In Gesù Cristo, ciò che vale è la fede che agisce per amore”, ha spiegato il sacerdote.

Paolo afferma che Dio gli ha dato la grazia di essere “liturgo” o “ministro di Gesù Cristo presso i pagani”, prestando un servizio sacerdotale al Vangelo di Dio.

Secondo padre Haas, oltre alle considerazioni sul significato della liturgia come servizio, San Paolo apporta un grande contributo a ciò che si intende per culto spirituale.

In Romani 12, egli afferma: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale”.</p>

“Per Paolo, la liturgia che è realmente gradita a Dio è porci interamente al servizio del progetto divino, vissuto da Gesù, il Figlio di Dio”, sottolinea.

“E’ molto facile vivere una liturgia del tempio, una liturgia della Chiesa solo come tempio. Ma è molto difficile fare della nostra vita un’ostia viva, santa, gradita a Dio”, ha ammesso.

Il responsabile della CNBB ha spiegato che il termine “culto” ha una radice latina che significa “coltivare”. “Cosa significa dare culto a Dio?”, ha chiesto. Significa “coltivare quotidianamente, nella celebrazione e nella vita, ciò che Dio è Il culto spirituale come impegno, su esempio di Gesù”.

“Molte Messe, battesimi e matrimoni sono stati e ancora sono opportunità più per giustificare gli schemi di questo mondo che per coltivare la volontà di Dio”.

“A volte si coltiva ciò che vogliamo, ciò che desideriamo, ciò che pensiamo, e non coltiviamo, non prestiamo il culto a Dio. Anziché servire Dio, ci serviamo di Dio. E’ questo l’avvertimento che San Paolo ci può lasciare”, ha osservato.

Per padre Haas, la liturgia deve “portarci a fare proprio ciò che Paolo ha detto in Galati 4: far sì che Cristo si formi in noi, in me, in te, in noi”.

L’Anno Liturgico è questo, “un modo fantastico perché la gente coltivi i sentimenti di Gesù Cristo che vengono celebrati” durante questo periodo.

“La Chiesa non ha un calendario liturgico, ha l’Anno Liturgico, che è un itinerario che la gente segue domenica dopo domenica, settimana dopo settimana coltivando quella Parola, e questa penetra, trasforma la vita della gente”.

“Non è devozione; è coltivare, perché possiamo diventare ostie vive, sante, gradite a Dio; questo è la liturgia, non è ritualismo. C’è bisogno di rito, di una ritualità, ma non di ritualismo. Non è devozione, è celebrazione”, ha sottolineato.

Nel contesto del Sinodo sulla Parola di Dio, padre Haas ha affermato che è necessario ascoltare la Parola con il cuore.

Per questo, sostiene, “abbiamo bisogno di silenzio. Non solo il silenzio della bocca, ma il silenzio degli occhi, delle orecchie, del cuore, del nostro corpo. Viviamo in un mondo molto rumoroso. Abbiamo Messe così rumorose…”.

“Questa esperienza umana di accogliere, ascoltare, comprendere, obbedire alla Parola è fondamentale per tutti noi”.

Padre Haas ha quindi sottolineato che la Parola non è un semplice messaggio. “Ho sentito tante persone dire: ‘il messaggio del Vangelo di oggi…’. La Parola non è un messaggio, è la verità, è la vita, è Cristo. La Parola è un avvenimento”.

[Traduzione dal portoghese di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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