Il Papa chiede un “sincero impegno” nel dialogo islamo-cristiano

Messaggio al VI Congresso internazionale sul dialogo promosso dai Focolari

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ROMA, lunedì, 13 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Si è concluso questa domenica il VI Congresso internazionale di dialogo islamo-cristiano, promosso dal Movimento dei Focolari e svoltosi dal 9 ottobre al Centro Mariapoli di Castelgandolfo (Roma) sul tema “Amore e Misericordia nella Bibbia e nel Corano”.

Per l’occasione, Benedetto XVI ha inviato attraverso il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, un messaggio auspicando che l’incontro “susciti rinnovati propositi di cordiale fraternità e sincero impegno nel favorire il reciproco dialogo nel rispetto della dignità di ogni persona umana”.

Allo stesso modo, ha invocato “Dio altissimo e misericordioso perché continui a guidare sempre il cammino dell’umanità sulla via della giustizia e della pace”.

La lettura del telegramma, avvenuta sabato, è stata seguita dagli applausi degli oltre 200 cristiani e musulmani partecipanti al Congresso, provenienti dai cinque continenti.

Le quattro giornate dell’incontro hanno visto alternarsi testimonianze e approfondimenti teologico-spirituali da parte cristiana e musulmana. All’apertura del convegno è stata ricordata Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari morta il 14 marzo scorso.

Nel corso del Congresso è stato ricordato anche il leader afro-americano W.D. Mohammed, recentemente scomparso, che nel 1997 invitò Chiara Lubich nella Moschea Malcom X. Prima donna cristiana e bianca, la fondatrice dei Focolari parlò a oltre 3000 musulmani. Quell’incontro diede vita a una serie di rapporti tra cristiani e musulmani che si sono rivelati particolarmente importanti dopo gli attentati di New York del 2001.

I membri del Movimento dei Focolari sono entrati per la prima volta in contatto con l’islam circa 40 anni fa nel Maghreb, rimanendo colpiti dagli elementi di affinità con il cristianesimo, come la fede nell’unico Dio e la stima per Gesù e la Madonna. Dal 1992 sono iniziati i Convegni internazionali islamo-cristiani per favorire la conoscenza reciproca e l’approfondimento del carisma dell’unità, concentrandosi su ciò che unisce le due esperienze religiose senza mai sfociare nel sincretismo.

Intervenendo al Congresso, il Cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, ha affermato che “non si può capire il mondo di oggi senza le religioni”.

“Proprio questa certezza, espressa da diversi punti di vista dunque, comporta l’esigenza che le religioni non diventino mai fonte di paura. Cosa che oggi purtroppo accade sempre più di frequente per colpa di esasperati fondamentalismi”, ha aggiunto.

Dopo aver riconosciuto ai musulmani il merito di aver fatto “ritornare la religione sulla scena pubblica”, il porporato ha infatti sottolineato che “oggi la religione fa paura, invece di dare pace a causa di chi ha snaturato il messaggio dell’Islam con la violenza”.

“Dobbiamo lavorare perché il vero islam abbia la priorità”, ha dichiarato, esortando a “scrutare insieme il mistero di Dio per discernere i valori atti a illuminare i popoli della terra”, come “il carattere sacro della vita e la pace”.

Per il porporato, si deve riconoscere a tutti coloro che ricercano Dio la stessa dignità. “Solo se entriamo in questa ottica allora possiamo, con grande libertà, guardare oltre i confini della propria religione e come ha affermato Benedetto XVI ‘scrutare il mistero di Dio alla luce delle nostre tradizioni religiose per discernere i valori atti a illuminare gli uomini e le donne di tutti i popoli della terra, qualunque sia la loro cultura e la loro religione’”.

“Più le controparti sono impegnate nella ricerca di Dio e nella preghiera più sono vicine le une alle altre. L’ignoranza genera la paura e non si dialoga nell’ambiguità”.

Il dialogo tra le religioni, ha osservato, dev’essere considerato quasi come “un pellegrinaggio”, perché quando si dialoga con i seguaci di un’altra religione ci si deve porre nell’atteggiamento di chi si mette in cammino con loro.

Perché il dialogo “sia autentico e renda gloria a Dio”, il Cardinale ha indicato tre vie: “mostrare che le religioni sono foriere di pace”, “approfondire la propria fede” per rafforzare “la propria identità religiosa”; “considerare l’altro credente non come avversario ma come un fratello”.

Il dialogo religioso, ha aggiunto, è una grazia e un rischio: “è una grazia perché permette a tutti assieme i credenti di ricordare al mondo d’oggi che ‘non di solo pane vive l’uomo’. È un rischio perché possiamo essere noi personalmente un ostacolo a questo messaggio, a causa dell’incoerenza della nostra vita di ogni giorno”.

“Credo che il dialogo religioso debba essere interpretato soprattutto come un costante appello alla conversione personale”, ha concluso.

Tra poco meno di un mese, il Papa incontrerà i 138 saggi musulmani che hanno firmato la lettera indirizzata lo scorso anno a tutti i capi religiosi in cui si sottolineava che cristiani e musulmani rappresentano ormai il 55% della popolazione mondiale e che quindi “se sono fedeli alla propria religione possono fare molto per la stabilità e per la pace delle società di cui sono membri”.

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ZENIT Staff

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