Il Cardinale Rodríguez Maradiaga: le sette non offrono nessuna “liberazione”

Presentazione del volume “La vulnerabilità psichica e il pericolo delle sette”

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di Chiara Santomiero

ROMA, lunedì, 13 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Al complesso rapporto tra la vulnerabilità psichica degli individui e il pericolo delle sette è dedicato un volume curato da Aureliano Pacciolla, docente di Psicologia della personalità presso l’Università Lumsa di Roma e Stefano Luca, psicologo clinico laureato presso la stessa Università, presentato a Roma il 9 ottobre presso la sede della Radio Vaticana.

“La psicologia – ha affermato il Cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa, presentando la pubblicazione – sta rivolgendo il suo interesse verso l’interpretazione di tutte quelle forme religiose, aggregative e non, definite come nuovi movimenti religiosi, a volte di difficile catalogazione e dall’incerto retroterra dottrinale, il cui sorgere è dovuto sia alle aperture al mondo orientale che al maggior contatto con il mondo statunitense”.

“Fino a qualche anno fa – ha aggiunto Maradiaga –, per una loro comprensione veniva utilizzato sia pure con un’accentuazione piuttosto dispregiativa, il termine ‘setta’, che derivando dal verbo latino ‘sequor’ indica una dottrina, un insegnamento, un partito che si rifanno a un capo fondatore la cui personalità attira numerosi seguaci che si sentono tra loro legati da un forte senso di aggregazione e di appartenenza”.

Tra esse vi sono anche sette fondamentaliste fortemente legate alla violenza: “Tutti ricordiamo – ha affermato il Cardinale – il caso avvenuto qualche anno fa in Gujana dove centinaia di persone si sono date la morte per ordine del loro leader religioso”.

“Da noi in Honduras – ha raccontato – è oggi molto diffuso il fenomeno di adolescenti che si suicidano ascoltando musiche denominate ‘sataniche’, nelle quali si trovano messaggi subliminali che inducono a darsi la morte. Come si arriva a questo? Il libro cerca di dare delle risposte”.

Secondo il porporato: “Il fenomeno del rapido diffondersi dei nuovi movimenti religiosi, ha indubbiamente rilevanza dal punto di vista sociologico, ma ancor più dal punto di vista religioso e psicologico”.

“Dal punto di vista psicologico – ha proseguito Maradiaga che ha studiato psicologia clinica in Italia e in Austria – l’attenzione va rivolta alle dinamiche personali presenti in un individuo che decide di entrare a far parte di un nuovo movimento religioso e ai bisogni che sembrano vengano soddisfatti da tale nuova adesione”.

Dagli studi effettuati – ha proseguito – emerge che “questi gruppi promettono la liberazione dell’uomo dai condizionamenti negativi, da sofferenze, malattie, problemi esistenziali, infelicità, delusioni sentimentali – in cambio di denaro, anche molto denaro – e offrono comprensione, accoglienza, disponibilità senza riserve, in un’epoca in cui tutti vanno di fretta a causa dei propri impegni”.

L’inserimento nel gruppo porta alla creazione di “una rete a maglie strette che diventa una corazza condizionante che spezza gli altri legami sociali, anche con la famiglia. Notevole è anche il controllo sociale reciproco basato sull’adesione acritica a principi dogmatici”.

L’uscita dal gruppo, di contro, è resa difficile “non solo da minacce e violenze sia psichiche che fisiche, ma anche dal forte senso di colpa che deriva dalla persuasione di essersi tagliati fuori dalla salvezza promessa dal leader religioso”.

“Nella nostra pastorale – ha raccontato il Cardinale – usiamo strumenti per cancellare i tatuaggi di questi soggetti che da segno di appartenenza, diventano, in seguito all’uscita, sentenze di morte”.

Affrontare questo tipo di problemi non è nuovo per la Chiesa: “Già San Paolo – ha ricordato Maradiaga – condannava la magia e la superstizione che portano all’allontanamento da Dio”.

“Nel nostro tempo – ha poi concluso – abbiamo un altro tipo di fenomeni ma sempre la Chiesa è chiamata a portare la luce del Vangelo”.

“Le sette – ha affermato Aureliano Pacciolla – ricorrono al plagio per adescare adepti, ma essendo stata abolita in Italia questa fattispecie di reato, non abbiamo attualmente una normativa che agevoli la prevenzione e il contrasto di questo fenomeno nei confronti dei soggetti più vulnerabili come i minori e coloro che si trovano in fasi problematiche della vita”.

Obiettivo del libro è quindi: “Invitare psicologi e giuristi a trovare punti di riferimento chiaro per individuare il fenomeno e lavorare insieme con le associazioni per la prevenzione”.

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ZENIT Staff

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