di Antonio Gaspari
TORINO, giovedì, 9 ottobre 2008 (ZENIT.org).- “La contrapposizione tra laici e cattolici in maniera di aborto è inesatta e fuoviante”. Lo ha detto il prof. Lucio Romano, dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II , intervenendo in una sessione del Congresso Nazionale dei Ginecologi Italiani (SIGO), che si svolta a Torino dal 5 all’8 ottobre.
Il prof. Romano, che insegna al Dipartimento di Scienze Ostetrico-Ginecologiche, Urologiche e Medicina della Riproduzione ed è anche Vicepresidente del Movimento per la Vita (MpV), ha detto che “da diversi anni l’aborto è motivo di una significativa contrapposizione, fortemente conflittuale e spesso ideologica, tra pro life e pro choice”.
“I due diversi punti di vista – ha aggiunto – sono stati caratterizzati con la semplificazione di ‘cattolici versus laici’. I primi qualificati dalla posizione identitaria definita religiosa, i secondi da quella definita razionale”.
“Una contrapposizione così posta è destituita di ragionevole argomentazione, è inesatta e fuorviante”, ha precisato il prof. Romano, perché “la difesa della vita di ogni essere umano, già dal concepimento, si basa su diritti umani provati dalla ragione e non unicamente derivati da una posizione di fede”.
“Il diritto alla vita – ha precisato il professore napoletano – è il primo e fondamentale diritto umano, dal quale ne conseguono tutti gli altri: civili, politici, economici, sociali, culturali”.
Secondo il Vicepresidente del MpV, “l’infondatezza della contrapposizione fra cattolici e laici fu già rimarcata da Norberto Bobbio, che in particolare individuava nell’indifferentismo morale una delle cause principali della politicizzazione della vita”.
Per il prof. Bobbio, autorevole esponente del mondo laico, il “diffondersi dell’indifferentismo morale si rivela nella facilità con cui si accusa di moralismo chiunque compia un timido tentativo di porre i problemi del nostro tempo risalendo ai principi primi, come non uccidere, non mentire, ‘rispetta l’altro come persona, ecc’”.
“Le conseguenze di questo indifferentismo morale – sottolineava il prof. Bobbio, già docente di Filosofia del diritto all’Università di Torino – sono apparse chiare nella discussione intorno al tema dell’aborto da parte degli abortisti”, oppure della “liberalizzazione sessuale”.
L’autorevole docente torinese sottolineava che “si è considerato il divieto dell’aborto esclusivamente dal punto di vista giuridico […] del diritto positivo, come se la depenalizzazione, cioè il fatto che lo Stato non intende intervenire per perseguire penalmente chi compie o aiuta a compiere l’aborto, lo avesse fatto diventare moralmente indifferente. Come se, in altre parole, la liberalizzazione giuridica si risolvesse di per sé nella liberalizzazione morale”.
E, sempre Norberto Bobbio, affermava: “Sono contrario all’aborto dal punto di vista etico perché l’aborto è contrario al diritto alla vita. Altro è depenalizzarlo come reato, altro è considerarlo moralmente indifferente.”
In merito alla contrapposizione tra laici e cattolici circa l’aborto, il professore di Filosofia del Diritto sosteneva: “Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il ‘non uccidere’. E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere”.
Dalle espressioni di Norberto Bobbio, ha concluso il prof. Romano, “si evince in maniera ineludibile che il tema aborto è da rideclinare nell’ambito dei diritti umani fondamentali, tra cui il primo è il diritto alla vita, e che la tutela e la promozione del diritto alla vita del concepito non possono essere di pertinenza solo dei cattolici, bensì di dialogo e unione fra laici e cattolici, non credenti e credenti”.