Questa domenica, 4 nuovi santi, tra cui la prima indiana

Insieme a un’ecuadoregna, un’evangelizzatrice della Colombia e un sacerdote italiano

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 9 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Domenica 12 ottobre Benedetto XVI canonizzerà durante una celebrazione eucaristica in Piazza San Pietro quattro beati, tra cui la prima donna indiana.

Si tratta di Alfonsa dell’Immacolata Concezione (Anna Muttathupadathu), della svizzera Maria Bernarda Bütler, evangelizzatrice di Ecuador e Colombia, dell’ecuadoregna Narcisa di Gesù Martillo Morán e del sacerdote italiano Gaetano Errico.

La canonizzazione ha luogo durante lo svolgimento in Vaticano del Sinodo dei Vescovi del mondo sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”.

L’Arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, ha spiegato ai giornalisti che i quattro beati “si sono distinti nell’ascoltare la Parola di Dio e nel metterla in pratica”.

La canonizzazione, ha aggiunto, “è un invito a tutti, ai Padri sinodali e ai fedeli, a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo per mezzo della Parola di Dio nell’esigente ma al contempo esaltante cammino di beatitudine o di santità”.

La prima santa indiana

Nel momento in cui i cristiani dell’India subiscono una dura persecuzione, viene proclamata santa Alfonsa dell’Immacolata Concezione (Anna Muttathupadathu), religiosa della Congregazione del Clarisse del Terz’Ordine di San Francesco.

Nacque a Kudamaloor, nell’Arcidiocesi di Changanacherry (Stato del Kerala), il 19 agosto 1910. Perse la madre quando era ancora piccola e si prese cura di lei la zia, che voleva che si sposasse.

Anna però si orientava a dedicare la sua vita a Gesù Cristo sull’esempio di Santa Teresa di Lisieux. Entrò nel convento delle Francescane Clarisse a Bharananganam il 2 agosto 1928 ricevendo il nome di Alfonsa.

Le sue delicate condizioni di salute ostacolavano il suo cammino nella vita religiosa, motivo per il quale le superiore volevano che tornasse a casa. Alfonsa, però, perseverò nella sua vocazione e nel suo impegno. Dopo molte difficoltà, poté emettere i voti perpetui il 12 agosto 1936.

Considerò tutta la sua vita un olocausto a Dio, e offriva ogni sofferenza per il Sacro Cuore di Gesù.

Concluse la sua esistenza tra grandi dolori affidando serenamente la sua anima pronunciando i nomi di Gesù, Maria e Giuseppe. Era il 28 luglio 1946, e aveva 35 anni.

La tomba della beata Alfonsa, a Bharananganam, vicino Kottayam, riceve ogni anno la visita di numerosissimi fedeli.

Una svizzera evangelizzatrice di Ecuador e Colombia

Tra i nuovi santi c’è anche Maria Bernarda Bütler, fondatrice delle Suore Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice, il cui nome di battesimo era Verena Büttler.

Nacque ad Auw (Svizzera) il 28 maggio 1848 in una famiglia di contadini. Nel 1867 entrò nel monastero francescano di Maria Ausiliatrice del suo Paese, compiendo due anni dopo la professione religiosa e prendendo il nome di Maria Bernarda del Sacro Cuore di Maria.

Insieme a sei compagne partì nel 1888 per l’Ecuador, dove fondò la Congregazione delle Suore Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice, il cui carisma è la diffusione del Regno di Dio attraverso le opere di misericordia.

Sette anni dopo, in seguito alla persecuzione contro i religiosi guidata dall’allora Presidente ecuadoregno Eloy Alfaro, madre Maria Bernarda e le sue consorelle abbandonarono il Paese e vennero accolte a Cartagena dal Vescovo di quella Diocesi, monsignor Eugenio Biffi.

Madre Bernarda rimase 29 anni a Cartagena, dove morì a 76 anni nel 1924.

Narcisita, laica consacrata ecuadoregna

Narcisa de Jesús Martillo Morán nacque nel villaggio di Nobol, nella Diocesi di Guayaquil, Ecuador. I suoi genitori erano agricoltori ed era la sesta di nove figli. La madre morì quando era piccola. Le piaceva cucire, svolgere i servizi domestici, cantare e suonare la chitarra.

La ricerca di una direzione spirituale la portò a trasferirsi quando aveva circa vent’anni a Guayaquil, dove conduceva una vita povera e viveva in alloggi semplici.

Volle seguire l’esempio di vita della santa ecuadoregna Marianita de Jesús (1618 – 1645), al punto che i suoi biografi le considerano anime gemelle.

Per essersi santificata sia in campagna che in città, e nella sua patria così come fuori di essa, molti migranti nutrono per lei una speciale devozione.

A Guayaquil conobbe il sacerdote francescano fr. Pedro Gual, che risiedeva a Lima. Narcisa era senza direttore spirituale ed egli cominciò ad aiutarla anche materialmente. Per questo le chiese di trasferirsi a Lima, dove si stabilì nel Beaterio del Patrocinio praticando la carità soprattutto nei confronti dei poveri e dei malati, ai quali preparava infusi che miglioravano le loro condizioni.

Narcisita volle sempre riprodurre la passione di Cristo e compiva sacrifici con frustate e corone di spine. Morì il giorno dell’inaugurazione del Concilio Vaticano I, offrendo le sue ultime sofferenze per quell’importante evento ecclesiale.

Profeta della Misericordia di Dio

Il quarto santo che verrà proclamato domenica dal Papa è Gaetano Errico, nato en Secondigliano (Napoli) il 19 ottobre 1791 e morto in quella località il 29 ottobre 1860.

Come sacerdote imparò a conoscere il cuore dell’uomo camminando tra gente che dalla miseria materiale era condotta alla miseria morale, visitando i malati terminali nell’ospedale napoletano degli “Incurabili” e avvicinandosi alla disperazione dei carcerati.

Fu confessore a tutte le ore del giorno e della notte fin sul letto di morte. Con la confessione cercava di mostrare la misericordia di Dio in un periodo in cui il giansenismo presentava una visione rigorista della fede cristiana.

Fu consigliere spirituale dei Cardinali Arcivescovi di Napoli e del re Ferdinando, si rivolgevano a lui soprattutto i poveri e quanti avevano bisogno di una guida sicura. A tutti ripeteva: “Restate molto di più ai piedi di Gesù Sacramentato che ai piedi del confessore”.

Padre Gaetano vole fare della sua vita una profezia della misericordia di Dio, motivo per cui chiamò la congregazione da lui fondata “Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria”.

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ZENIT Staff

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