Santa Sede: per arrivare al disarmo generale serve più multilateralismo

L’Arcivescovo Migliore interviene all’Assemblea Generale dell’ONU

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di Roberta Sciamplicotti

NEW YORK, mercoledì, 8 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Per raggiungere una pace giusta e duratura bisogna promuovere il multilateralismo nelle organizzazioni internazionali, “invertendo la tendenza alla sua erosione nei settori della regolamentazione delle armi, del disarmo e della non proliferazione”.

Lo ha affermato questo martedì a New York l’Arcivescovo Celestino Migliore, Nunzio Apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, nella dichiarazione sul “Disarmo generale e completo” al Primo Comitato della 63ma sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU.

Il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che si celebra quest’anno, ha ricordato il presule, “invita a un rinnovato impegno nei confronti del disarmo, dello sviluppo e della pace”.

“Tutti gli Stati sono chiamati a promuovere il disarmo e la non proliferazione come elementi chiave per un ordine internazionale in cui i diritti e le libertà fondamentali di ogni persona possano trovare piena realizzazione”.

A questo proposito, l’Arcivescovo ha sottolineato che “è ben noto che possono essere compiuti progressi maggiori con un approccio basato su un dialogo e su una cooperazione responsabili, onesti e coerenti da parte di tutti i membri della comunità internazionale piuttosto che su approcci individuali e contrastanti”.

Per questo motivo, ha esortato a rafforzare il multilateralismo, che ha avuto un risultato positivo quando nella primavera scorsa un gruppo di 107 Stati, con il sostegno di 20 Stati osservatori, organizzazioni internazionali e una coalizione di organizzazioni non governative, ha adottato a Dublino (Irlanda) la Convenzione per il Bando delle Bombe a Grappolo, che verrà aperta per la firma il prossimo 3 dicembre a Oslo (Norvegia).

Secondo la delegazione della Santa Sede, la Convenzione, “oltre a riempire un grave vuoto nel diritto umanitario, fornisce una soluzione forte e realistica a un problema attuale, caratterizzato non solo dall’uso indiscriminato delle bombe a grappolo, ma anche dal fatto che possono rimanere senza scoppiare sul terreno per molti anni e, una volta sollecitate, possono avere effetti devastanti sulla vita di migliaia di civili in tutto il mondo”.

Accanto all’impulso al multilaterialismo, il presule ha auspicato “una maggiore trasparenza”, che “contribuirebbe alla sicurezza attuale e fornirebbe le premesse per una futura limitazione del commercio di armi”.

Visto inoltre che la persona umana è il fine ultimo di tutte le politiche pubbliche, ha osservato, “la regolamentazione delle armi, il disarmo e la non proliferazione devono avere un approccio interdisciplinare o, cosa più importante, umano”.

Non considerando gli impatti sociali, economici, psicologici ed etici degli armamenti, infatti, “le politiche sul disarmo e sulla non proliferazione diventano un gioco di tregua armata tra gli Stati”.

L’Arcivescovo Migliore ha poi denunciato l’emergere di un conflitto “tra le politiche di sicurezza e quelle militari”, considerando che “la comunità internazionale cerca di combattere il terrorismo nucleare con l’adozione di norme vincolanti per bandire la produzione, il possesso e il trasferimento di questo tipo di armi, ma dall’altro lato non pochi Stati perseguono il rinnovamento o l’acquisizione di arsenali nucleari a livello nazionale”.

Per questo motivo, emerge anche “un conflitto tra le politiche di sicurezza e lo sviluppo”, perché “gli Stati, e in particolare le potenze principali, aspirano nel campo nucleare alla massima libertà nazionale, e allo stesso tempo a forme incisive di monitoraggio internazionale e regionale”.

Ciò, ha constatato, spiega anche in larga parte “lo scarso interesse nel rispettare pienamente il Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari e nel raggiungere il quorum necessario per l’entrata in vigore del Trattato Comprensivo per il Bando dei Test Nucleari”.

Secondo l’Osservatore Permanente, questo atteggiamento “contraddice lo spirito delle Nazioni Unite e non è il modo per costruire una pace duratura”.

La regolamentazione delle armi, il disarmo nucleare e la non proliferazione, infatti, sono “elementi fondamentali per una strategia globale a favore dei diritti umani, dello sviluppo e dell’ordine internazionale”.

In questo contesto, la Santa Sede esorta quindi la comunità internazionale “a una maggiore sensibilità e a più sforzi nella promozione della coesistenza pacifica e della sopravvivenza dell’intera famiglia umana”, sostenendo che “la migliore formula per il successo è la cooperazione e la partnership tra gli Stati, le Nazioni Unite, le organizzazioni internazionali e la società civile”.

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ZENIT Staff

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