di Inma Álvarez
CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 8 ottobre 2008 (ZENIT.org).- In occasione della celebrazione, il 9 ottobre, del 50° anniversario della morte di Papa Pio XII, si succedono le dichiarazioni sull’importanza di questo Pontefice per la vita della Chiesa nel XX secolo.
“L’Osservatore Romano” si è fatto eco di alcune impressioni sull’importanza del magistero di Papa Pacelli da parte di monsignor Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense, e del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato.
Secondo monsignor Fisichella, Pio XII ha saputo rispondere in modo originale alle questioni del suo tempo, e il suo magistero è fondamentale per comprendere lo sviluppo del Concilio Vaticano II.
“Per almeno 251 volte, infatti, si possono riscontrare nei documenti conciliari riferimenti espliciti al suo magistero”, ha osservato; non solo alle sue 43 Encicliche, ma anche ai “numerosissimi e impegnativi discorsi con i quali affrontò i temi più controversi all’epoca”.
Il Cardinale Agostino Bea, una delle figure più importanti del Concilio, affermò che sarebbero servite “decine d’anni, per non dire dei secoli, prima che la gigantesca opera di Pio XII” fosse “stimata nel suo valore”, ricordando la sua dottrina “ha costituito il fondamento stesso del Concilio, aprendosi a tutti i problemi dell’umanità contemporanea”, ha citato il rettore dell’Università Lateranense.
Monsignor Fisichella ha ricordato ad esempio l’Enciclica Munificentissimus Deus, che istituì il dogma dell’Assunzione. In essa, “Pio XII raccolse l’intero insegnamento biblico, patristico e della grande tradizione teologica; il vero punto innovativo, comunque, rimane il riferimento alla fede viva del popolo di Dio”.
“La centralità cristologica che il Papa compì nel formulare il dogma mariano permette di verificare ulteriormente i tratti di originalità della sua prospettiva teologica, anche se si dovrà attendere il Vaticano II con la Lumen gentium (n. 68) per inserire il mistero della Madre di Dio all’interno dell’orizzonte ecclesiologico come spazio vitale per la significazione completa della sua partecipazione alla storia della salvezza”, ha osservato.
Un altro documento fondamentale, ha proseguito monsignor Fisichella, è stata l’Enciclica Divino afflante Spiritu, con cui “Pio XII diede grande impulso alla lettura della Sacra Scrittura e alla promozione degli studi biblici”, soprattutto con la descrizione del “genere letterario”. “In una parola, è sufficiente riprendere tra le mani la Dei Verbum per verificare come molto di questo materiale sia confluito nel magistero conciliare”.
In terzo luogo, il presule ha sottolineato l’Enciclica Mystici Corporis, un documento “innovativo” che recupera la visione paolina del “Corpo mistico di Cristo” con il Papa che apriva la via a una visione della Chiesa alla luce della comunione che ha incontrato la sua piena esplicitazione nella Lumen gentium.
Ulteriore documento importante è stata la Humani generis, in cui Pio XII esprime una “condanna del relativismo teologico e filosofico” e offre la visione cristiana sulla teoria dell’evoluzione.
Anche il Cardinale Tarcisio Bertone ha sottolineato l’importanza dell’insegnamento di Pio XII relativo ai problemi del suo tempo, ricordando l’Enciclica Summi Pontificatus, in cui condannava quanti “si servivano dello Stato per perpetrare continuamente atti contrari alla persona e alla società”.
“Si vuole fare di Papa Pacelli un ‘politico’ in guerra con due ideologie considerate comunemente nefaste – ha aggiunto –. Pio XII ha sempre pensato (sin dalla sua prima Enciclica) che non era la Chiesa ad avere nemici, ma che, piuttosto, vi erano nemici dell’uomo”.
“Attraverso le sue molte encicliche, Papa Pio XII emanò importanti norme dottrinali, diede nuovo impulso all’attività missionaria e affermò i diritti della donna in una miriade di campi, incluso quello politico e giudiziario”.
Il Cardinal Bertone ha anche sottolineato, come già in altre occasioni, l’opera di Papa Pacelli a favore degli ebrei perseguitati durante l’Olocauso. “È profondamente ingiusto stendere un velo di pregiudizio sull’opera di Pio XII durante la guerra, dimenticando non soltanto il contesto storico ma anche l’immensa opera caritativa che egli promosse”, ha concluso.