Diritto alla vita e alla libertà di coscienza, chiave per un mondo migliore

Intervento dell’Osservatore Permanente della Santa Sede all’ONU

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di Roberta Sciamplicotti

NEW YORK, martedì, 7 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Solo il rispetto del diritto alla vita e alla libertà di coscienza potrà rendere il mondo più giusto, ha affermato questo lunedì a New York l’Arcivescovo Celestino Migliore, Nunzio Apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite.

Intervenendo alla 63ma sessione dell’Assemblea Generale ONU sull’item 100, “Rapporto del Segretario Generale sul lavoro dell’Organizzazione”, il presule ha ricordato che quest’anno si celebrano i 60 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, “con cui i leader mondiali hanno concordato sul fatto che i diritti umani non vengono concessi dai Governi, ma sono inerenti a tutti gli individui indipendentemente dalla razza, dalla nazionalità e dal credo religioso”.

Al centro del sistema dei diritti umani, ha sottolineato, figurano “il diritto alla vita e quello alla libertà di pensiero, coscienza e religione”, “troppo spesso trascurati a favore di questioni politicamente più convenienti” e ai quali si dà attenzione “solo quando la voce dei diseredati e dei discriminati diventa troppo forte per essere ignorata”.

“Solo rispettando il diritto alla vita, dal momento del concepimento fino alla morte naturale, e la coscienza di tutti i credenti promuoveremo un mondo consapevole e rispettoso di un senso più profondo di significato e scopo”, ha dichiarato.

L’Arcivescovo ha aggiunto che in questo periodo si è testimoni di “terribili conflitti” in molte regioni del mondo. “Appaiano sotto forma di disordini civili, attività terroristica o conflitti internazionali, essi perpetuano l’errata convinzione che la violenza e la guerra possano sostituire cooperazione e dialogo per il bene comune”.

Analizzando le cause sottese a questi “fallimenti dell’umanità”, il presule ha sottolineato che “non si può non ammettere una serie di battute d’arresto nel nostro impegno di globalizzare la solidarietà nei confronti dei poveri”.

Di fronte al “crescente rallentamento economico internazionale” e al “fallimento degli obiettivi di assistenza allo sviluppo”, ha quindi richiamato la necessità di un “consenso effettivo” affinché la comunità internazionale “consolidi le promesse e rinnovi la cooperazione tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo”.

A questo scopo, la delegazione della Santa Sede spera che si ponga “l’ingegnosità dell’attività economica globale al servizio della gente piuttosto che porre la gente al servizio di questa”.

L’Osservatore Permanente ha espresso anche l’auspicio che la sessione dell’Assemblea Generale “possa servire a promuovere una cooperazione e un’armonia rinnovata tra tutti i popoli”.

“Vediamo sempre di più un aumento dell’uso della retorica che, anziché riunire le Nazioni, le rimprovera e le divide”, ha constatato.

Considerando che “in tutti gli angoli del globo questa retorica è stata usata per fomentare la sfiducia tra gli Stati”, monsignor Migliore ha chiesto di “invertire questo crescendo di sospetto e sfiducia e di aprire la strada alla fiducia nella nostra leadership comune e nei nostri valori condivisi”.

“Nell’assistenza umanitaria, nella mediazione o nella capacità di riunire le parti”, ha concluso, l’ONU “deve continuare ad essere modellata di modo da rispondere meglio alle necessità del XXI secolo”.

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ZENIT Staff

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