Il Papa: la Humanae vitae è un grande "sì" alla bellezza dell'amore

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 3 ottobre 2008 (ZENIT.org).- A 40 anni dalla pubblicazione dell’Enciclica Humanae vitae, “possiamo capire meglio quanto questa luce sia decisiva per comprendere il grande ‘sì’ che implica l’amore coniugale”, ha affermato Papa Benedetto XVI in un Messaggio diffuso questo venerdì dalla Sala Stampa della Santa Sede.

Il Papa si è rivolto ai partecipanti al Congresso internazionale “Humanae vitae: attualità e profezia di un’Enciclica”, organizzato congiuntamente dal Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” per Studi su Matrimonio e Famiglia e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e in svolgimento questo venerdì e questo sabato presso l’Università Cattolica.

Nel suo messaggio, il Pontefice si concentra sull’importanza che continua ad avere il messaggio fondamentale dell’Humanae vitae oggi, affrontando la questione dell’amore coniugale come dono “senza riserve” degli sposi e la vita umana come “dono di Dio” e non come “l’obiettivo di un progetto umano”.

“La possibilità di procreare una nuova vita umana è inclusa nell’integrale donazione dei coniugi”, avverte il Papa. In questo modo, l’amore coniugale “non solo assomiglia, ma partecipa all’amore di Dio, che vuole comunicarsi chiamando alla vita le persone umane”.

“Escludere questa dimensione comunicativa mediante un’azione che miri ad impedire la procreazione significa negare la verità intima dell’amore sponsale, con cui si comunica il dono divino”, ha aggiunto.

Secondo il Papa, da ciò deriva la necessità di “riconoscere limiti invalicabili alla possibilità di dominio dell’uomo sul proprio corpo”, per evitare che il figlio diventi uno strumento soggetto “all’arbitrio degli uomini”.

“E’ questo il nucleo essenziale dell’insegnamento che il mio venerato predecessore Paolo VI rivolse ai coniugi e che il Servo di Dio Giovanni Paolo II, a sua volta, ha ribadito in molte occasioni, illuminandone il fondamento antropologico e morale”, ha osservato il Papa.

“In questa luce, i figli non sono più l’obiettivo di un progetto umano, ma sono riconosciuti come un autentico dono, da accogliere con atteggiamento di responsabile generosità verso Dio, sorgente prima della vita umana”.

“Questo grande ‘sì’ alla bellezza dell’amore comporta certamente la gratitudine, sia dei genitori nel ricevere il dono di un figlio, sia del figlio stesso nel sapere che la sua vita ha origine da un amore così grande e accogliente”.

Il Papa ha anche ricordato che il ricorso ai metodi naturali permette alla coppia di “amministrare quanto il Creatore ha sapientemente iscritto nella natura umana, senza turbare l’integro significato della donazione sessuale”.

A questo proposito, il Pontefice si chiede “come mai oggi il mondo, ed anche molti fedeli, trovano tanta difficoltà a comprendere il messaggio della Chiesa, che illustra e difende la bellezza dell’amore coniugale nella sua manifestazione naturale”.

“La soluzione tecnica anche nelle grandi questioni umane appare spesso la più facile, ma essa in realtà nasconde la questione di fondo, che riguarda il senso della sessualità umana e la necessità di una padronanza responsabile, perché il suo esercizio possa diventare espressione di amore personale”, ha osservato.

La tecnica, ha aggiunto, “non può sostituire la maturazione della libertà, quando è in gioco l’amore”.

In questo senso, Benedetto XVI ha spiegato che la Chiesa difende il ricorso ai metodi naturali di pianificazione familiare come l’atteggiamento più conforme alla dignità umana, perché tali metodi richiedono “una maturità nell’amore, che non è immediata, ma comporta un dialogo e un ascolto reciproco e un singolare dominio dell’impulso sessuale in un cammino di crescita nella virtù”.

“Solo gli occhi del cuore riescono a cogliere le esigenze proprie di un grande amore, capace di abbracciare la totalità dell’essere umano”, ha dichiarato.

Rivolgendosi ai responsabili della pastorale matrimoniale e familiare, ha quindi chiesto loro di saper ” orientare le coppie a capire con il cuore il meraviglioso disegno che Dio ha iscritto nel corpo umano, aiutandole ad accogliere quanto comporta un autentico cammino di maturazione”.

Il Papa ha infine ringraziato e incoraggiato le ricerche che si stanno svolgendo sui ritmi naturali della fertilità e sul modo di combattere naturalmente la sterilità presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore attraverso l’Istituto Internazionale Paolo VI.

“Gli uomini di scienza vanno incoraggiati a proseguire nelle loro ricerche, allo scopo di prevenire le cause della sterilità e potervi rimediare, in modo che le coppie sterili possano riuscire a procreare nel rispetto della loro dignità personale e di quella del nascituro”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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