Il Papa a Sydney ha lanciato "una provocazione intellettualmente allettante"

Prefazione di Giuseppe Dalla Torre all’ultimo libro di mons. Leuzzi

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ROMA, venerdì, 3 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Alla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney, Benedetto XVI ha lanciato ai giovani “una provocazione intellettualmente allettante, che parte da una visione ottimistica del futuro, il tempo che i giovani abiteranno e che potrà positivamente realizzarsi nella misura in cui essi sapranno rendersi conto delle proprie responsabilità e sapranno farsi carico dei relativi impegni”.

E’ quanto afferma Giuseppe Dalla Torre, Rettore della Libera Università Maria Ss. Assunta (LUMSA), nella prefazione all’ultimo libro di monsignor Lorenzo Leuzzi, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, intitolato “La pentecoste di Sydney nell’Anno Paolino. Il Papa, i giovani e la modernità”.

Il Papa, afferma il prof. Dalla Torre, è stato un “annunciatore suadente della Buona Novella ai giovani di oggi”, che ha invitato a prendersi l’impegno di “risanare le ferite che segnano la superficie della terra, per la custodia ed il recupero di un ambiente sano e vivibile; le ferite che segnano l’habitat dell’uomo, per una custodia ed un recupero del bene della società, del bene comune come bene al tempo stesso dei singoli e di tutti”.

L’impegno, osserva, consiste in sostanza nel recuperare “una sana visione dell’uomo”, nel “salvarlo dal ‘deserto spirituale’ che è fonte di ‘una paura indefinibile’, di un ‘nascosto senso di disperazione'”.

“Ogni uomo – ha spiegato il prof. Dalla Torre – è chiamato a questa impresa”, in particolare “i giovani credenti che, grazie al battesimo, sono chiamati a rendere testimonianza credibile nel mondo di oggi ‘allo splendore che nessuna tenebra può vincere'”

In questo compito, “la fede non può prescindere dalla ragione, dalla scienza, dalla cultura, dalla capacità di dialogare con le realtà contemporanee e di saper dare ragione convincente della speranza che caratterizza la condizione del cristiano”. </p>

“Ma come diventare testimoni?”, chiede il professor Dalla Torre. E’ da questo interrogativo, ha spiegato, che si sviluppa la catechesi del Papa in Australia, “tutta incentrata sull’azione dello Spirito Santo, ‘che è Signore e dà la vita’”.

Questa scelta, ha confessato il professore, “potrebbe apparire strana all’osservatore superficiale, che pensa alle esigenze dei giovani di oggi, attratti da ideali forti ma anche affamati di indicazioni concrete e di tangibili speranze; potrebbe quasi apparire una sorta di ‘digressione’ dai problemi del momento che assillano la società come pure la Chiesa”.

L’insegnamento di Benedetto XVI, invece, “è tutt’altro che teorico e disincarnato, non è una fuga dalle attese delle più giovani generazioni in un mondo disincantato e, talora, disperato”.

Trattando uno dei temi più difficili della teologia, “e forse per questo anche assai disertato”, il Papa “con ineguagliabile chiarezza pone in evidenza le concrete dimensioni dell’opera dello Spirito Santo: fattore di unità e di comunione; fattore di amore autentico, quindi durevole; fattore di amore che si dona, quindi di solidarietà”.

Per questo motivo, “la testimonianza fattiva di tutti i cristiani, ed in particolare dei più giovani chiamati a costruire il futuro, passa necessariamente attraverso la riscoperta e l’approfondimento del mistero trinitario, dello Spirito Santo, dei doni che da esso derivano ed imprimono senso, direzione e contenuti all’impegno costruttivo nella Chiesa e nel mondo”.

Merito del testo di monsignor Leuzzi, spiega Dalla Torre, è “innanzitutto di raccogliere, e quindi rendere facilmente accessibili, i tre fondamentali discorsi di Benedetto XVI in occasione della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù: quello al Molo di Barangaroo di Sydney, del 17 luglio 2008, in occasione della festa dell’accoglienza dei giovani convenuti nella città australiana; quello all’Ippodromo di Randwick, del successivo 19 luglio, in occasione della veglia con i giovani; infine quello, tenuto nello stesso luogo il 20 luglio, nel corso della Celebrazione Eucaristica”.

Allo stesso modo, il libro ha il merito “di introdurre ad una intelligente ed attenta lettura di questi insegnamenti pontifici e ad un loro approfondimento, mirati soprattutto al contesto della pastorale universitaria”.

Di tutti i settori della pastorale giovanile, questo è forse “il più arduo ed impegnativo, sia per il contesto oggettivo di una realtà universitaria che non è più quella delle origini medievali, in cui fides et ratio erano ovviamente coniugate, ma che è quella dell’odierna società pluralista, nella quale tante posizioni dottrinali si confrontano; sia per il contesto soggettivo, dato dall’apertura al mare grande dei saperi delle più giovani intelligenze, con i poteri di suggestione che tali saperi rivestono a fronte di uno spirito critico che si viene formando”.

La pastorale universitaria, sostiene il prof. Dalla Torre, “è luogo e strumento del tutto speciale di inculturazione della fede e di evangelizzazione delle culture: responsabilità primaria della Chiesa nel contesto di una società secolarizzata qual è quella contemporanea”.

In questa prospettiva, le cappellanie universitarie o le altre istituzioni ecclesiali con la stessa finalità “hanno nel tessuto articolato e complesso di ogni Ateneo una funzione insostituibile nel richiamare costantemente l’attenzione di tutti i saperi, coltivati nelle strutture universitarie, sul sapere teologico”.

Per parte loro, le Università “traggono un enorme beneficio dalla ‘provocazione’ costante che viene da realtà che, al loro interno, le richiama continuamente ad una verifica delle proprie certezze, ad una messa in crisi della propria autoreferenzialità, a un confronto serio e spassionato con un sapere quello teologico, epistemologicamente così diverso”.

“Per tutto ciò – conclude – è utile strumento questo volume che, in vista della prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid e nello spirito dell’anno paolino, invita sostanzialmente i giovani universitari a farsi attori nei moderni Areopaghi della cultura e della scienza”.

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ZENIT Staff

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