Il Papa ai Vescovi dell'Asia Centrale: preghiera e unità, chiavi della missione

Nel riceverli al termine della loro visita “ad limina Apostolorum”

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 2 ottobre 2008 (ZENIT.org).- “La preghiera e la continua ricerca dell’unità” sono le chiavi per la missione offerte questo giovedì da Benedetto XVI ai Vescovi del Kazakistan e dell’Asia Centrale, ricevuti in udienza in occasione della loro visita ad limina Apostolorum.Il Papa si è detto “particolarmente lieto” di incontrare i presuli e ha assicurato che segue il loro ministero con “costante preghiera e fraterno affetto”, ricordando di aver ascoltato “con grande interesse e attenzione” da ciascuno dei Vescovi “le realizzazioni, gli impegni, i progetti e i desideri” delle loro comunità, “naturalmente insieme ai problemi e alle difficoltà” che incontrano nell’azione pastorale.

“Ringraziamo il Signore che, nonostante le dure pressioni esercitate durante gli anni del regime ateo e comunista, grazie all’abnegazione di zelanti sacerdoti, religiosi e laici, la fiamma della fede è rimasta accesa nel cuore dei credenti”, ha confessato.

Anche se “le comunità possono essere ridotte a un ‘piccolo gregge’”, ha ribadito che “non bisogna scoraggiarsi”.

“Guardate alle prime comunità dei discepoli del Signore, che, pur essendo piccole, non si chiudevano in se stesse, ma, sospinte dall’amore di Cristo, non esitavano a farsi carico delle difficoltà dei poveri, ad andare incontro ai malati, annunciando e testimoniando a tutti con gioia il Vangelo”, ha chiesto ai presuli.

“Anche oggi, come allora, è lo Spirito Santo a condurre la Chiesa. Lasciatevi pertanto guidare da Lui e mantenete viva nel popolo cristiano la fiamma della fede; conservate e valorizzate le valide esperienze pastorali ed apostoliche del passato; continuate a educare tutti all’ascolto della Parola di Dio, suscitate specialmente nei giovani l’amore verso l’Eucaristia e la devozione mariana, diffondete nelle famiglie la pratica del Rosario”.

Allo stesso modo, Benedetto XVI ha chiesto ai Vescovi di ricercare, “con pazienza e coraggio, nuove forme e metodi di apostolato, preoccupandovi di attualizzarli secondo le odierne esigenze, tenendo conto della lingua e della cultura dei fedeli a voi affidati”.

Ciò richiede “una ancor più salda unità” tra i pastori per rendere l’impegno “più incisivo ed efficace”, ha osservato, esortando a “coinvolgere sempre più i sacerdoti, vostri primi collaboratori, i religiosi e le religiose, come pure i laici dediti alle varie iniziative pastorali”.

“E’ innanzitutto a questi vostri cooperatori, operai come voi nella vigna del Signore, che dovete prestare attenzione e ascolto”, ha aggiunto, incoraggiando i Vescovi a mostrarsi “pronti e disponibili a venire incontro alle loro attese”, sostenendoli “nei momenti di difficoltà”, invitandoli “ad essere sempre più fiduciosi nella Provvidenza divina che non ci abbandona mai, soprattutto nell’ora della prova”, e stando al loro fianco “quando vengono a trovarsi in condizioni di solitudine umana e spirituale”.

“Alla base di tutto ci sia il ricorso costante a Dio nella preghiera e la continua ricerca dell’unità tra voi, come anche in ciascuna delle vostre rispettive e diversificate comunità”, ha auspicato.

Secondo il Papa, “tutto ciò appare ancor più necessario per affrontare le sfide che l’odierna società globalizzata pone all’annuncio e alla coerente pratica della vita cristiana” anche nell’Asia Centrale.

Tra queste, ha alluso“alla piaga della violenza e del terrorismo, al diffondersi dell’estremismo e del fondamentalismo”, “flagelli” da contrastare “con interventi legislativi” ma ricordando sempre che “mai la forza del diritto può trasformarsi essa stessa in iniquità; né può essere limitato il libero esercizio delle religioni, poiché professare la propria fede liberamente è uno dei diritti umani fondamentali e universalmente riconosciuti”.

A questo proposito, ha ribadito che “la Chiesa non impone, ma propone liberamente la fede cattolica, ben sapendo che la conversione è il frutto misterioso dell’azione dello Spirito Santo” perché la fede “è dono ed opera di Dio”.

Proprio per questo motivo, “è proibita ogni forma di proselitismo che costringa o induca e attiri qualcuno con inopportuni raggiri ad abbracciare la fede”, perché “una persona può aprirsi alla fede dopo matura e responsabile riflessione, e deve poter realizzare liberamente questa intima ispirazione”.

Il Papa ha quindi ringraziato i sacerdoti e i religiosi che lavorano nelle diverse circoscrizioni ecclesiastiche della zona, come Francescani, Gesuiti, religiosi dell’Istituto del Verbo Incarnato e Oblati di Maria Immacolata, e ha invitato “anche altre famiglie religiose a offrire generosamente il loro contributo, inviando personale e mezzi per portare a compimento il lavoro apostolico nelle vaste regioni dell’Asia Centrale”.

“A ciascuno di voi ripeto che il Papa vi è accanto e vi sostiene nel vostro ministero”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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