“Gesù al centro”: la missione dei giovani di Roma

di Chiara Santomiero

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ROMA, giovedì, 2 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Una missione di giovani per i giovani nel cuore di Roma: è questa la sintesi di “Gesù al centro”, l’iniziativa di evangelizzazione sul territorio che si sta svolgendo nella capitale in questi giorni (fino al 5 ottobre), a cura del Servizio di pastorale giovanile della diocesi di Roma.

“Il progetto nasce cinque anni fa – racconta don Maurizio Mirilli, responsabile del Servizio di pastorale giovanile diocesano – con l’idea di portare al centro della città la testimonianza di giovani che hanno messo al centro della propria vita l’incontro con Gesù”.

Un’idea che ha fatto veramente “centro”, se oggi sono circa quattrocento i giovani provenienti dalle parrocchie cittadine, dalle associazioni e movimenti ecclesiali, dal seminario e dalle congregazioni religiose, che animano la missione.

Al mattino incontrano i ragazzi delle scuole e quelli ricoverati negli ospedali, al pomeriggio si confrontano con i coetanei in un pub di via del Corso e alla sera si dividono tra l’adorazione eucaristica, gli spettacoli di piazza e le conferenze che si tengono al “Villaggio dell’incontro” allestito a piazza Navona.

Romani e turisti rallentano il passo, si fermano a guardare o ad ascoltare per qualche minuto, spesso decidono di sedersi e cercare di capire di cosa si tratta.

“Qualcuno a volte ha una reazione infastidita – afferma don Mirilli – ma la maggior parte è incuriosita e poi attratta. Da un prete ti aspetti che parli di Gesù Cristo, ma un coetaneo che lo fa e per giunta suona la chitarra, danza o si muove da mimo, è una cosa insolita: o è matto o ha qualcosa di grande nel cuore”.

Succede che inizi un dialogo e che, dopo lo spettacolo, qualcuno segua i giovani evangelizzatori in chiesa.

“L’esperienza più forte per un sacerdote – racconta don Mirilli – è sempre quella di amministrare il sacramento della riconciliazione a chi, magari da diversi anni, non sentiva più l’esigenza di avvicinarsi a Dio, di ascoltare la sua Parola”.

Alla vigilia del Sinodo su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, non si poteva non affrontare l’argomento anche con i giovani della missione.

“Si tratta di un tema che è di importanza vitale per tutta la Chiesa – ha affermato monsignor Rino Fisichella, Rettore della Pontificia Università del Laterano, che ha accolto l’invito a parlarne sul palco di piazza Navona – ed è utile che i giovani si abituino ad avere un contatto diretto con la Bibbia. Come raccomandava S. Gerolamo, bisogna avere sempre tra le mani questo libro e non lasciarlo mai cadere”.

Tenendo ben presente, però, che: “La nostra non è la religione del libro; la Parola non è racchiusa in uno scritto, ma continua a parlare ad ognuno di noi, continua ad essere trasmessa a un popolo che ne fa il suo costume di vita. Se Dio parla, quella Parola deve essere accolta”.

Accolta ed annunciata, è questo il senso della missione.

“Da quando esistono i cristiani – ha affermato monsignor Fisichella – la loro vita è andare in missione; da qualsiasi parte si trovino, i cristiani non conoscono confini, non conoscono limiti di spazio e di tempo”.

“Se riprendiamo i primi anni della storia dei cristiani, troviamo Paolo che nella grande città di Atene non ha avuto nemmeno il timore di dover parlare con i filosofi del tempo nell’areopago – ha proseguito – . Noi andiamo a portare Cristo dove viviamo, siamo chiamati a viverlo con uno stile di vita il più possibile coerente nonostante le nostre contraddizioni e lo vogliamo fare in una maniera credibile”.

“Quando si mette al centro Cristo – ha proseguito il Rettore della Lateranense – si mette anche al centro il rispetto della dignità di ogni persona e si cerca di capire che c’è un bene che accomuna tutti e che deve essere perseguito da tutti”.

“Roma ha visto la presenza di Pietro e Paolo – ha aggiunto – e questo fino a oggi è, probabilmente, il senso della presenza del cristianesimo a Roma”.

“Dove sono stati Pietro e Paolo, là c’è il successore di Pietro e là c’è una missione che continua. Credo che questa città sia desiderosa, ancora oggi come duemila anni fa, di accogliere l’annuncio del Vangelo”, ha poi concluso.

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ZENIT Staff

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