Storia e teologia del Rosario

In un convegno a Bologna, dal 6 all’8 ottobre

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di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 1 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Si svolgerà a Bologna, dal 6 all’8 ottobre, il convegno sul tema “Il Rosario: teologia, storia spiritualità. Dalla Madonna del Rosario verso il mistero pasquale secondo le Scritture”.

Organizzato dalla Provincia domenicana San Domenico in Italia e dal Dipartimento di Teologia Sistematica della Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna (FTER), con la collaborazione del Centro San Domenico di Bologna, il convegno verrà aperto da monsignor Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi, con una relazione su “Motivazione, contesto, spunti innovativi della Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae di Giovanni Paolo II”.

Secondo gli organizzatori, si tratta di “un incontro unico nel suo genere, con l’obiettivo di dare un taglio storico-teologico alla trattazione di un tema solitamente visto in modo pastorale-devozionale”.

I promotori sono convinti che “l’argomentazione rigorosamente scientifica, nulla toglie alla profondità spirituale della preghiera del Rosario ma, anzi, la sostiene e la motiva sul piano culturale”.

Tra i relatori Vincenzo Battaglia e Stefano Cecchin, della Pontificia Accademia Mariana, Mario Rosa della Scuola Normale Superiore di Pisa e Alberto Ambrosio studioso dell’Islam che vive nel convento domenicano di Istanbul.

Significativa anche la presenza femminile con Erminia Ardissimo dell’Università di Torino, Angelita Roncelli del monastero di Bergamo e Maria Benedetta Artioli del monastero di Bonifati (CS).

Per meglio comprendere ragioni e finalità del convegno, ZENIT ha intervistato padre Riccardo Aimone Barile, Priore provinciale della Provincia domenicana “San Domenico in Italia”.

Perché un convegno sul rosario? Qual è lo scopo di questa iniziativa?

Padre Aimone Barile: Essendo organizzato dalla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna – Sezione S. Domenico – il convegno ha evidentemente un carattere di studio. Il rosario, se (apparentemente) semplice nell’attuazione, non lo è altrettanto nei suoi elementi fondanti e nei suoi riferimenti sia alla preghiera della Chiesa, che è la liturgia, sia al costante fenomeno antropologico della preghiera a formule ripetitive. Per non parlare poi dell’intreccio tra preghiera – o meglio propaganda – del rosario e storia artistica, civile e politica dell’Europa e del resto del mondo dopo l’espansione missionaria che seguì al concilio di Trento. Tutto questo può e deve diventare degno e stimolante oggetto di studio.

Quali sono le argomentazioni che utilizzerebbe per convincere un giovane di oggi a pregare il rosario?

Padre Aimone Barile: Premesso che il rosario resta una opzione libera anche se caldamente raccomandata, l’argomentazione di fondo è il vantaggio di acquisire una tecnica di preghiera – S. Pio V scrisse in una famosa bolla che il rosario era un “modus orandi”, cioè un “metodo” – per “pregare sempre” o almeno il più facilmente possibile, orientati da una selezione dei dati del vangelo che permette uno sguardo di orientamento sul messaggio cristiano e sulla propria vita.

Nei decenni passati, ed in alcune parti ancora oggi, pregare il rosario significava essere accusati di “devozionalismo” popolare e ignorante. Come rispondere a queste accuse?

Padre Aimone Barile: È’ vero, qualche volta era così, qualche volta no. Quando fosse sì e quando no, Dio solo in ultima analisi lo può giudicare. C’è però una pratica del rosario non direi “popolare e ignorante”, ma piuttosto “consuetudinaria” e c’è una pratica che cerca (con discrezione) di valorizzare alcuni suggerimenti di tecnica ricordati da Giovanni Paolo II e tutti già presenti nella storia: una breve parola di Dio, un minimo di silenzio, l’uso di un’icona, l’uso della clausola ecc. Tutto questo, almeno se praticato qualche volta, permette di evitare un rosario cosiddetto “popolare e ignorante”.

Nonostante le critiche sempre diffuse in tutto il mondo, sembra che la preghiera del rosario sia in espansione. In Italia esiste una rete di persone che prega il rosario in maniera incessante e permanente, rappresentata dalla rivista “Rosarium”. Di recente un messicano di nome Guillermo Estévez ha lanciato un invito a diocesi, parrocchie, movimenti e associazioni, per un rosario a carattere mondiale da recitare il 4 ottobre. Cosa pensate di queste iniziative?

Padre Aimone Barile: In realtà le riviste rosariane sono più di una e particolarmente apprezzabile è la francese Revue du Rosaire. Le iniziative di un rosario incessante e “in collegamento” hanno radici storiche già nell’antico “rosario perpetuo”. Queste iniziative vanno anzitutto non ostacolate e poi favorite, all’interno però di una sorta di “libera affermazione” o “libera concorrenza”. Non si tratta infatti di iniziative normalmente necessarie alla struttura della preghiera della Chiesa – come la liturgia -, e dunque l’importante è gestirle correttamente rispettando e accettando il loro evolversi nella storia, che è fatto di affermazioni e recessioni, gradimento e attenuazione di gradimento.

Quali sono le azioni che voi proponete per incrementare la pratica del rosario? E quali potrebbero essere i benefici di questa pratica per la Chiesa e l’umanità?

Padre Aimone Barile: Come già detto, trattandosi di un convengo di studio, non vi saranno conseguenti proposte pastorali. La prima proposta sarà comunque di partecipare al convegno o leggere gli atti quando saranno pubblicati, per rendersi conto della ricchezza e delle relazioni di questa preghiera anche con forme di preghiera non strettamente cristiane. Questa coscienza rinnovata degli operatori pastorali dovrebbe vivificare la pratica umile e preziosa della preghiera del rosario, aiutando a riscoprirne le ricchezze e a questo punto suggerendo iniziative.

 

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ZENIT Staff

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