CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 1° ottobre 2008 (ZENIT.org).- Un’“attenzione particolare” per i “moderni aeropaghi” per diffondere sempre più la Parola di Dio è l’auspicio di Benedetto XVI inviato all’Assemblea Plenaria dei presidenti delle Conferenze Episcopali d’Europa, riunita a Esztergom (Ungheria) dal 30 settembre al 3 ottobre.
In un messaggio inviato al Cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, spiega che, visto che uno dei primi argomenti trattati sarà il rapporto tra Chiesa e media, il Papa “incoraggia ciascuno di voi a fare il migliore uso possibile delle opportunità a vostra disposizioni per disseminare la Parola di Dio alla gente dei vostri rispettivi Paesi”.
“In quest’anno dedicato all’Apostolo San Paolo, che ha espresso la verità del Vangelo in termini accessibili a un largo e variegato pubblico, i ‘moderni aeropaghi’ meritano un’attenzione particolare da parte dei Pastori della Chiesa”, scrive il porporato.
Benedetto XVI, ricorda, “prega specialmente perché vengano trovate vie per guidare le persone impegnate nei media ad essere ancor più rispettosi della verità dell’informazione e della dignità della persona umana, affinché il loro messaggio possa realmente contribuire alla costruzione del regno di Dio sulla terra”.
Nella sua prolusione in apertura dell’Assemblea Plenaria, il Cardinale Erdő ha affermato che “l’attuale grande crisi finanziaria, particolarmente evidente negli Stati Uniti, dimostra con chiarezza empirica che il mercato libero, con il suo desiderio di un profitto sempre più grande e veloce, non è in grado di regolare sé stesso, e tanto meno è capace di reggere e guidare l’intero mondo”.
“Senza un regolamento sano e responsabile da parte degli Stati, da parte della comunità dei cittadini, il liberalismo sfrenato conduce al collasso”, ha rilevato.
Per il presidente del CCEE non si tratta di una semplice lamentela, ma del fatto di invitare “l’umana libertà alla responsabilità e a difendere i diritti inviolabili dell’uomo appellandosi contemporaneamente ai doveri della persona umana verso la comunità e verso Dio”.
Nell’Anno Paolino, il porporato ha invitato i Vescovi d’Europa a prendere come modello l’Apostolo Paolo e a non scoraggiarsi di fronte ai “problemi che imprigionano la nostra generazione”.
Di fronte alla domanda su come sia possibile “rallegrarsi portando il peso di tanti problemi e tante sofferenze”, il Cardinale ha chiesto ai presuli di rivolgere il proprio sguardo al sorriso della Madonna, che “unisce in sé compassione e felicità trasformando le lacrime della passione nella consolazione della gloria”.
Il porporato, primate d’Ungheria, ha quindi espresso la propria condanna nei confronti di tutte le forme di cristianofobia, in particolare di quelle “più subdole e veicolate dai mass-media attraverso fenomeni di denigrazione e di calunnia, di disinformazione e ricerca del sensazionalismo”.
In questo contesto, occorre “una presa di responsabilità da parte dei mass-media”, mentre da parte della Chiesa è necessario “investire nella formazione per avere persone che abbiano capacità critica davanti ai media e possano contribuire a trasmettere in essi un’immagine di Chiesa autentica e non una sua maschera”.
La discriminazione e l’intolleranza nei confronti dei cristiani devono essere affrontate dalla comunità internazionale “alla stregua e con la stessa determinazione con cui si combattono forme di sollecitamento all’odio contro altre comunità religiose”, innanzitutto attraverso “la tutela del diritto alla libertà religiosa, elemento inalienabile di ogni persona umana”.
La libertà religiosa, ha osservato, “troppe volte viene intesa come libertà dalla religione, secondo una visione che nega la dimensione trascendente della persona e per conseguenza anche la dimensione pubblica della libertà religiosa”.
Dal canto suo, il Cardinale Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna e Presidente della Conferenza Episcopale Austriaca, ha affermato nell’omelia della Messa di apertura dell’Assemblea che la “volontà di prendere le cose in mano e di non lasciare a Dio la condotta della Storia è stata la tentazione del XX secolo. E questa esperienza ha portato tanta sofferenza nel secolo passato”.
“Gesù, invece, non ha voluto imporre la giustizia con la violenza. Il suo sguardo è rivolto verso Gerusalemme. In Gerusalemme vede già il cammino della pace, il dono della vita: non togliere la vita agli altri, ma dare la propria vita per gli altri. Questo è il cammino della speranza, del perdono: questa è la misericordia di Gesù”.
“Quanti in Ungheria hanno scoperto nella croce di Gesù la risposta alle loro sofferenze, quanti sono diventati testimoni del perdono e non della vendetta!”, ha esclamato.
“Siamo invitati a volgere il nostro sguardo, il nostro volto verso Cristo per trovare nel suo cammino verso Gerusalemme, la croce e la risurrezione, questa luce che può illuminare anche le nostre sofferenze e le nostre croci”.