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Signor cardinale,

Cari fratelli nell'episcopato,

1. Vi ricevo con grande gioia questa mattina e ringrazio il Signore di potervi incontrare per condividere con tutti voi i progetti e le speranze, le preoccupazioni e le difficoltà del vostro cuore di Pastori della Chiesa. La comunità cattolica dell'Honduras è stata benedetta con la consacrazione in poco tempo di cinque nuovi Vescovi; voglia il Signore che questa visita ad limina, quando si celebrano venticinque anni del viaggio pastorale di Papa Giovanni Paolo II nella vostra terra, contribuisca a rafforzare ancora di più gli stretti vincoli di comunione fra voi e con il successore di Pietro, per riprendere con nuovo ardore la missione che il Signore vi ha affidato!

Desidero ringraziare vivamente il signor cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e presidente della Conferenza episcopale, per le cortesi parole con le quali mi ha espresso il vostro affetto e la vostra adesione, e anche l'affetto dei vostri sacerdoti, religiosi e fedeli diocesani. Tutti, ma specialmente quelli che soffrono a causa della povertà, della violenza o della malattia, li tengo presenti nella mia preghiera, manifestando loro tutta la mia stima e la mia vicinanza spirituale.

2. Il popolo honduregno si caratterizza per un profondo spirito religioso che si manifesta, fra le altre cose, nelle numerose e radicate pratiche di devozione popolare, le quali, debitamente purificate da elementi estranei alla fede, devono essere uno strumento valido per l'annuncio del Vangelo. D'altro canto, e come succede in altre parti, la diffusione del secolarismo, come anche il proselitismo delle sette, è fonte di confusione per molti fedeli e provoca inoltre una perdita di senso di appartenenza alla Chiesa.

La constatazione delle enormi difficoltà che si oppongono alla vostra missione pastorale, lungi dal suscitare sconforto, deve servire a dare impulso a un'estesa e audace opera di evangelizzazione, che si fondi, più che sull'efficacia dei mezzi materiali o dei progetti umani, sul potere della Parola di Dio (cfr Eb 4, 12), accolta con fede, vissuta con umiltà e annunciata con fedeltà.

In quanto successori degli apostoli, siete stati chiamati a una missione eccelsa: «Perpetuare l'opera di Cristo, pastore eterno» (Christus Dominus, n. 2). Cristo è certamente il cuore dell'evangelizzazione (cfr Pastores gregis, n. 27), per questo l'amore per Lui e per gli uomini ci spinge a portare il suo messaggio fino agli angoli più lontani della vostra amata nazione, affinché tutti possano giungere all'incontro personale e intimo con il Signore, che è l'inizio di un'autentica vita cristiana (cfr Deus caritas est, n. 1).

3. In questo urgente compito di annunciare la Buona Novella della salvezza, potete contare sull'aiuto inestimabile dei vostri sacerdoti. Questi, in quanto primi collaboratori nella vostra missione pastorale, devono essere anche i principali destinatari della vostra sollecitudine di padri, fratelli e amici, prestando attenzione alla loro vita spirituale e ai loro bisogni materiali. Parimenti, la diligenza e l'attenzione con cui seguite la formazione dei seminaristi è una manifestazione eloquente del vostro amore per il sacerdozio. Con fiducia nel Signore, e con generosità, ponete sempre al servizio del seminario i formatori migliori e i mezzi materiali adeguati, affinché i futuri sacerdoti acquisiscano quella maturità umana, spirituale e sacerdotale di cui i fedeli hanno bisogno e che hanno il diritto di aspettarsi dai loro pastori.

Nonostante l'incremento delle vocazioni negli ultimi tempi, la scarsità di presbiteri nelle vostre Chiese particolari è, giustamente, una delle principali preoccupazioni. Per questo, l'impegno nel suscitare vocazioni fra i giovani deve essere un obiettivo prioritario dei vostri piani di pastorale, nei quali si devono coinvolgere tutte le comunità diocesane e parrocchiali. In tal senso, vi esorto a incoraggiare la preghiera personale e comunitaria che, oltre a essere un mandato del Signore (cfr Mt 9, 38), è necessaria per scoprire e favorire una risposta generosa alla propria vocazione. Non posso non riconoscere il grande lavoro evangelico che realizzano le comunità religiose, arricchendo le vostre diocesi con la presenza dei loro carismi specifici, e la cui collaborazione dovete continuare a promuovere in uno spirito di vera comunione ecclesiale.

4. Desidero sottolineare anche il ruolo significativo che i laici cattolici honduregni stanno assumendo nelle parrocchie come catechisti e delegati della Parola. Un aspetto importante del ministero pastorale consiste nel lavorare senza posa affinché i fedeli siano sempre più consapevoli che, in virtù del loro battesimo e della loro confermazione, sono chiamati a vivere la pienezza della carità partecipando alla stessa missione salvifica della Chiesa (cfr Lumen gentium, n. 33). Mediante la testimonianza della loro vita cristiana, possono portare in tutti i settori della società la luce del messaggio di Cristo, attraendo nella comunità ecclesiale coloro la cui fede si è indebolita o che si trovano lontano da essa. I fedeli laici hanno pertanto bisogno di intensificare il loro rapporto con Dio e di acquisire una salda formazione, soprattutto per quanto riguarda la dottrina sociale della Chiesa. In tal modo, come lievito nella massa, potranno compiere la loro missione di trasformare la società secondo il volere di Dio (cfr Ibidem, n. 31).

Allo stesso tempo, un ambito di singolare attenzione pastorale è quello del matrimonio e della famiglia, la cui solidità e stabilità recano tanto beneficio alla Chiesa e alla società. A tale proposito, è giusto riconoscere il passo importante che è stato compiuto nell'includere nella Costituzione del vostro Paese un riconoscimento esplicito del matrimonio, anche se sapete bene che non basta possedere una buona legislazione se poi non si realizza quella necessaria opera culturale e di catechesi in grado di far risplendere nella società la verità e la bellezza del matrimonio, vera alleanza perpetua di vita e di amore fra un uomo e una donna.

5. Come l'annuncio della Parola e la celebrazione dei sacramenti, il servizio della carità è parte essenziale della missione della Chiesa (cfr Deus caritas est, n. 25). I vescovi, quali successori degli apostoli, sono pertanto i primi responsabili di questo servizio di carità nelle Chiese particolari (cfr Ibidem, n. 32). So bene quanto vi addolora la povertà nella quale vivono tanti vostri concittadini, unita all'aumento della violenza, all'emigrazione, alla distruzione dell'ambiente, alla corruzione e alle carenze nell'educazione, fra gli altri gravi problemi. Come ministri del Buon Pastore avete svolto, con le parole e con le opere, un'intensa opera di aiuto ai bisognosi. Vi esorto vivamente a continuare a mostrare nel vostro ministero il volto misericordioso di Dio, potenziando in tutte le vostre comunità diocesane e parrocchiali un esteso e capillare servizio di carità, che giunga in modo particolare ai malati, agli anziani e ai detenuti.

6. Amatissimi fratelli, vi ribadisco il mio affetto e la mia gratitudine per tutta la vostra dedizione e sollecitudine pastorale. Allo stesso tempo, vi chiedo di trasmettere ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e fedeli laici il saluto e la stima del Papa. All'intercessione dell'Immacolata Vergine di Suyapa affido le vostre persone, le intenzioni e i propositi pastorali, affinché portiate a tutti i figli dell'Honduras la speranza che non delude mai, Cristo Gesù, l'unico Salvatore del genere umano. Con questi auspici, vi accompagnano la mia preghiera e la mia Benedizione Apostolica.

[Traduzione a cura de L'Ossevatore Romano]

Cardinale Maradiaga: senza solidarietà e giustizia sociale non c'è pace

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 24 giugno 2008 (ZENIT.org).- “Senza solidarietà e giustizia sociale è difficile che ci sia la pace”, ha affermato il Cardinale Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras) e presidente di Caritas Internationalis.

Il porporato è stato ricevuto questo martedì mattina in udienza da Benedetto XVI insieme ad altri presuli honduregni in occasione della loro visita ad Limina Apostolorum al Papa e alla Curia romana, iniziata questo lunedì e che si protrarrà fino a sabato.

“La soluzione non sta certo nell’alzare muri, ma piuttosto nell’aiutare i Paesi poveri”, ha affermato in un’intervista alla “Radio Vaticana”. 

“Nessuno emigra per piacere, ma per necessità. Quando i giovani non trovano lavoro devono necessariamente cercare altrove, se non vogliono entrare nel circuito nella droga”. 

“Siamo convinti che la comunità internazionale debba riconoscere che lo sviluppo non può escludere nessuno e che debba prevalere la solidarietà e la giustizia. Senza solidarietà e giustizia sociale, infatti, è difficile che ci sia la pace”.