Discorso del Papa all'ambasciatore del Gabon presso la Santa Sede

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 24 giugno 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere questo martedì in udienza il sig. Firmin Mboutsou, ambasciatore del Gabon presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle lettere credenziali.

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Signor ambasciatore,

sono lieto di accoglierla, eccellenza, in occasione della presentazione delle lettere che l’accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica del Gabon presso la Santa Sede. Mi hanno toccato le cordiali parole che mi ha rivolto, signor ambasciatore, e anche i saluti e i voti che mi ha trasmesso da parte di sua eccellenza il signor El Hadj Omar Bongo Ondimba, presidente della Repubblica. Le sarei grato se potesse trasmettere a lui, come pure a tutto il popolo gabonese, i voti cordiali di felicità e di prosperità che formulo per il Paese, pregando Dio di concedere a tutti di vivere in una nazione sempre più fraterna e più solidale, dove i doni che ognuno ha ricevuto da Dio possano schiudersi pienamente a beneficio di tutti.

Lei ha appena sottolineato, eccellenza, l’importanza delle relazioni improntate alla fiducia reciproca che esistono da quarant’anni fra il Gabon e la Santa Sede. Questi vincoli sono stati rafforzati durante il recente viaggio effettuato nel suo Paese lo scorso mese di gennaio, da sua eccellenza monsignor Dominique Mamberti, segretario per i rapporti con gli Stati. La calorosa accoglienza che gli ha riservato il presidente della Repubblica, e anche le diverse autorità dello Stato, è una manifestazione dell’armonia che caratterizza queste relazioni e del desiderio di una concertazione e di una collaborazione permanenti.

Il contributo della Chiesa alla storia e alla costruzione del suo Paese è importante, come lei ha tenuto a sottolineare, signor ambasciatore. Non posso che apprezzare l’attenzione alla missione della Chiesa fra i suoi concittadini. In questa prospettiva, è opportuno menzionare l’accordo quadro fra il Gabon e la Santa Sede, firmato poco più di dieci anni fa. È stata la base di una cooperazione sempre più vasta fra la Santa Sede e il suo Paese. Per la Chiesa, simili gesti diplomatici hanno la funzione fondamentale di aiutarla a svolgere la sua missione al servizio di ogni uomo e di tutti gli uomini, nella loro vita quotidiana, partecipando così allo sviluppo delle persone e della nazione, e infondendo in ognuno una speranza nuova nel futuro.

Conformemente alla sua vocazione, e grazie in particolare alle sue numerose istituzioni, alle sue congregazioni religiose e all’insieme delle comunità locali, la Chiesa contribuisce e auspica di contribuire sempre più all’educazione degli uomini, delle donne e dei bambini, senza distinzioni, nel rispetto delle persone e della loro cultura, trasmettendo a ognuno i valori spirituali e morali indispensabili per la crescita dell’essere umano. Allo stesso modo, nella sua lunga tradizione, partecipa all’educazione sanitaria e alle cure ai malati, per il benessere delle persone. Nel suo Paese, i numerosi ambulatori tenuti dalle congregazioni religiose ne sono la prova. Bisogna auspicare che, nel quadro di un accordo, il Paese riconosca pienamente e sostenga questo servizio caritativo offerto a tutte le persone che vi ricorrono. Un simile riconoscimento legale non mancherà di avere effetti benefici sulla presenza religiosa e sul dinamismo delle strutture nell’ambito sanitario e sociale.

Fra i campi principali, bisogna anche menzionare quello che riguarda l’insegnamento, per il quale nel 2001 è stato firmato un accordo; malgrado i suoi deboli mezzi, la Chiesa auspica vivamente di poter proseguire la sua missione in materia, con il sostegno di tutte le istanze coinvolte. Il suo desiderio è di educare tutti i giovani che le sono affidati per offrire una formazione integrale che permetterà loro di avere un futuro migliore, di prendere in mano il loro destino, quello della propria famiglia e quello della società. È anche un’occasione per partecipare alla formazione di uomini e di donne che, domani, saranno i responsabili della nazione. Mediante un’attenzione particolare per l’educazione integrale delle persone, una società dimostra che i suoi membri sono la prima ricchezza nazionale. Non posso che auspicare un rafforzamento degli accordi con l’episcopato del vostro Paese, circa l’insegnamento a tutti i livelli, e in particolare l’insegnamento superiore. La Chiesa intende mantenere e sviluppare un insegnamento di qualità, per la qual cosa ha bisogno del sostegno fiducioso delle autorità e dei diversi servizi dello Stato. Questo insegnamento deve trasmettere conoscenze intellettuali nei diversi ambiti della scienza e del pensiero, ma al contempo anche formare l’essere integrale comunicandogli i valori fondamentali, sia personali sia collettivi.

Il ruolo della Chiesa è anche di offrire alle persone un’assistenza umana e spirituale, aiutandole a rispondere alla loro ricerca di significato. È in questo spirito che auspica di poter organizzare meglio la pastorale delle forze armate, la cui missione è particolarmente delicata e costituisce prima di tutto un servizio alla pace, alla giustizia e alla sicurezza nel Paese e in tutta la regione. Lei sa, signor ambasciatore, che, nell’accompagnare i militari cattolici e le loro famiglie, la Chiesa desidera aiutarli a svolgere il loro compito specifico fondandosi sui valori umani e morali del cristianesimo, affinché servano fedelmente la loro patria e costruiscano la loro vita personale e familiare secondo la propria vocazione cristiana. Spetta in effetti ai pastori della Chiesa seguire tutto il gregge che le è stato affidato ed è opportuno che i membri delle forze armate possano costituirsi in comunità cristiane particolari, sotto la guida di un pastore che saprà riconoscere e rispettare la specificità del mondo militare.

È innanzitutto dovere dei responsabili delle nazioni e di quanti, a tutti i livelli, sono chiamati a guidare il destino dei popoli edificare società di pace. Mi rallegro dell’attenzione del suo Paese in questo ambito. Attraverso di lei, signor ambasciatore, invito tutte le autorità e gli uomini di buona volontà, in particolare nel caro continente africano, a impegnarsi sempre più per un mondo pacifico, fraterno e solidale. È a un coraggio sempre più profetico che faccio appello oggi, ricordando che la pace e la giustizia procedono insieme, e che tutto ciò si deve concretizzare per mezzo del rispetto della legalità in ogni ambito. In effetti, senza giustizia, senza la lotta contro ogni forma di corruzione, senza il rispetto delle regole del diritto, è impossibile costruire una pace vera, ed è chiaro che i cittadini avranno allora difficoltà a confidare nei loro dirigenti; inoltre, senza il rispetto della libertà di ogni individuo non vi può essere pace. Conformemente alla sua tradizione, sotto forme che le sono proprie, la Chiesa è pronta a collaborare e a offrire il suo sostegno a tutte le persone la cui preoccupazione principale è stabilire una società che rispetti i diritti più elementari dell’uomo e costruire una società per l’uomo.

Lei è attento, signor ambasciatore, alle grandi questioni che riguardano il futuro del nostro mondo. Questo futuro è troppo spesso legato alle questioni puramente economiche, che sono fonte di numerosi conflitti. È opportuno fare in modo che gli abitanti del Paese siano i primi beneficiari del prodotto delle ricchezze naturali della nazione e fare tutto il possibile per una migliore tutela del pianeta, permettendoci di lasciare alle generazioni future una terra veramente abitabile, capace di alimentare i suoi abitanti.

Mi permetta, signor ambasciatore, di approfittare di questa bella occasione che mi dà la sua presenza, per salutare cordialmente, per mezzo di lei, tutti i cattolici del Gabon, e in particolare i vescovi, che sono venuti qui in visita ad limina lo scorso mese di ottobre. Conosco il loro attaccamento e l’affetto che nutrono per il loro Paese, e anche il loro impegno risoluto nel cooperare al suo sviluppo in armonia fraterna con tutti i loro concittadini. Li invito con affetto a continuare a essere artefici e testimoni sempre più ardenti della pace, della fraternità e della solidarietà fra tutti.

Signor ambasciatore
, mentre comincia ufficialmente la sua missione presso la Sede Apostolica, le esprimo i miei voti cordiali per il nobile compito che l’attende. Sia certo che troverà qui, presso i miei collaboratori, l’accoglienza attenta e comprensiva di cui potrà aver bisogno. Su di lei, eccellenza, sui suoi familiari, sui responsabili della nazione e sull’intero popolo del Gabon, invoco di tutto cuore l’abbondanza delle Benedizioni dell’Onnipotente.

[Traduzione a cura de L’Osservatore Romano]

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ZENIT Staff

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