SAN PAOLO, giovedì, 12 giugno 2008 (ZENIT.org).- La solidarietà e il Vangelo sono fonti di sviluppo e per questo la globalizzazione deve comprenderli perché i popoli raggiungano la loro pienezza, ha affermato il Cardinale Renato Raffaele Martino questo mercoledì.
Il porporato, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, è intervenuto al Centro Culturale “Fede e Cultura” dell’Università Cattolica di San Paolo (Brasile) ricordando che “illuminare la vita sociale degli uomini e dei popoli con la luce del Vangelo, come fattore determinante del loro pieno e solidale sviluppo, è lo scopo della Dottrina sociale della Chiesa, capace di dare sicuro fondamento alla solidarietà e alla speranza di cui ha estremo bisogno il mondo di oggi”, spiega un comunicato ricevuto da ZENIT.
Il Cardinal Martino ha indicato tre livelli, o cerchi concentrici, in cui la globalizzazione della solidarietà è doverosa e possibile.
Il primo riguarda le singole Nazioni e la società civile internazionale, al cui proposito il porporato ha stigmatizzato che “Organizzazioni Non Governative ed Associazioni espressive di limitate frange dei Paesi ricchi pretendono di imporre agli abitanti dei Paesi poveri pratiche e stili di vita propri di alcuni settori radicali delle società avanzate, soprattutto nel campo della cosiddetta salute riproduttiva”.
“La Santa Sede ha sempre considerato ciò come forme moderne di un colonialismo culturale ed eugenetico inaccettabili da parte dei Paesi poveri”, ha dichiarato.
Il secondo livello di solidarietà riguarda l’attuazione dei diritti umani. In questo contesto, ricorda il comunicato, esiste una “preoccupante forbice tra una serie di nuovi ‘diritti’ promossi nelle società tecnologicamente avanzate e diritti umani elementari che tuttora non vengono soddisfatti in situazioni di sottosviluppo, come il diritto al cibo, all’acqua potabile, alla casa, all’autodeterminazione e all’indipendenza”.
Un terzo livello concerne infine il rapporto tra le generazioni, nel cui contesto si richiede che nella pianificazione globale si tenga conto del criterio dell’universale destinazione dei beni, che rende moralmente illecito ed economicamente controproducente scaricare i costi attuali sulle future generazioni.
Tale criterio, sottolinea il testo del dicastero, “va applicato soprattutto – ma non solo – nel campo delle risorse della terra e della salvaguardia del creato, un settore reso particolarmente delicato dalla globalizzazione, che riguarda ormai tutto il pianeta inteso come unico ecosistema”.
Affrontando il nesso tra Dottrina Sociale e speranza, il Cardinal Martino ha infine rivendicato il carattere pubblico del cristianesimo e la sua indispensabilità per costruire la società secondo giustizia e pace.
Richiamando l’Enciclica Spe salvi di Benedetto XVI, il porporato ha ribadito che se si elimina la speranza cristiana dallo spazio pubblico si elimina Dio dal mondo, e “un mondo senza Dio è un mondo senza speranza”.