CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 4 giugno 2008 (ZENIT.org).- Questo mercoledì Benedetto XVI ha presentato ai giovani, ai malati e agli sposi novelli l’esempio di san Francesco Caracciolo.
Nel giorno in cui ricorre la memoria liturgica del santo, il Papa ha espresso il desiderio che “la sua eroica testimonianza evangelica sostenga voi, cari giovani, nell’impegno di quotidiana fedeltà a Cristo”.
Rivolgendosi agli ammalati, ha poi auspicato che il suo esempio li icoraggi “a seguire pazientemente il Signore nel cammino della prova e della sofferenza”.
Finalmente si è rivolto agli sposi novelli per incoraggiarli, sulla scorta dell’insegnamento del santo, a fare della famiglia “un cenacolo di preghiera e di carità fraterna”.
Ad ascoltare il Papa questo mercoledì mattina, c’erano anche alcuni membri dell’ordine dei chierici regolari minori che in questo giorno concludevano il quarto centenario della morte del fondatore. Precedentemente, avevano partecipato alla messa celebrata, nella Basilica Vaticana, dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato.
Un migliaio di persone tra sacerdoti e professi della famiglia religiosa e devoti del santo hanno animato il pellegrinaggio giubilare per ricordare anche il bicentenario della canonizzazione.
All’omelia il Cardinale Bertone si è soffermato sul quarto voto dei caracciolini di non ambire a dignità ecclesiastiche e di coltivare una dedizione particolare per il mistero del Santissimo Sacramento.
Una spiritualità eucaristica, alimentata dalla “preghiera circolare continua”, secondo una pratica devozionale diffusa anche oggi.
“Per servire bene il prossimo occorre liberarsi di tutto”, ha spiegato il Segretario di Stato, sottolineando l’attualità del carisma del Santo sacerdote, nato a Chieti e morto ad Agnone, informa “L’Osservatore Romano”.
Piccola famiglia con un centinaio di membri, i caracciolini sono attualmente presenti oltre che nelle regioni centro-meridionali d’Italia – dov’è il Santo è venerato come protettore dei cuochi – anche in Germania, negli Stati Uniti, nella Repubblica Democratica del Congo, in Kenya, in India e nelle Filippine.
Ascanio Caracciolo aveva il recapito presso la Congregazione dei Bianchi della Giustizia, che si dedicava all’assistenza dei condannati a morte, dove operava anche un altro sacerdote suo omonimo.
Un giorno giunse una lettera, scritta dal genovese Agostino Adorno e da Fabrizio Caracciolo, abate di Santa Maria Maggiore di Napoli. I due si rivolgevano ad Ascanio Caracciolo per chiedergli di collaborare alla fondazione di un nuovo Ordine, quello dei Chierici Regolari Minori.
Il postino recapitò la lettera al giovane sacerdote, nato il 13 ottobre 1563 a Villa Santa Maria di Chieti e trasferitosi a Napoli a ventidue anni di età per completarvi gli studi teologici. All’eremo di Camaldoli scrisse la Regola, approvata poi nel 1588.
L’anno dopo Ascanio emetteva i voti religiosi assumendo il nome di Francesco. Nel 1593 la piccola Congregazione tenne il primo capitolo generale e Francesco dovette accettare per obbedienza la carica di Preposito generale.