Discorso del Papa ai membri della Fondazione "Centesimus Annus – Pro Pontifice"

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 1° giugno 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo del discorso pronunciato questo sabato da Benedetto XVI ricevendo in udienza i membri della Fondazione “Centesimus Annus – Pro Pontifice”.

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Signor Cardinale,

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato,

Gentili Signore e Signori,

è con piacere che quest’oggi mi incontro con voi e vi porgo il mio cordiale benvenuto. Ringrazio il Conte Lorenzo Rossi di Montelera, che in qualità di Presidente della Fondazione ha interpretato i vostri sentimenti, esponendo anche le linee di azione seguite durante l’anno. Saluto il Signor Cardinale Attilio Nicora e gli Arcivescovi Claudio Maria Celli e Domenico Calcagno, come pure ognuno di voi, a cui rinnovo l’espressione della mia riconoscenza per il servizio che rendete alla Chiesa, offrendo un generoso apporto alle molteplici iniziative della Santa Sede a servizio dei poveri in tante parti del mondo. In questo senso vi ringrazio, in particolare, del dono che avete voluto recarmi in occasione di questo incontro.

Quest’anno, per il vostro consueto raduno, avete scelto come tema “Il capitale sociale e lo sviluppo umano“. Vi siete così soffermati a riflettere sul bisogno, avvertito da molti, di promuovere uno sviluppo globale attento alla promozione integrale dell’uomo, ponendo in luce anche il contributo che possono dare associazioni di volontariato, fondazioni senza scopo di lucro ed altri soggetti comunitari sorti con l’obiettivo di rendere il tessuto sociale sempre più solidale. E’ possibile uno sviluppo armonico, se le scelte economiche e politiche poste in atto tengono conto di quei principi fondamentali che lo rendono accessibile a tutti: mi riferisco, in particolare, ai principi della sussidiarietà e della solidarietà. Al centro di ogni programmazione economica, specialmente considerando la vasta e complessa rete di relazioni che caratterizza l’epoca post-moderna, occorre che ci sia sempre la persona, creata a immagine di Dio e da Lui voluta per custodire ed amministrare le immense risorse del creato. Solo una condivisa cultura della partecipazione responsabile e attiva può permettere ad ogni essere umano di sentirsi non fruitore o passivo testimone, ma attivo collaboratore nel processo di sviluppo mondiale.

L’uomo, al quale Iddio nella Genesi ha affidato la terra, ha il compito di far fruttificare tutti i beni terreni, impegnandosi ad impiegarli per soddisfare le molteplici necessità di ogni membro della famiglia umana. Una delle metafore ricorrenti nel Vangelo è, in effetti, proprio quella dell’amministratore. Con l’animo di un fedele amministratore l’uomo deve dunque gestire le risorse da Dio affidategli mettendole a disposizione di tutti. In altre parole, occorre evitare che il profitto sia solamente individuale o che forme di collettivismo opprimano la libertà personale. L’interesse economico e commerciale non deve mai divenire esclusivo, perché verrebbe a mortificare di fatto la dignità umana. Poiché il processo di globalizzazione, in atto nel mondo, investe sempre più il campo della cultura, dell’economia, delle finanze e della politica, la grande sfida oggi è “globalizzare” non solo gli interessi economici e commerciali, ma anche le attese di solidarietà, nel rispetto e nella valorizzazione dell’apporto di ogni componente della società. Come da voi opportunamente ribadito, la crescita economica non deve essere mai disgiunta dalla ricerca di un integrale sviluppo umano e sociale. A questo riguardo, la Chiesa nella sua dottrina sociale sottolinea l’importanza dell’apporto dei corpi intermedi secondo il principio della sussidiarietà, per contribuire liberamente ad orientare i cambiamenti culturali e sociali e finalizzarli ad un autentico progresso dell’uomo e della collettività. Nell’Enciclica Spe salvi ho, in proposito, riaffermato che “le strutture migliori funzionano soltanto se in una comunità sono vive delle convinzioni che siano in grado di motivare gli uomini ad una libera adesione all’ordinamento comunitario” (n. 24).

Cari amici, mentre vi rinnovo la mia gratitudine per il sostegno generoso che instancabilmente prestate alle attività di carità e di promozione umana della Chiesa, vi invito ad offrire il contributo della vostra riflessione anche per la realizzazione di un giusto ordine economico mondiale. A tale proposito, mi piace riprendere una eloquente affermazione del Concilio Vaticano II: “I cristiani – si legge nella Costituzione Gaudium et spes – niente possono desiderare più ardentemente che servire con maggiore generosità ed efficacia gli uomini del mondo contemporaneo. Perciò, aderendo al Vangelo e beneficiando della sua forza, uniti con tutti coloro che amano e praticano la giustizia, hanno assunto un compito immenso da adempiere su questa terra…” (n. 93). Proseguite con questo spirito la vostra azione a favore di tanti nostri fratelli. Nell’ultimo giorno, nel giorno del Giudizio universale, ci sarà chiesto se avremo utilizzato quanto Iddio ha posto a nostra disposizione per venire incontro alle attese legittime ed ai bisogni dei nostri fratelli, specialmente di quelli più piccoli e bisognosi.

La Vergine Maria, che oggi contempliamo nella sua visita all’anziana cugina Elisabetta, ottenga per ciascuno di voi di essere sempre premuroso verso il prossimo. Io vi assicuro un ricordo nella preghiera e con affetto imparto la mia Benedizione a voi qui presenti, alle vostre famiglie e a quanti collaborano con voi nelle vostre diverse attività professionali.

[© Copyright 2008 – Libreria Editrice Vaticana]

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ZENIT Staff

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