Benedetto XVI: “Dio ci ama”, il segreto per essere felici quando si soffre

Visitando l’Istituto Penale Minorile di “Casal del Marmo” a Roma

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ROMA, domenica, 18 marzo 2007 (ZENIT.org).- Il segreto per essere felici, anche nella sofferenza, è lasciare che Dio ricopra sempre il primo posto nella nostra vita, sostiene Benedetto XVI.

Così ha detto il Pontefice incontrandosi questa domenica mattina con una cinquantina di giovani reclusi nella palestra dell’Istituto Penale Minorile di “Casal del Marmo”, a Roma, dove precedentemente aveva celebrato una Santa Messa.

Nella seconda parte di questa visita pastorale, il Papa, visibilmente contento, ha ascoltato gli indirizzi di saluto di autorità, responsabili e volontari del centro penitenziario, così come di un giovane detenuto a nome di tutti gli altri.

“Ma come si può essere felici quando si soffre? Quando si è privi della libertà? Quando ci si sente abbandonati?”, si è domandato il Santo Padre all’inizio.

“Dio ci ama”, “ecco la sorgente della vera gioia”, ha detto poi, suggerendo la risposta.

“Pur avendo tutto ciò che si desidera si è talora infelici; si potrebbe invece essere privi di tutto, persino della libertà o della salute, ed essere in pace e nella gioia, se dentro il cuore c’è Dio”, ha rivelato.

“Il segreto dunque sta qui – ha aggiunto –: occorre che Dio occupi sempre il primo posto nella nostra vita. Ed il vero volto di Dio l’ha rivelato Gesù”.

Con forti applausi, all’inizio dell’incontro, erano state accolte anche le parole di saluto pronunciate dalla Direttrice dell’Istituto, Maria Laura Grifoni, la quale ha riconosciuto che “qualcosa di straordinario” è successo con questa visita: “Da quando sappiamo che lei stava arrivando (…) tutti ridevano, tutti lavoravano”.

“Questo è il clima che noi abbiamo intorno”, ha raccontato, “credo che è nata una speranza per un futuro, difficile, ma forse migliore”.

La Direttrice dell’Istituto Penale Minorile ha infine chiesto al Papa di ricordarsi “nelle sue preghiere di questi operatori, di tutti quelli che lavorano qua dentro, che spesso nei fallimenti potrebbero demotivarsi”.

A nome di tutti i giovani detenuti, ha poi preso la parola un ragazzo: “Ci ha fatto tanto piacere la tua visita in carcere, siamo rimasti di stucco, quando ce l’hanno detto: non immaginavamo che una persona importante come te poteva venire a trovarci qui”.

“Ci dispiace – ha continuato il giovane – aver commesso tanti sbagli, anche se in certe situazioni non eravamo noi i responsabili, ma c’era qualcun altro che ci spingeva a fare certe cose. Sappiamo di dover pagare ma il prezzo è elevato: siamo costretti a stare chiusi qui dentro e soffriamo molto per questo, speriamo che tu ci capisci”.

Il ragazzo ha poi aggiunto: “Pensiamo che tu sei un punto di riferimento per scappare da tutti i nostri pensieri e da tutti i nostri problemi. Il nostro desiderio più grande è ricevere la tua benedizione. Ci farebbe tanto piacere vederti altre volte qui e ci piacerebbe anche venire da te qualche volta”.

Prima di congedarsi il Pontefice ha quindi rivolto alcune parole ai presenti: “Grazie per la vostra gioia, si conclude così il nostro incontro. Il mio primo contatto con il mondo delle carceri. Mi piacerebbe restare più a lungo, ma sappiate che il Papa vi segue con affetto”.

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ZENIT Staff

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