Cardinale Scola: La Sacramentum Caritatis ha un “fortissimo valore ecumenico”

Intervista al Patriarca di Venezia sull’Esortazione Postsinodale sull’Eucaristia

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 14 marzo 2007 (ZENIT.org).- Questo martedì è stata presentata in Sala Stampa vaticana l’Esortazione Apostolica Postsinodale di Benedetto XVI “Sacramentum Caritatis” sull’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa.

A margine della conferenza stampa, ZENIT ha potuto avvicinare uno dei relatori il Cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, il quale ha messo in luce alcuni punti del documento papale chiarendo il valore di una Esortazione Postsinodale per la Chiesa universale.

Eminenza, non crede che vi sia un leggero squilibrio nella Esortazione Postsinodale fra l’incoraggiamento, da una parte, ad un approfondimento dell’azione liturgica finalizzata a una più attiva e fruttuosa partecipazione dei fedeli, e il richiamo, dall’altra, all’uso della lingua latina nelle celebrazioni internazionali o a un’adeguata valorizzazione del canto gregoriano, mettendo quasi in ombra espressioni più vicine al sentire religioso della gente (penso per esempio alle danze e ai canti africani nelle celebrazioni eucaristiche)?

Cardinale Scola: Bisogna intendersi sulla logica che è sottesa a tutta l’Esortazione. Il Santo Padre intende assicurare tutti i tratti concreti affinché l’Eucaristia sia l’unica Eucaristia-azione di Dio in Gesù Cristo che coinvolge tutti i fedeli, sia che si celebri a Sydney, a Milano, o a Buenos Aires piuttosto che a Kampala. Però poi dà delle indicazioni perché chi è sul luogo proceda all’incarnazione di questo unico rito.

Ora, il fatto che ci sia un paragrafo molto importante sull’inculturazione e si dica che le Conferenze episcopali assieme ai Dicasteri addetti continuino in questa opera, risponde esattamente alla sua esigenza.

E’ chiaro che il compito di una Esortazione Postsinodale è quello di centrarsi su tutto ciò che unisce, perché sarebbe una presunzione se il Papa dicesse come deve essere l’inculturazione in Africa piuttosto che in India. Il Santo Padre raccomanda che i Vescovi che sono lì, in connessione con i Dicasteri, facciano questo. Secondo me quindi non c’è questo squilibrio.

Riguardo al tema della libertà di culto, l’impressione che si ha è che non vengano fornite delle indicazioni concrete su come favorire le celebrazioni eucaristiche all’interno di quelle comunità cristiane che “vivono in condizioni di minoranza o addirittura di privazione della libertà religiosa” (n. 87). Lei che ne pensa?

Cardinale Scola: Anche lì bisogna distinguere cosa può fare una Esortazione Postsinodale, ovvero un documento che va a tutte le Chiese del mondo e che può richiamare solo il principio e dare dei suggerimenti. Infatti, non per nulla la Chiesa vive sempre delle due dimensioni, universale e particolare.

Quindi sta a chi è sul luogo, recependo questo principio che è stato ribadito con molta forza della libertà di culto come espressione della libertà di religione, a dover trovare le strade più giuste.

E su questo non bisogna dimenticare che c’è l’azione normale del Santo Padre e della Santa Sede che coadiuvano queste realtà. Perché, altrimenti si dovrebbe entrare a descrivere situazioni talmente di dettaglio, che ci vorrebbe un volume di 2000 pagine.

Infine, in che cosa l’ecclesiologia eucaristica delineata nella Sacramentum Caritatis può guidare gli sforzi compiuti in vista del raggiungimento della piena e visibile unità di tutti i cristiani?

Cardinale Scola: Io penso che da questo punto di vista l’Esortazione abbia un fortissimo valore ecumenico, proprio perché recepisce questo nesso intrinseco tra il Mistero eucaristico, l’azione liturgica e il nuovo culto spirituale (cfr. n. 5). Quindi, su questo punto incontra tantissimo la sensibilità ortodossa, ma va anche molto incontro ai nostri fratelli protestanti.

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ZENIT Staff

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