Arrestato il Vescovo di Zhouzhi, aveva sfidato il Governo per amore del Papa

ROMA, giovedì, 14 settembre 2006 (ZENIT.org).- L’11 settembre scorso la polizia della provincia settentrionale dello Shaanxi ha arrestato il Vescovo di Zhouzhi, monsignor Martino Wu Qinjing, perché si è rifiutato di “scendere a compromessi con la sua fede e la lealtà al Papa”, celebrando una Messa solenne nonostante il rifiuto e le minacce opposte del Governo.

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A denunciarlo all’agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere “AsiaNews” è stata una fonte locale, che ha voluto conservare l’anonimato per motivi di sicurezza.

Alle dieci di sera dell’11 settembre, circa 30 poliziotti – arrivati a bordo di 4 autoblindo – si sono fermati davanti alla parrocchia maggiore della diocesi e, trovata chiusa la porta, hanno scavalcato il muro e svegliato il Vescovo.

Gli agenti hanno quindi allontanato un anziano sacerdote di 80 anni, quattro seminaristi e quattro suore che cercavano di fermarli. Quindi, una volta arrivati davanti al presule lo hanno minacciato ed arrestato.

“La polizia non ha fornito alcuna accusa contro di lui e l’ha portato in un luogo sconosciuto. Non è chiaro se siano state arrestate anche le religiose”, continua l’agenzia del PIME.

Il presule, è un Vescovo della Chiesa ufficiale. É stato ordinato nell’ottobre del 2005 dall’Arcivescovo di Xian (Shaanxi), monsignor Antonio Li Duan, deceduto il 24 maggio scorso. La sua ordinazione – approvata dalla Santa Sede – non è stata riconosciuta dal Governo, che la definisce “illegale”.

Finora, il Governo cinese ha permesso pratica religiosa nel Paese solo con personale riconosciuto e in luoghi registrati presso l’Ufficio per gli Affari Religiosi e sotto il controllo dell’“Associazione Patriottica” (AP), il cui statuto prevede la creazione di una Chiesa nazionale separata dalla Santa Sede.

Da ciò deriva la differenza tra una Chiesa “ufficiale” o “patriottica” e i fedeli che cercano di sottrarsi a questo controllo per obbedire direttamente al Papa, formando così la Chiesa “non ufficiale” o “clandestina”.

Secondo quanto riferito dall’agenzia “AsiaNews”, “le autorità locali avevano pensato di mettere al posto di mons. Wu un altro sacerdote, Zhao Yinshen, famoso per il suo fiuto negli affari e per aver fatto favori al Governo”.

“L’unico problema è che nessuno dei cattolici locali lo rispetta, tranne pochissimi membri dell’Associazione Patriottica dei cattolici cinesi”, ha aggiunto.

Sin dall’ordinazione, il Governo aveva avvertito il presule di “non comportarsi da Vescovo”.

Successivamente, monsignor Wu ha ricevuto molestie in continuazione dalla polizia che è arrivata ad impedirgli di portare avanti il suo ministero, “fermandolo per controlli” ogni volta che vi erano occasioni pubbliche come prime comunioni o cresime.

La sua ordinazione è stata resa finalmente pubblica il 22 maggio scorso, tre giorni prima della morte di monsignor Li Duan. Il 27 maggio, nonostante le minacce del governo, monsignor Wu ha voluto celebrare ugualmente la Messa nella Cattedrale di Zhouzhi, anche se non indossava i paramenti episcopali, ma aveva in testa lo zucchetto episcopale e portava al dito l’anello pastorale.

Secondo una fonte locale ascoltata da “AsiaNews”, l’AP “lo ha avvertito, poi gli ha chiesto ed infine ordinato di non comportarsi da Vescovo: quella di maggio è stata la sfida finale”.

“Il nostro Vescovo – continua la fonte – vorrebbe dare al Governo il tempo necessario per farsi riconoscere, ma nello stesso tempo è fermo nel proposito di non scendere a compromessi con la fede cattolica e con la lealtà al Papa”.

“Questo modo di comportarsi – conclude la fonte citata dall’agenzia – è degno dei terroristi e fa piangere chiunque ami la pace. Chiediamo a tutti di pregare per il nostro Vescovo, affinché torni presto ed in salute”.

La diocesi di Zhouzhi ha 60 mila cattolici, 54 sacerdoti, 200 chiese, 120 seminaristi e 208 religiose.

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ZENIT Staff

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