VALENCIA, domenica, 9 luglio 2006 (ZENIT.org).- Sabato sera, il Papa dopo aver lasciato l’Arcivescovado si è trasferito in auto alla Città delle Arti e delle Scienze per la conclusione del V Incontro Mondiale delle Famiglie, che ha avuto inizio a Valencia il 1° luglio scorso, sul tema: “La trasmissione della fede nella famiglia”.
Qui, dopo la sfilata dei partecipanti con le bandiere dei rispettivi Paesi e l’omaggio floreale alla “Virgen de los Desamparados” e all’Icona della Sacra Famiglia, introdotto dall’indirizzo d’omaggio del Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il Cardinale Alfonso López Trujillo e dalle testimonianze di alcune famiglie, il Santo Padre Benedetto XVI ha pronunciato il discorso che riportiamo di seguito:
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Cari fratelli e sorelle,
Provo una grande gioia nel prendere parte a questo incontro di preghiera, nel quale si vuole celebrare il dono divino della famiglia. Sono molto vicino con la preghiera a tutti quelli che recentemente sono stati colpiti dal lutto in questa città, e con la speranza in Cristo risorto che dà coraggio e luce soprattutto nei momenti di maggiore sofferenza umana. Uniti dalla stessa fede in Cristo, ci siamo raccolti qui, da tante parti del mondo, come una comunità che ringrazia e rende gioiosa testimonianza che l’essere umano è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio per amare, e che si realizza pienamente in sé stesso solo quando fa dono sincero di sé agli altri. La famiglia è l’ambito privilegiato dove ogni persona impara a dare e ricevere amore. Per questo motivo la Chiesa manifesta costantemente la sua sollecitudine pastorale in questo ambito fondamentale della persona umana. Così essa insegna nel suo Magistero: “Dio che è amore e che ha creato l’uomo per amore, l’ha chiamato ad amare. Creando l’uomo e la donna, li ha chiamati nel Matrimonio a un’intima comunione di vita e di amore fra loro, così che non sono più due, ma una carne sola (Mt 19, 6)” (Catechismo della Chiesa Cattolica. Compendio, 337).
Questa è una verità che la Chiesa proclama nel mondo senza stancarsi. Il mio caro predecessore Giovanni Paolo II, diceva che “L’uomo è divenuto ‘immagine e somiglianza’ di Dio non soltanto attraverso la propria umanità, ma anche attraverso la comunione delle persone che l’uomo e la donna formano sin dall’inizio…L’uomo diventa immagine di Dio non tanto nel momento della solitudine quanto nel momento della comunione” (Catechesi, 14-XI-1979). Perciò ho confermato la convocazione di questo V Incontro Mondiale delle Famiglie in Spagna, e segnatamente a Valencia, ricca nelle sue tradizioni ed orgogliosa della fede cristiana che si vive e coltiva in tante famiglie.
La famiglia è un’istituzione intermedia tra l’individuo e la società, e niente può supplirla totalmente. Essa stessa si fonda soprattutto su una profonda relazione interpersonale tra il marito e la moglie, sostenuta dall’affetto e dalla mutua comprensione. Per ciò riceve l’abbondante aiuto di Dio nel sacramento del matrimonio che comporta una vera vocazione alla santità. Possano i figli sperimentare più i momenti di armonia e di affetto dei genitori che non quelli di discordia o indifferenza, perché l’amore tra il padre e la madre offre ai figli una grande sicurezza ed insegna loro la bellezza dell’amore fedele e duraturo. La famiglia è un bene necessario per i popoli, un fondamento indispensabile per la società ed un grande tesoro degli sposi durante tutta la loro vita. È un bene insostituibile per i figli che devono essere frutto dell’amore, della donazione totale e generosa dei genitori. Proclamare la verità integrale della famiglia, fondata nel matrimonio come Chiesa domestica e santuario della vita, è una grande responsabilità di tutti.
Il padre e la madre si sono promessi davanti Dio un “sì” totale, che costituisce la base del sacramento che li unisce; allo stesso modo, affinché la relazione interna della famiglia sia completa, è necessario che dicano anche un “sì” di accettazione ai loro figli generati o adottati e che hanno propria personalità e proprio carattere. Così, questi continueranno a crescere in un clima di accettazione ed amore, ed è auspicabile che, raggiungendo una maturità sufficiente, vogliano restituire a loro volta un “sì” a chi hanno dato loro la vita. Le sfide della società attuale, segnata dalla dispersione che si genera soprattutto nell’ambito urbano, richiedono la garanzia che le famiglie non siano sole. Un piccolo nucleo familiare può trovare ostacoli difficili da superare se si sente isolato dal resto dei suoi familiari e amici. Perciò, la comunità ecclesiale ha la responsabilità di offrire sostegno, stimolo e alimento spirituale che fortifichi la coesione familiare, soprattutto nelle prove o nei momenti critici. In questo senso, è molto importante il ruolo delle parrocchie, così come delle diverse associazioni ecclesiali, chiamate a collaborare come strutture di appoggio e mano vicina della Chiesa per la crescita della famiglia nella fede.
Cristo ha rivelato quale è sempre la fonte suprema della vita per tutti e, pertanto, anche per la famiglia: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” (Gv 15,12-13). L’amore di Dio stesso si è riversato su di noi nel battesimo. Per questo le famiglie sono chiamate a vivere quella qualità di amore, poichè il Signore è colui si fa garante che ciò sia possibile per noi attraverso l’amore umano, sensibile, affettuoso e misericordioso come quello di Cristo.
Insieme alla trasmissione della fede e dell’amore del Signore, uno dei compiti più grandi della famiglia è quello di formare persone libere e responsabili. Perciò i genitori devono continuare a restituire ai loro figli la libertà, della quale per qualche tempo sono garanti. Se questi vedono che i loro genitori – e in generale gli adulti che li circondano – vivono la vita con gioia ed entusiasmo, anche nonostante le difficoltà, crescerà più facilmente in essi quella gioia profonda di vivere che li aiuterà a superare con buon esito i possibili ostacoli e le contrarietà che comporta la vita umana. Inoltre, quando la famiglia non si chiude in sé stessa, i figli continuano ad imparare che ogni persona è degna di essere amata, e che c’è una fraternità fondamentale universale fra tutti gli esseri umani.
Questo V Incontro Mondiale c’invita a riflettere su un tema di particolare importanza e che comporta una grande responsabilità per noi: “La trasmissione della fede nella famiglia“. Lo esprime molto bene il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Come una madre che insegna ai suoi figli a parlare, e quindi a comprendere e a comunicare, la Chiesa nostra Madre, ci insegna il linguaggio della fede per introdurci nell’intelligenza della fede e nella vita di fede” (n. 171). Come simbolizzato nella liturgia del battesimo, con la consegna del cero acceso, i genitori sono associati al mistero della nuova vita come figli di Dio che si diventa per mezzo dell cqua battesimale.
Trasmettere la fede ai figli, con l’aiuto di altre persone e istituzioni come la parrocchia, la scuola o le associazioni cattoliche, è una responsabilità che i genitori non possono dimenticare, trascurare o delegare totalmente. “La famiglia cristiana è chiamata Chiesa domestica, perché manifesta e attua la natura comunionale e familiare della Chiesa come famiglia di Dio. Ciascun membro, secondo il proprio ruolo, esercita il sacerdozio battesimale, contribuendo a fare della famiglia una comunità di grazia e di preghiera, una scuola delle virtù umane e cristiane, il luogo del primo annuncio della fede ai figli” (Catechismo della Chiesa Cattolica. Compendio, 350). E inoltre: “I genitori, partecipi della paternità divina, sono per i figli i primi responsabili dell’educazione e i primi annunciatori della fede. Essi hanno il dovere di amare e
di rispettare i figli come persone e come figli di Dio… In particolare hanno la missione di educarli alla fede cristiana” (ibid., 460).
Il linguaggio della fede si impara nel focolare domestico dove questa fede cresce e si fortifica attraverso la preghiera e la pratica cristiana. Nella lettura del Deuteronomio abbiamo ascoltato costantemente la preghiera ripetuta per il popolo eletto, la Shema Israel, e che Gesù ha ascoltato e ripetuto nella sua casa di Nazaret. Egli stesso l’ha ricordato durante la sua vita pubblica, come ci riferisce il Vangelo di Marco (Mc 12,29). Questa è la fede della Chiesa che viene dall’amore di Dio, per mezzo delle vostre famiglie. Vivere l’integrità di questa fede, nella sua meravigliosa novità, è un grande dono. Ma nei momenti in cui sembra che si nasconde il volto di Dio, credere è difficile e comporta un grande sforzo.
Questo incontro dà nuovo vigore per continuare ad annunciare il Vangelo della famiglia, riaffermare la sua validità ed identità basata nel matrimonio aperto al dono generoso della vita, e dove si accompagna ai figli nella sua crescita fisica e spirituale. In questo modo si rifiuta un edonismo molto impregnato che banalizza le relazioni umane e le svuota del suo genuino valore e della sua bellezza. Promuovere i valori del matrimonio non ostacola la gioia piena che l’uomo e la donna trovano nel loro mutuo amore. La fede e l’etica cristiana, dunque, non pretendono di soffocare l’amore, bensì renderlo più sano, forte e realmente libero. Perciò, l’amore umano deve essere purificato e deve maturare per essere pienamente umano e principio di una gioia vera e duratura (cf. Discorso in san Giovanni in Laterano, 5 giugno 2006).
Invito, dunque, i governanti e i legislatori a riflettere sul bene evidente che i focolari domestici in pace e in armonia assicurano all’uomo, alla famiglia, centro nevralgico della società, assicurano le case che vivono nella pace, nell’armonia, come ricorda la Santa Sede nella Lettera dei Diritti della Famiglia. L’oggetto delle leggi è il bene integrale dell’uomo, la risposta alle sue necessità e aspirazioni. Questo è un notevole aiuto alla società, del quale non può privarsi, e per i popoli è una salvaguardia e una purificazione. Inoltre, la famiglia è una scuola di umanesimo, affinché cresca fino a diventare veramente uomo. In questo senso, l’esperienza di essere amati dai genitori porta i figli ad avere coscienza della loro dignità di figli.
La creatura concepita deve essere educata nella fede, amata e protetta. I figli, insieme al fondamentale diritto a nascere e essere educati nella fede, hanno pure diritto ad una casa che abbia come modello quello di Nazaret e siano preservati da tutte le insidie e le minacce. Desidero ora rivolgermi ai nonni, così importanti nelle famiglie. Essi possono essere – e sono tante volte – i garanti dell’affetto e della tenerezza che ogni essere umano ha bisogno di dare e di ricevere. Essi offrono ai piccoli la prospettiva del tempo, sono memoria e ricchezza delle famiglie. Mai per nessuna ragione siano esclusi dall’ambito familiare. Sono un tesoro che non possiamo strappare alle nuove generazioni, soprattutto quando danno testimonianza di fede all’avvicinarsi della morte. Voglio ora dire una parte della preghiera che avete recitato, chiedendo il buon esito di questo Incontro Mondiale delle Famiglie:
Oh, Dio, che nella Sacra Famiglia
ci lasciasti un modello perfetto di vita familiare
vissuta nella fede e nell’obbedienza alla tua volontà.
Aiutaci ad essere esempio di fede e amore ai tuoi comandamenti.
Soccorrici nella nostra missione di trasmettere la fede ai nostri figli.
Apri i loro cuori affinché cresca in essi
il seme della fede che hanno ricevuto nel battesimo.
Fortifica la fede dei nostri giovani,
affinché crescano nella conoscenza di Gesù.
Aumenta l’amore e la fedeltà in tutti i matrimoni,
specialmente quelli che attraversano momenti di sofferenza o difficoltà.
(. . .)
Uniti a Giuseppe e Maria,
Te lo chiediamo per Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore. Amen.
[Testo originale in Spagnolo
© Copyright 2006 – Libreria Editrice Vaticana]