A Mosca i leader delle religioni cercano di favorire il dialogo tra le civiltà

Influire sulla politica e promuovere un ruolo positivo dei credenti

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MOSCA, mercoledì, 5 luglio 2006 (ZENIT.org).- In un incontro senza precedenti, poco più di 200 esponenti di tutte le religioni del mondo, provenienti da 40 Paesi diversi, si sono riuniti per tre giorni nella capitale russa, per confrontarsi sui problemi della società contemporanea.

L’obiettivo: influenzare positivamente le decisioni dei politici e promuovere un cambiamento generale nel ruolo svolto dalla religione in un’epoca di globalizzazione.

Secondo il Metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, Presidente del Dipartimento per gli Affari Esteri del Patriarcato di Mosca, in un mondo globalizzato in cui tutti viviamo “sotto lo stesso tetto”, è estremamente importante lavorare non per una “unificazione” che comporta l’annientamento delle tradizioni e delle culture dei popoli, ma per una “unione globale” in cui tali tradizioni, tra cui quelle religiose, coesistano e si rispettino.

Inaugurato, alla presenza del Presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, in uno degli alberghi della zona centrale della città, il “Summit Mondiale dei Leader Religiosi” si è mostrato come un vero mosaico multiculturale e multireligioso.

Nelle sale e negli atri era possibile vedere monaci buddisti, Rabbini, Metropoliti, Cardinali e Muftì, “gomito a gomito”, in un ambiente in cui le differenze esistenti sembravano essere state messe da parte, nel tentativo di trovare soluzioni ai problemi attuali quali quelli del terrorismo, dell’estremismo, della xenofobia e dell’intolleranza.

Allo stesso tempo sono state affrontate questioni relative al dialogo tra le civiltà, al narcotraffico, al traffico di armi, al ruolo dei mezzi di comunicazione, alla difesa e alla promozione della famiglia e della vita umana, alla responsabilità ambientale e al rispetto dei sentimenti religiosi.

“Gli ideologi del terrore hanno costruito le loro speculazioni facendo leva non solo sui disagi sociali più gravi, ma anche sull’ ‘analfabetismo’ religioso e sui sentimenti separatisti e nazionalisti”, ha affermato nel suo discorso Vladimir Putin.

“L’ignoranza della sostanza culturale delle religioni rende le persone, sopratutto quelle più giovani, vulnerabili rispetto ai movimenti estremisti. Il degrado dei principi morali nelle società è in gran parte l’elemento responsabile della xenofobia e dell’odio razziale”, ha affermato il Presidente russo.

“Ogni comunità religiosa ha un’esperienza propria di dialogo tra civiltà ed è di grande importanza che essa venga ripresa per continuare questo dialogo per il bene dei nostri Paesi e delle nostre nazioni”, ha aggiunto.

Riconoscendo la qualità umana e la competenza dei leader presenti, il Presidente Putin ha sorpreso tutti promettendo di presentare le proposte del Vertice alla riunione del G8, il Gruppo degli otto Paesi più industrializzati, che avrà luogo a San Pietroburgo dal 15 al 17 luglio.

“Tutte le vostre idee saranno non solo ascoltate da parte dei leader del G8, ma anche assunte per essere portate avanti”, ha promesso Putin.

Da parte sua il Patriarca di Mosca e di Tutte le Russie, Sua Beatitudine Alessio II, principale anfitrione del Summit, ha espresso l’auspicio che tutti i leader religiosi siano capaci di avvicinarsi reciprocamente per affrontare i problemi trattati durante l’incontro.

Il Vertice, secondo il Patriarca, è diretto “ad evitare che conflitti etnici si convertano in religiosi e ad arrestare la proliferazione di movimenti distruttivi pseudo-religiosi”, ha affermato il Patriarca.

In rappresentanza dell’Islam, l’Ayatollah Ali-Tashiri, ha chiesto che l’obiettivo del Vertice sia orientato verso “la sincerità e il rispetto di tutti i leader religiosi, per superare le differenze e agire in favore del mondo, dell’uomo e di Dio [Allah]”.

Ha affermato che i leader religiosi del mondo “sono chiamati a trovare denominatori comuni e a cooperare su ciò che li unisce, anziché incentrare l’attenzione su ciò che li divide”.

Ha poi aggiunto che l’Islam chiama le persone a lavorare per il bene comune, e quindi a lottare contro il terrorismo. “Se si rafforzano i valori morali, sarà possibile liberarci di questa piaga”, ha affermato Ali-Tashiri.

Da parte sua, il Rabbino capo di Israele, Yonah Metzger, in rappresentanza della religione ebraica, ha invitato i leader presenti a formare una organizzazione internazionale delle comunità religiose, su modello delle Nazioni Unite.

“Le religioni devono dialogare tra loro. Anche se tra i Paesi non esistano relazioni diplomatiche”, ha dichiarato Metzger.

Una organizzazione di questo tipo, a suo parere, dovrebbe riunirsi regolarmente per contribuire alla risoluzione dei problemi più urgenti e al rafforzamento della spiritualità. E l’obiettivo principale sarebbe quello di predicare il comandamento di “non uccidere”, ha affermato il Rabbino.

“Non si può mai permettere di uccidere in nome di Dio, in nome della religione”, ha sottolineato.

Evidenziando anche il ruolo dei leader religiosi nella lotta ai problemi contemporanei, il Supremo Patriarca buddista della Cambogia, Tep Vong, ha assicurato che i monaci buddisti “lotteranno contro il terrorismo e l’estremismo, ed al contempo favoriranno il dialogo”.

“La soluzione dei problemi attuali deve essere ricercata negli studi religiosi, perché la religione porta con sé la solidarietà e la fraternità”, ha rimarcato il Patriarca buddista.

Colloquiando con ZENIT sugli aspetti più rilevanti emersi nel corso dell’incontro, il Cardinale Theodore Edgar McCarrick, Arcivescovo emerito di Washington, ha affermato senza esitazione: “La cosa più importante è che l’evento abbia avuto luogo e che si sia svolto in Russia, a Mosca, dove 15 anni or sono sarebbe stato semplicemente impensabile”.

Gli assenti

I giornalisti hanno chiesto al Metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad il motivo per cui non è stato invitato al Summit il Papa Benedetto XVI. Il rappresentante del Patriarcato ha risposto che “l’incontro tra il Papa e il Patriarca Alessio II dovrà essere un evento diverso rispetto al quello del Summit”.

“Se vi saranno le condizioni – ha poi continuato –, per le sue caratteristiche e la sua importanza, dovrà svolgersi in un altro momento e luogo. Non nella sede di un Vertice. E questo il Vaticano lo comprende bene. Per questo ha inviato una delegazione di altissimo livello”.

“Mi sembra che sia più una tendenza dei giornalisti quella di provare a trovare qualcosa in queste situazioni”, ha commentato.

Tra gli assenti figura anche il Dalai Lama. Secondo il Metropolita Kirill, il fatto si deve ad una serie di negoziati delicati con il Governo cinese. Per non interferire nelle relazioni diplomatiche, infatti, gli organizzatori hanno dovuto rinunciare alla sua presenza.

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ZENIT Staff

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