Bolivia: si discute sull’ora di religione nelle scuole

“L’educazione sarà laica; nella fattispecie, non sarà più cattolica”, sostiene il Ministro dell’Istruzione

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LA PAZ/COCHABAMBA, lunedì, 12 giugno 2006 (ZENIT.org).- Il disegno di Legge sull’Istruzione Boliviana “Avelino Siñani”, che progetta di trasformare gli Istituti Normali Superiori (INS) in Università pedagogiche nelle quali i maestri otterranno il grado di laurea, propone un’educazione “laica”.

Secondo le informazioni delle quali si è fatta eco l’Arcidiocesi di Cochabamba, il suddetto progetto è contenuto nel documento elaborato dalla Commissione Nazionale della Nuova Legge sull’Istruzione Boliviana, formata da 22 istituzioni pubbliche e private.

A partire dall’approvazione della nuova legge, la materia di religione non sarà più obbligatoria.

Il punto 10 della nuova politica educativa indica il proposito di “sviluppare un’istruzione laica che rispetti le credenze e la spiritualità delle nazioni indigene e originarie della Nazione boliviana come base del diritto individuale e comunitario”.

Il Ministro dell’Istruzione, Félix Patzi, ha segnalato al riguardo: “L’educazione sarà laica; nella fattispecie, non sarà più cattolica. La materia di religione non sarà più obbligatoria, ma opzionale. Ci sarà la storia delle religioni: indigena, araba o cattolica”.

Questo cambiamento rappresenta una virata nell’educazione e rispetto agli accordi Stato-Chiesa, ha affermato il servizio informativo dell’Arcidiocesi di Cochabamba.

La filosofia della nuova legge si basa sull’istruzione comunitaria, che ha quattro basi: l’educazione produttiva, la scienza e la tecnologia, l’educazione decolonizzatrice e la formazione interculturale e plurilingue.

Il progetto verrà analizzato dal Congresso Nazionale dell’Istruzione, che si svolgerà dal 10 al 15 luglio a Sucre e conterà sulla partecipazione di circa 600 rappresentanti di varie organizzazioni legate all’istruzione.

L’Arcivescovo di Cochabamba, monsignor Tito Solari Capellari, SDB – consigliere della Commissione Episcopale dell’Istruzione –, riferendosi giovedì alle possibili riforme nell’istruzione boliviana, ha affermato che i genitori sono i principali e i primi responsabili dell’educazione dei figli, per cui hanno il diritto di scegliere il tipo di istruzione che vogliono.

Lo Stato e le istituzioni della società civile, ha segnalato, possono contribuire, in un ambiente democratico, a far sì che la cittadinanza scelga il miglior modello educativo per formare persone integre e critiche.

Quanto all’insegnamento religioso nel sistema educativo boliviano, il presule ha osservato che attualmente c’è un atteggiamento che propone un’istruzione laica, che rispetti credenze e spiritualità del mondo andino, dei gruppi sociali e della Nazione boliviana.

“E’ un principio importantissimo, il rispetto delle credenze; non dobbiamo quindi aver paura del fatto che elimini la religione cattolica dall’istruzione, perché il rispetto delle credenze implica rispettare la credenza cattolica della maggioranza dei Boliviani”, ha sottolineato.

“In un contesto democratico e di grande partecipazione sociale, attualmente sono i genitori i primi a valorizzare e a sostenere le scuole e i collegi amministrati dalla Chiesa cattolica”.

“Non c’è dubbio – ha aggiunto – sul fatto che in queste unità educative ci siano una grande ricchezza ed esperienze che vengono dalla mistica della Chiesa di servire la comunità e soprattutto le classi più bisognose”.

“La Chiesa ha una vocazione per l’insegnamento, perché è madre e maestra dei popoli”, ha affermato, spiegando che le istituzioni educative della Chiesa cattolica continueranno a lavorare alla loro missione di formare persone integre, con la collaborazione della comunità boliviana.

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ZENIT Staff

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