CASTEL GANDOLFO, lunedì, 29 agosto 2005 (ZENIT.org).- In un “clima di amore per la Chiesa”, Benedetto XVI ha ricevuto questo lunedì il Vescovo Bernard Fellay, successore dell’Arcivescovo francese Marcel Lefèbvre - morto il 25 marzo 1991 - nel ruolo di Superiore Generale della "Fraternità San Pio X".

Secondo quanto reso noto successivamente dal Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls, l’incontro ha avuto luogo nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo in risposta ad una richiesta avanzata da monsignor Fellay.

Il Papa era accompagnato dal Cardinale Darío Castrillón Hoyos, Presidente della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", istituita da Giovanni Paolo II con il Motu Proprio promulgato il 2 luglio del 1988, in seguito all’ “atto scismatico” rappresentato dall’ordinazione episcopale compiuta dall’Arcivescovo Marcel Lefèbvre a Ecône (Svizzera), il 30 giugno di quello stesso anno.

La Commissione – la cui presidenza, dal 2000, è ricoperta dal Cardinale Prefetto della Congregazione per il Clero – è stata istituita “con il compito (…) di facilitare la piena comunione ecclesiale dei sacerdoti, seminaristi, comunità o singoli religiosi e religiose finora in vario modo legati alla Fraternità fondata da Mons. Lefèbvre, che desiderino rimanere uniti al Successore di Pietro nella Chiesa Cattolica, conservando le loro tradizioni spirituali e liturgiche”.

I Vescovi ordinati da monsignor Lefèbvre erano lo svizzero Bernard Fellay, il francese Bernard Tissier de Mallerais, il britannico Richard Williamson e l’argentino Alfonso de Galarreta.

“L’incontro si è svolto in un clima di amore per la Chiesa e di desiderio di arrivare alla perfetta comunione”, ha affermato Navarro-Valls senza fornire ulterirori dettagli sugli argomenti oggetto della discussione.

“Sebbene consapevoli delle difficoltà, si è manifestata la volontà di procedere per gradi e in tempi ragionevoli”, ha poi aggiunto il portavoce vaticano.

Secondo quanto rivelato più tardi in un comunicato firmato da monsignor Fellay: “L'incontro è durato circa 35 minuti, in un clima sereno”.

“L'udienza è stata l'occasione per la Fraternità di manifestare che è sempre stata attaccata e sempre lo sarà alla Santa Sede, Roma Eterna”, ha aggiunto.

“Abbiamo ricordato le serie difficoltà già note in uno spirito di grande amore per la Chiesa – si legge di seguito –. Abbiamo trovato un consenso sul procedere per tappe nel tentativo di risolvere i problemi”.

“La Fraternità San Pio X prega affinché il Santo Padre possa trovare la forza di porre fine alla crisi della Chiesa, ‘instaurando tutte le cose in Cristo’”, conclude infine il comunicato.

L’idea di fondare un Seminario internazionale e poi la stessa Fraternità Sacerdotale Internazionale S. Pio X venne a monsignor Lefèbvre nel constatare la penuria di seminari in grado di dare ai giovani aspiranti al sacerdozio una retta formazione cattolica.

Dal 1969, quindi, cominciò dapprima ad ospitare presso una sua proprietà a Ecône, i seminaristi del I anno, che avessero compiuto i loro studi all’Università Friburgo, e poi dal giugno del 1971 anche numerosi professori, trasformandola così in una casa di formazione per futuri sacerdoti.

Gli Statuti della “Fraternità Sacerdotale Internazionale San Pio X” vennero approvati da monsignor Francois Charrière, Vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo, per un periodo di sei anni "ad experimentum", con un decreto firmato il 1° novembre 1970.

In un’intervista concessa a “DICI”, agenzia di stampa della Fraternità di San Pio X, in occasione dei tre mesi di pontificato di Benedetto XVI, monsignor Fellay aveva annunciato che, nel caso avesse incontrato il Papa, avrebbe avanzato due richieste particolari:

In primo luogo, la revoca del “decreto di scomunica relativo alla consacrazione episcopale” dei quattro Vescovi.

In secondo luogo, la possibilità per ogni sacerdote di celebrare, in tutto il mondo, la Messa secondo il Messale del 1962, in vigore anche dopo il Concilio Vaticano II, e accantonato poi da Paolo VI nel 1970 con la pubblicazione del Novus Ordo Missæ, senza bisogno di chiedere il permesso al Vescovo locale, come accade oggi.

Dopo i numerosi strappi e tentativi di dialogo che avevano segnato gli anni passati, il 2 marzo 2001, monsignor Fellay aveva dichiarato sospeso ogni rapporto con la Santa Sede in attesa di un primo passo di riavvicinamento dal Santo Padre con la liberalizzazione della Messa tridentina.

L’allora Cardinal Ratzinger durante una Conferenza tenuta nel 1997 in occasione delle celebrazioni per i dieci anni del Motu proprio "Ecclesia Dei" aveva affermato che: “Una liturgia ortodossa, vale a dire una liturgia che esprime la vera fede, non è mai una raccolta fatta secondo criteri pragmatici di cerimonie diverse, manipolabili ad arbitrio, oggi in un modo e domani in un altro”.

“Le forme ortodosse di un rito – aveva aggiunto, secondo il testo in francese distribuito dal Notiziario 126-127 dall’Associazione Inter Multiplices Una Vox –, sono realtà viventi, sgorgate dal dialogo tra la Chiesa e il suo Signore; sono l'espressione della vita della Chiesa, in cui si condensano la fede, la preghiera e la vita stessa delle generazioni, dove è incarnata nello stesso tempo in forma concreta l'azione di Dio e la risposta dell'uomo”.

“In situazioni storiche – affermava ancora – diverse l'autorità della Chiesa può stabilire e limitare l'uso dei riti, ma non li vieta mai sic et simpliciter! Così il Concilio ha ordinato una riforma dei libri liturgici, ma non ha proibito i libri precedenti”.

Alcuni segnali importanti di distensione ed avvicinamento nei confronti dei seguaci di monsignor Lefèbvre si erano già registrati durante il pontificato di Giovanni Paolo II.

Il 18 gennaio 2002, infatti, a Campos – in Brasile –, in presenza del Cardinale Castrillón Hoyos, un gruppo di 28.000 cattolici tradizionalisti brasiliani, sotto la direzione del loro Vescovo, monsignor Licinio Ranger, e di 25 sacerdoti, è rientrato in piena comunione con il Successore di Pietro e con la Chiesa di Roma.

Il Papa polacco aveva quindi eretto un’Amministrazione Apostolica affidata a monsignor Ranger – in precedenza consacrato dai Vescovi appartenenti alla Fraternità San Pio X – per la guida pastorale dei fedeli che intendono mantenere il loro attaccamento al rito tridentino.