CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 11 ottobre 2004 (ZENIT.org).- Una preghiera “fortemente contemplativa” e potente: questo è il Rosario, constata il segretario della Congregazione vaticana per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, l’arcivescovo Domenico Sorrentino.

Nell’udienza di mercoledì scorso, Giovanni Paolo II ha rivolto questo invito per il mese di ottobre, considerato dalla Chiesa il “mese del Rosario”: “Fate del Rosario la vostra preghiera di ogni giorno”.

“Personalmente ho visto miracoli intorno alla riscoperta di questa preghiera – ha ammesso l’arcivescovo Sorrentino in un’intervista concessa a “Radio Vaticana” –. Persone che hanno trovato in questa preghiera nutrimento dell’anima e motivo di conversione”.

La recita del Rosario è nata “in maniera molto umile nei primi secoli del secondo millennio – ha spiegato il prelato –. Si diceva allora la preghiera dei salmi nella sua organizzazione liturgica, il salterio con le Lodi e i Vespri, ma c’erano tanti che non riuscivano a pregare con una preghiera che era fatta allora in Latino e quindi si cominciò a sostituire i salmi con la preghiera del Pater, con la preghiera dell’Ave e questo pian piano assunse anche una certa organizzazione che variò a seconda delle circostanze, a seconda degli ambienti”.

“Poi, progressivamente, si aggiunse la meditazione dei Misteri – ha proseguito –. La preghiera andò crescendo fino a quando assunse la forma tipica che noi siamo abituati a recitare e questo avvenne in particolare quando, con San Pio V, si istituì la festa della Madonna del Rosario, festa allora legata ad una particolare circostanza storica, la vittoria della cristianità sulla minaccia ottomana”.

“Il Papa ritenne che questa vittoria fosse dovuta alla preghiera insistente dei Cristiani, attraverso l’intercessione della Madre di Dio”, ha sottolineato l’arcivescovo Domenico Sorrentino.

Da allora il Rosario “è stato recitato dalla comunità cristiana secondo questo schema, fino a quando Giovanni Paolo II, due anni fa, con l’Anno del Rosario” ha dato “un ulteriore ritocco a questa preghiera, focalizzandone meglio il suo Aspetto cristologico e biblico, in modo particolare aggiungendo i Misteri della Luce” (cfr. la Lettera Apostolica “Rosarium Virginis Mariae”).

“E’ una preghiera che dice molto se viene ben compresa” – ha aggiunto il prelato: il Rosario “ha un’anima fortemente contemplativa. La ripetizione, che tante volte vista così distanza potrebbe sembrare una cosa meccanica, in realtà è tutta funzionale a un respiro dell’anima che, guardando a Gesù Cristo, si pone in un atteggiamento di contemplazione con gli occhi e con il cuore di Maria”.

Se si considera questo punto di vista, ci si rende conto del fatto che questa preghiera mariana “può veramente dare un tono all’animo cristiano, può aiutare le giornate del Cristiano a stare sempre ben ancorate al mistero della nostra salvezza, in modo speciale a Gesù Cristo, che è il cuore, il centro della vita del Cristiano”, ha sottolineato.

“Purtroppo, qualche volta può capitare che la preghiera venga recitata al minimo delle sue possibilità”; “bene sarebbe che il popolo di Dio prendesse coscienza delle potenzialità di questa preghiera seguendo da vicino le indicazioni che ha dato il Papa”, ha concluso.