LONDRA, mercoledì, 20 ottobre 2004 (ZENIT.org).- Questo martedì la Conferenza dei vescovi cattolici di Inghilterra e Galles ha reso noto un comunicato nel quale afferma che “il Mental Capacity Bill all’esame del Parlamento è un provvedimento importante e lungimirante, diretto a migliorare la vita di coloro che non sono in grado di decidere per se stessi”.

Tuttavia chiarisce che nonostante i notevoli miglioramenti apportati al disegno di legge grazie all’introduzione della “disposizione volta a chiarire che il provvedimento non permette in alcun modo il suicidio assistito, esso presenta tuttavia ancora qualche punto debole importante”.

Il “Mental Capacity Bill”, presentato il 18 giugno scorso in Parlamento, presentava la possibilità per i pazienti di rifiutare trattamenti salvavita, dando la possibilità ad una persona in grado di prevedere il giorno in cui una malattia avrebbe potuto renderlo incapace di compiere una decisione relativa ad un trattamento medico, di nominare, per iscritto, qualcun altro incaricato di prendere al loro posto delle decisioni relative alla sua salute, compresa la decisione sulla eventuale sospensione delle cure mediche.

I vescovi di Inghilterra e Galles affermano che “in particolare, sarebbe necessario introdurre ulteriori emendamenti, qualora esso non si faccia carico del reale rischio di rendere possibile un’eutanasia per omissione, ovvero la sospensione dei trattamenti medici finalizzata a procurare la morte della persona”.

Secondo quanto scritto nel comunicato una serie di parlamentari pro-vita stanno presentando in Parlamento due importanti proposte di emendamento al disegno di legge, finalizzate a “rendere chiaro che la definizione di ‘migliore interesse’ comprenda anche l’interesse della persona alla vita e alla salute”; e a “introdurre una disposizione che spieghi che il disegno di legge non consente alcuna decisione diretta a procurare la morte della persona”.

”I parlamentari pro-vita presenteranno emendamenti diretti a chiarire che nulla nel disegno di legge autorizza la sospensione di cure palliative, intese anche come la somministrazione in qualsiasi modo di nutrimento e di acqua”, continua il comunicato.

“Questa ulteriore disposizione metterebbe al riparo la vita della persona mentalmente incapace che abbia preventivamente deciso di rifiutare ogni trattamento, dalla possibilità di morire per mancanza di nutrimento o di acqua”, aggiunge poi.

I prelati di Inghilterra e Galles sostengono che a loro avviso sarebbe più sicuro se “il disegno di legge prevedesse che il rifiuto preventivo avesse la forza di un consiglio e non di un obbligo giuridico”, tenendo a ribadire poi “che la ricerca medica invasiva non dovrebbe essere consentita sulle persone che non sono in grado di dare il loro consenso”.

Nel frattempo, il presidente del gruppo dei parlamentari pro-vita, Jim Dobbin, ha scritto a tutti i vescovi e parroci di Inghilterra e Galles per invitare la comunità cattolica a sostenere il loro lavoro in Parlamento, volto ad introdurre nel progetto di legge queste essenziali disposizioni di salvaguardia.

”Condividiamo pienamente il loro appello e incoraggiamo i cattolici a sostenere i loro sforzi, esercitando subito pressioni sui propri parlamentari di riferimento”, continuano i vescovi.

Il comunicato conclude poi esprimendo l’apprezzamento dei prelati per “l’intenzione, più volte ribadita, dal Governo che questo disegno di legge non sia diretto a modificare la legislazione sull’eutanasia legalizzandola”, raccomandando “il Governo ad accogliere questi emendamenti al disegno di legge, tesi semplicemente ad assicurare che questa intenzione trovi attuazione concreta”.