Voci di donne nella poesia italiana contemporanea

Le antologie letterarie scarseggiano di nomi femminili, tuttavia dagli anni Settanta il rapporto femminile con la scrittura in versi diventa più forte e articolato

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Basta prendere in mano qualsiasi antologia o storia della poesia del Novecento italiano per rendersi conto che le voci femminili sono poche e isolate. Nella autorevole antologia Poeti italiani del Novecento, a cura di Pier Vincenzo Mengaldo (1978), che comprende una cinquantina di autori, l’unica presenza femminile è quella di Amelia Rosselli.

Ma a prescindere dalla presenza nelle antologie, negli anni Settanta il rapporto delle donne con la scrittura in versi diventa più forte e articolato. La diffusione del movimento femminista è tra i fenomeni più vasti e complessi del periodo e per molte donne costituisce l’occasione di avere maggiore consapevolezza di sé, un incitamento a prendere la parola in un coro di voci prima quasi esclusivamente maschili.

Non a caso, negli anni Settanta si assiste ad una massiccia proliferazione delle pubblicazioni e delle iniziative editoriali femminili, anche in campo poetico. La prima importante antologia femminile è Donne e poesia, curata da Biancamaria Frabotta (1976). Le autrici antologizzate sono ventisei: molte hanno già un solido percorso di scrittura alle spalle, come Margherita Guidacci e Maria Luisa Spaziani, mentre altre sono agli esordi, come Patrizia Cavalli e Vivian Lamarque.

Nell’antologia curata due anni dopo da Laura Di Nola, intitolata Poesia femminista italiana, l’intento politico prevale su quello letterario e, dal punto di vista della qualità letteraria, i versi delle trentuno poetesse incluse nel volume risultano fortemente diseguali.

La situazione si modifica negli anni Ottanta, nel senso di uno stemperamento dei toni rivendicativi e una maggiore attenzione per il dato stilistico. Bisogna aspettare, tuttavia, la fine degli anni Novanta perché escano altre importanti antologie di poesia femminile.

Tra il 1998 e il 2000 la rivista Poesia dell’editore Crocetti ospita la pubblicazione a puntate di un’antologia curata da Mariella Bettarini, poetessa e direttrice editoriale. Il percorso parte da Amelia Rosselli e da Elsa Morante, considerate come primi punti di riferimento per le poetesse delle generazioni successive.

Nel 2003 esce il volume Femminile plurale che comprende una cinquantina di autrici attive tra il 1968 e il 2002, mentre nel 2005 Anna Maria Giancarli e Nicoletta Di Gregorio presentano un’antologia della poesia femminile italiana che raccoglie le voci di trentacinque poetesse. Tutta incentrata sulle autrici nate negli anni Sessanta e Settanta è, invece, l’antologia Fuori dal cielo, curata nel 2006 da Sara Zanghi per la casa editrice Empiria.

Infine, nel 2012, nella celebre collana Einaudi che dal 1984 fotografa quanto c’è di nuovo nella nostra poesia, esce il sesto volume di Nuovi poeti italiani. Questa volta l’antologia è formata da sole voci femminili, in tutto dodici: Alida Airaghi, Daniela Attanasio, Antonella Bukovaz, Maria Grazia Calandrone, Chandra Livia Candiani, Gabriela Fantato, Giovanna Frene, Isabella Leardini, Laura Liberale, Franca Mancinelli, Laura Pugno, Rossella Tempesta.

La curatrice è Giovanna Rosadini che, prima di esordire lei stessa come poetessa, è stata per oltre un decennio editor della collana. Partita con l’idea di un lavoro di scouting, la Rosadini ha poi deciso di cambiare rotta, orientandosi su profili di autrici non del tutto affermate, ma note al pubblico specializzato. Diverse per stili e per età, le poetesse hanno alle spalle pubblicazioni e riconoscimenti letterari. L’antologia non vuole presentare un panorama esaustivo, come la stessa curatrice sottolinea nell’introduzione, ma vuole dare un segnale forte per sottolineare la presenza di una molteplicità di autrici che, mai forse come in questo momento, sono state numerose e convincenti nella nostra poesia.

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C’È COME UN DOLORE NELLA STANZA

di Amelia Rosselli

C’è come un dolore nella stanza, ed
è superato in parte: ma vince il peso
degli oggetti, il loro significare
peso e perdita.
C’è come un rosso nell’albero, ma è
l’arancione della base della lampada
comprata in luoghi che non voglio ricordare
perché anch’essi pesano.
Come nulla posso sapere della tua fame
precise nel volere
sono le stilizzate fontane
può ben situarsi un rovescio d’un destino
di uomini separati per obliquo rumore.

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NON CHIEDERMI PAROLE OGGI NON BASTANO

di Maria Luisa Spaziani

Non chiedermi parole oggi non bastano.
Stanno nei dizionari: sia pure imprevedibili
nei loro incastri, sono consunte voci.
È sempre un prevedibile dejà vu.
Vorrei parlare con te – è lo stesso con Dio –
tramite segni umbratili di nervi,
elettrici messaggi che la psiche
trae dal cuore dell’universo.
Un fremere d’antenne, un disegno di danza,
un infinitesimo battere di ciglia,
la musica-ultrasuono che nemmeno
immaginava Bach.

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ALL’IPOTETICO LETTORE

di Margherita Guidacci

Ho messo la mia anima fra le tue mani.
Curvale a nido. Essa non vuole altro
che riposare in te.
Ma schiudile se un giorno
la sentirai fuggire. Fa’ che siano
allora come foglie e come vento,
assecondando il suo volo.
E sappi che l’affetto nell’addio
non è minore che nell’incontro. Rimane
uguale e sarà eterno. Ma diverse
sono talvolta le vie da percorrere
in obbedienza al destino.

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MIOPIA

di Biancamaria Frabotta

Mi presti i tuoi occhi per guardarti?
A chi negheresti una lente nitida sul mondo?
Sui denti scoperti l’urto dell’acqua lustrale
il rimbalzo fra i rami di un volubile raggio
sotto la gronda una rissa di colombe native.
Chiunque vorrebbe i tuoi occhi per guardarsi.

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ESSERI TESTIMONI DI SE STESSI

di Patrizia Cavalli

Esseri testimoni di se stessi
sempre in propria compagnia
mai lasciati soli in leggerezza
doversi ascoltare sempre
in ogni avvenimento fisico chimico
mentale, è questa la grande prova
l’espiazione, è questo il male.

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A VACANZA CONCLUSA

di Vivian Lamarque

A vacanza conclusa dal treno vedere
chi ancora sulla spiaggia gioca si bagna
la loro vacanza non è ancora finita:
sarà così sarà così
lasciare la vita?

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LA PORTA A SUD

di Gabriela Fantato

Bisognerà rifare i conti,
quel battere preciso
dentro gli anni e la ferita.
Adesso la finestra sta aperta
il cielo scivola dentro,
porta il vento
e uno stridere di denti.
Attorno il confine si è fatto
coro – lingua di molte voci,
stanze nella promessa di una terra.
Bisognerà ascoltare l’allarme
tra un abbraccio e la paura
dentro la ninna-nanna.
Al centro – non più un tavolo
e piatti bianchi per l’abbraccio.
Senza la porta,
il confine segna il sud da dove
viene il mare e la storia,
quel muoversi di sogni
nel passare.

***

NON SONO ONDE

di Alida Airaghi

Non sono onde.
Ne avrebbero forse
l’intenzione, increspature leggere,
rughe dell’acqua, e basta.
Non sarà mai tempesta
questo lago, scarso coraggio
di farsi mare, se accoglie un fiume
lo placa, lo annulla in una quiete
casta.

***

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Maria Rosaria Grifone

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