Viaggio al cuore monumentale della fede (Quarta parte)

Storia introduttiva della “costantiniana” Basilica di San Pietro

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Il grande rammarico per archeologi e storici dell’arte è quello di essere spesso costretti ad accontentarsi dei pochi brandelli che il tempo e le distruzioni hanno loro lasciato. Il caso della costantiniana Basilica di San Pietro risponde perfettamente a questo quadro. La costruzione dell’attuale basilica vaticana, seppur opera di mirabile squisitezza artistica ed architettonica, ha infatti privato il mondo di un’opera che ai suoi tempi suscitò grande meraviglia. Il suo abbattimento ricalca in grandi linee quanto accadde alla Basilica di S. Giovanni in Laterano, abbandonata dai papi di ritorno dalla ‘cattività avignonese’ proprio a favore della Basilica Vaticana alla fine del XIV secolo. In quest’epoca la basilica costruita dall’imperatore Costantino versava in precarie condizioni a causa di un lungo periodo di abbandono. I pontefici Martino V ed Eugenio IV avviarono alcuni interventi di consolidamento della poderosa struttura, ma fu soprattutto Niccolò V ad avviarne un profondo rinnovamento. Come spesso capita, piuttosto che ripristinare, si tendeva anche allora a realizzare radicali rinnovamenti. Le fonti letterarie infatti ci dicono che la struttura, carente da secoli di restauri conservativi, rischiava di perdere buona parte della copertura, elemento che si aggiungeva alla pericolosa inclinazione del muro laterale situato a nord dell’edificio, alterandone l’intero equilibrio. A dire la verità un tentativo di consolidamento venne fatto dall’architetto Leon Battista Alberti in collaborazione con l’altro famoso architetto del tempo, Bernardo Rossellino, localizzando gli interventi presso l’area ‘presbiteriale’ ed absidale , lavori che però vennero ben presto interrotti e rimasero incompiuti.

Quello che si tentò di evitare nel XIV secolo iniziò a concretizzarsi circa centocinquant’anni dopo quando vennero realizzati i primi abbattimenti, proprio a partire dal presbiterio che era stato oggetto di interventi pochi decenni prima. Fu l’inizio della fine per la basilica costantiniana, la cui unica porzione che sopravvisse fino alla fine del cantiere fu un settore della navata, che venne però abbattuta da papa Paolo V nel 1509.

L’approvazione del progetto michelangiolesco trovò accesi oppositori nello storico Onofrio Panvinio, in Giacomo Grimaldi e soprattutto nell’architetto Tiberio Alfarano, l’ultimo baluardo che si oppose all’abbattimento dell’ultima porzione della navata ed autore de Auctore Ecclesistici cx quibus probatur quod beatus Petrus Apostolus in Vaticano Crucifixus et ibidein sepultus, in cui tra l’altro egli sosteneva la convinzione che la tomba dell’Apostolo fosse in Vaticano.

Quando la nuova Basilica venne inaugurata nel 1626, di quella paleocristiana (escludendo le fondazioni che non erano chiaramente visibili) non restava più nulla. Fortunatamente all’epoca ci furono le produzioni letterarie degli stessi Panvinio, Alfarano e Grimaldi, nonché numerosi disegni e affreschi che testimoniano ancora oggi in modo vivido il suo antico splendore. Seppur vero che con la costruzione della nuova Basilica Vaticana si è acquistato un capolavoro dell’architettura ecclesiastica (conosciuto e celebrato in tutto il mondo), l’abbattimento della basilica paleocristiana ha irrimediabilmente privato la fede cristiana di quell’essenza’ che si esprimeva attraverso la più antica fabbrica, enfatizzata da alcuni accorgimenti che la rendevano unica. Sappiamo infatti che per costruire la Basilicavenne interamente colmata l’antica necropoli che si estendeva su buona parte del colle vaticano. Vennero letteralmente scoperchiate tutte le tombe monumentali, per permettere al terreno di riempimento su cui doveva essere creato il terrapieno per le fondazioni dell’edificio penetrasse minuziosamente in tutti gli anfratti, per evitare pericolosi cedimenti. Una volta creata questa estesa ‘colmata’ si iniziò a realizzare il progetto, in cui la tomba dell’Apostolo Pietro ne era probabilmente il cardine. La Basilicavenne infatti concepita in maniera tale che l’altare maggiore coincidesse con la sottostante tomba di Pietro. Questo concetto influenzò le successive modifiche, inducendo i costruttori a mantenere il medesimo orientamento. La Basilicacostantiniana venne inaugurata nel 326 dall’imperatore Costantino (Pontifex Maximus della tradizione romana) e dal pontefice Silvestro I, massimo esponente della cristianità, pienamente appoggiato dell’impero ed anzi unico sostegno politico-religioso a partire dal trasferimento della corte imperiale a Costantinopoli. 

(La terza parte è stata pubblicata sabato 20 aprile. La quinta puntata segue sabato 4 maggio) 

* Paolo Lorizzo è laureato in Studi Orientali e specializzato in Egittologia presso l’Università degli Studi di Roma de ‘La Sapienza’. Esercita la professione di archeologo. 

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Paolo Lorizzo

Paolo Lorizzo è laureato in Studi Orientali e specializzato in Egittologia presso l'Università degli Studi di Roma de 'La Sapienza'. Esercita la professione di archeologo.

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