Tensioni Hezbollah-Israele nel sud del Libano

Morti e feriti a seguito di una serie di attacchi contrapposti. L’artiglieria israeliana uccide un soldato Onu spagnolo. Madrid protesta, ma Netanyahu tira dritto: “Prevediamo un intervento massiccio”

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Colonne di fumo al confine tra Libano e Israele indicano che il clima è tornato ad essere teso in un fronte storicamente molto delicato. Tutto è iniziato qualche giorno fa, con l’assassinio da parte israeliana di alcuni soldati di Hezbollah, tra cui il comandante Mohammad Issa e il giovane ufficiale Jihad Mughniyeh, appena ventunenne. Il fatto è avvenuto a Quneitra, città situata all’interno della fascia di sicurezza dell’Onu che divide Israele dalla Siria.

Hezbollah aveva definito una “follia” l’attacco israeliano. Il capo del comitato esecutivo di gruppo, Sayyed Hashem Safi al-Din, aveva avvertito: “Loro non sanno che ciò può solo incrementare la nostra forza e la nostra presenza”.

Alle parole sono seguiti, nelle scorse ore, i fatti. Un attacco rivendicato dal gruppo libanese nei confronti di un veicolo dell’esercito israeliano ha provocato l’uccisione di due soldati e il ferimento di almeno altri sette. È successo nelle alture del Golan, zona occupata da Israele nel 1967 a discapito della Siria.

La risposta dell’artiglieria israeliana è stata celere: spari verso il Libano meridionale hanno causato la morte di un soldato spagnolo della missione Unifil. Fuoco israeliano anche verso alcune posizioni siriane situate nel Golan. Le autorità di Tel Aviv si sono giustificate dicendo che la loro è una “reazione” a una “evidente violazione della sovranità” nazionale. Giustificazioni che non acquietano Madrid, che esige un’inchiesta “immediata, esaustiva e completa” affidata all’Onu sulla morte del cittadino spagnolo.

“Chi è dietro questo attacco pagherà caro – ha poi detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu -; tempo fa l’Iran, attraverso gli Hezbollah, ha cercato di creare un ulteriore fronte terrorista contro di noi sulle alture del Golan. Prevediamo un intervento massiccio per contrastare questo piano”. Di qui un avvertimento poco rassicurante: “A quanti cercano di sfidarci al confine nord suggerisco di guardare a Gaza. Hamas ha subito là questa estate il colpo più duro dalla sua fondazione. Siamo pronti a reagire con forza”.

Ma nei villaggi del Libano vicini al confine con Israele, la minaccia non sembra aver intimorito la popolazione, scesa in gran numero per le strade intonando cori di sostegno a Hezbollah. Il gruppo militare libanese non sarebbe però interessato a gettare benzina sul fuoco. Lo rivela il ministro della Difesa israeliano, Moshe Yaalon, il quale dichiara di aver ricevuto un messaggio in tal senso da parte di Hezbollah. Tuttavia in radio il ministro ha aggiunto: “Non posso dire se gli eventi siano alle nostre spalle”.

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ZENIT Staff

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