Protesi verso le periferie esistenziali

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Vangelo

Mt 4,12-17.23-25

Lettura

Secondo l’evangelista Matteo, Gesù inizia la sua attività pubblica in Galilea. Questo, non soltanto in conseguenza della carcerazione di Giovanni Battista, ma perché si attuasse l’oracolo del profeta Isaìa che rivolgendosi alla “Galilea delle genti” – terra di confine, dove convivevano Ebrei e pagani – le annunciava la grande luce che avrebbe portato il futuro Messia. Dopo questa introduzione, il brano descrive, a mo’ di sommario, il ministero itinerante di Gesù, che proclamava il Regno e convalidava l’annuncio con le guarigioni. È “l’epifania” che ora l’Emmanuele offre ai Giudei, mostrando, in modo concreto, come la Parola, entrata nella storia, si faccia carne.

Meditazione

Ieri abbiamo celebrato l’Epifania, la manifestazione di Gesù ai pagani; oggi c’è proposta la manifestazione di Cristo in favore del suo popolo, Israele. L’opera evangelizzatrice di Gesù inizia e si conclude in Galilea, regione che, con linguaggio caro a Papa Francesco, potremmo chiamare “periferica” rispetto alla Terra santa. Anticipando la missione che Egli, da risorto, darà agli Apostoli, Gesù già da ora si protende, come evangelizzatore, verso tutti i popoli, senza alcuna discriminazione. Il metodo pastorale da lui usato è molto concreto: «Annunciava il vangelo del Regno e guariva ogni sorta di malattie e d’infermità nel popolo»; cosicché la sua fama arrivò in Siria e nella Decapoli. In tal modo Gesù si fa modello di una Chiesa tutta missionaria; perciò guai a quelle Comunità cristiane che rimangono chiuse in se stesse, perché, come ebbe a dire Papa Francesco: «Quando la Chiesa è chiusa, essa si ammala. (Perciò) la Chiesa deve uscire verso le periferie esistenziali». Ma la Chiesa non è il Papa e non è il Vaticano, la Chiesa siamo tutti noi, credenti in Cristo. Come lui dobbiamo avere il coraggio d’annunciare e vivere il vangelo nella nostra società, ormai scristianizzata. E come Gesù dobbiamo impegnarci anche noi a curare le malattie di cui soffrono tanti nostri fratelli. Non tanto le malattie fisiche, quanto quelle spirituali e morali, causate dall’assenza di valori che i cristiani attingono dal vangelo e dai sacramenti. Ricordando, però, il proverbio citato da Gesù: «Medico, cura te stesso», impegniamoci noi per primi a lasciarci evangelizzare, e a farci guarire dallo Spirito Santo le ferite che anche noi abbiamo. Solo così la Chiesa sarà credibile epifania del suo Signore.

Preghiera

«Si dirà di Sion [la Chiesa]: “L’uno e l’altro è nato in essa e l’Altissimo la tiene salda”. Il Signore scriverà nel libro dei popoli: “Là costui è nato”. E danzando canteranno: “Sono in te tutte le mie sorgenti”» (dal Salmo 87).

Agire

Vincerò la tentazione di nascondere la mia fede nel luogo di lavoro, considerandolo, anzi, come “la periferia” che io devo evangelizzare.

Meditazione a cura dei Monaci dell’Abbazia di Sant’Eutizio (Piedivalle di Preci – Perugia), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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