Prima Messa a Santa Marta del 2015: la crudeltà umana e l'amore di Dio

Il Papa esprime il suo rammarico per l’attentato di ieri a Parigi e spiega che solo amando gli altri si può conoscere Dio, perché il nostro intelletto non è sufficiente

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Anzitutto c’è il dolore per il gesto di pura “crudeltà umana” che è stato l’attentato di ieri a Parigi nella omelia di Francesco a Santa Marta di stamane, la prima del 2015. Poi, quasi come antidoto per contrastare l’orrore di cui è capace l’uomo, il Papa parla della speranza che viene dall’infinito amore di Dio: un amore che ci precede, ci aspetta, ci perdona e che è fatto da opere concrete.

Dopo aver sfogato dall’altare della Cappellina tutto il suo rammarico per le 12 vite rubate durante l’attacco alla sede del settimanale “Charlie Hebdo”, Bergoglio scandaglia infatti il mistero di questo amore a doppio binario: quello di Dio verso di noi e il nostro amore verso gli altri.

Proprio questo – dice il Papa – è l’unica via per arrivare a conoscere realmente Dio. Perché, come afferma l’apostolo Giovanni nella prima Lettura, non basta il nostro “intelletto” o “la ragione” per raggiungere il Signore; Dio “si conosce totalmente nell’incontro con Lui”. Un incontro a cui si giunge dopo aver percorso “la strada dell’amore”.

 “Dio è amore”, afferma infatti Francesco, un “amore ragionevole” certo, “accompagnato dalla ragione”, ma sempre amore! I primi due Comandamenti sono basati su questa dottrina dell’amore. Il primo, il più importante, chiede di amare Dio, “perché Lui è amore”; ma per arrivare a questo “dobbiamo salire per gli scalini del secondo” che invita ad “amare il prossimo”. Infatti “soltanto amando ragionevolmente, ma amando” l’altro, possiamo arrivare a capire questo amore immenso del Signore, ribadisce il Pontefice.

“Chi ama – insiste – conosce Dio; chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. Ma non amore di telenovela. No, no! Amore solido, forte; amore eterno, amore che si manifesta nel suo Figlio, che è venuto per salvarci. Amore concreto; amore di opere e non di parole”. Un amore così grande che per conoscerlo “ci vuole tutta una vita”, ci vuole “un cammino di conoscenza, di amore per il prossimo, di amore per quelli che ci odiano, di amore per tutti”.

C’è poi un altro aspetto straordinario: l’amore di Dio sempre ci precede, sempre arriva per primo. Dice il profeta Geremia che il Signore “ci ama prima ancora che noi lo cerchiamo”. Il Suo amore è come “il fiore del mandorlo” che è “il primo a fiorire in primavera”, evidenzia il Santo Padre. E “quando noi ci avviciniamo a Dio attraverso le opere di carità, la preghiera, nella Comunione, nella Parola di Dio”, troviamo sempre una bella “sorpresa”: “Lui è lì, per primo, aspettandoci…”.

Ci aspetta, ci ama e pure “è sempre disposto a perdonarci”. E “non una volta, 70 volte 7. Sempre!”, rimarca Papa Francesco. Quindi “come un padre pieno di amore e per conoscere questo Dio che è amore, dobbiamo salire per lo scalino dell’amore per il prossimo, per le opere di carità, per le opere di misericordia, che il Signore ci ha insegnato”.

“Che il Signore – è dunque la preghiera conclusiva del Pontefice – in questi giorni che la Chiesa ci fa pensare alla manifestazione di Dio, ci dia la grazia di conoscerLo per la strada dell’amore”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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