Non basta spendere denaro per fare vera opera di assistenza

Il Coordinamento di associazioni ”Non solo asilo” denuncia la cattiva gestione e la speculazione sul progetto “Emergenza Nord Africa”

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Il Coordinamento di associazioni ”Non solo asilo” ha denunciato la cattiva gestione e la speculazione fatta dagli Enti no profit sul progetto “Emergenza Nord Africa”, all’indomani della chiusura dello stesso.

“Visto il denaro pubblico speso e il tempo a disposizione i risultati sarebbero dovuti essere assai differenti” ha dichiarato il Coordinamento, sottolineando che sono state spese ”per quelle persone minimo 40 euro al giorno per quasi due anni”. I risultati, dunque, sono più che deludenti.

Secondo “Non solo asilo” inoltre: “Siamo arrivati al 28 Febbraio, di proroga in proroga, alla fine di una situazione negativa sia per le persone coinvolte che per l’intero sistema di accoglienza italiano. Si sono presentati troppi Enti gestori impreparati o troppo interessati a fare cassa piuttosto che progettare percorsi di integrazione”. Sono troppi attualmente i richiedenti asilo, i rifugiati e i titolari di protezione internazionale “ad essere intrappolati” e a subire loro malgrado “decisioni che hanno avuto gravi ripercussioni sulla loro vita”.

Si legge in una nota dell’Associazione: “Non abbiamo fatto parte del progetto perché da subito abbiamo espresso dubbi e perplessità sulle sue gravi e palesi carenze . Abbiamo cercato nella stessa occasione, e in tutti i mesi successivi, di proporre idee e possibili meccanismi per aggiustare le storture”. Una “missione” svolta in tutti i tavoli regionali e in tutte le riunioni in Prefettura a cui il Coordinamento ha partecipato.

“Abbiamo organizzato un dibattito pubblico a Torino confrontandoci con altre reti regionali (Lombardia ed Emilia Romagna) il 10 novembre del 2012 e anche in quella occasione, abbiamo presentato un’analisi della situazione e delle proposte per provare almeno a governare gli ultimi mesi a disposizione prima della chiusura dell’Emergenza Nord Africa”.

È vero che si registrano anche molte storie positive in Piemonte e nel resto d’Italia, ma esse sono per lo più “frutto per della grande dedizione umana e preparazione professionale di molti operatori sociali”. Inoltre, ribadisce l’associazione, “visto il denaro pubblico speso e il tempo a disposizione, i risultati dovrebbero essere assai differenti e gli Enti più scrupolosi”.

È vergognoso, infatti, che 1.300/ 1.500 persone solo in Piemonte, e 13.000 in tutta Italia, “rischino da oggi di trovarsi in mezzo a un strada”. E sembra “doveroso” ricordare che “nessun Ente Gestore è obbligato a buttarli fuori dai centri stasera”. Chi lo fa, ha soggiunto l’associazione, sono gli stessi “che fino ad oggi hanno ricevuto per quelle persone minimo 40 euro al giorno per quasi due anni, circa 27.000 Euro per ognuno. Soldi che non sono certo finiti in tasca ai rifugiati. Siamo solidali con tutti coloro che sono stati ospitati all’interno di questo calderone e a cui non sono stati dati reali strumenti e possibilità di autonomia in questo tempo”.

Per trovare una soluzione positiva “Non solo asilo” si è detto pronto a “ragionare caso per caso e territorio per territorio, per provare a capire come uscire da questa situazione”. È necessario, però, “smettere di pensare che la creazione di ‘parcheggi di persone’ siano la soluzione da cui partire per costruire accoglienza ed autonomia”.

Il proposito è quindi di “rimettere in circolo energie, capacità di fare rete, risorse competenti, coinvolgere cittadini dei territori su cui insistono i progetti di accoglienza, ma anche risorse per provare finalmente a risolvere il problema”.

Davanti a questa triste situazione, ritornano in mente le parole – quanto mai indicate – del Papa emerito Benedetto XVI, quando scrisse nella Caritas in Veritate: “Non è sufficiente dirsi etici, bisogna esserlo nei fatti concreti”.

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Carmine Tabarro

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