No all'egoismo, alla morte, alla schiavitù degli idoli. Sì alla Vita!

Nella Messa per la Giornata dell’Evangelium Vitae, Papa Francesco ricorda che Dio è “fonte di vita” e “vuole la vita”, per questo sempre perdona chi ha peccato

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Dio è vita, Cristo dona la vita, lo Spirito Santo ci mantiene in vita. Sulle labbra del Papa queste quattro lettere sono risuonate centinaia di volte oggi nell’affollata Messa per la Giornata dell’Evangelium Vitae.

Partendo dall’usuale schema ‘ignaziano’ a tre punti, il Santo Padre ha parlato del grande dono della Vita e delle sue manifestazioni alle migliaia di fedeli riuniti a piazza San Pietro. Tra questi: i rappresentanti dei Movimenti pro-Life di tutto il mondo.

Lo spunto per la riflessione di Papa Francesco è stata la Parola di Dio che – ha detto – restituisce l’immagine del “Dio Vivente, il Dio che è Vita e fonte della vita”. Anche la Lettura odierna del II Libro di Samuele “ci parla di vita e di morte”, ha evidenziato il Pontefice, e mostra “il dramma umano in tutta la sua realtà, il bene e il male, le passioni, il peccato e le sue conseguenze”.

È il caso del re Davide che per nascondere il peccato di adulterio con la moglie di Uria l’Hittita, finisce per cadere in un ulteriore peccato: l’omicidio. “Quando l’uomo vuole affermare se stesso, chiudendosi nel proprio egoismo e mettendosi al posto di Dio, finisce per seminare morte” ha avvertito Papa Francesco. L’egoismo “porta alla menzogna”: verso se stessi, verso il prossimo, ma non verso Dio, il quale – ha precisato il Santo Padre – “non si può ingannare” e perdona il peccatore sempre, perché vuole che viva.

Dal racconto della creazione del Genesi fino ai Dieci Comandamenti, tutta la Scrittura “ci ricorda che Dio è il Vivente, colui che dona la vita e che indica la via della vita piena” ha proseguito Bergoglio. Un’immagine divina che spesso, però, sostituiamo con quella di Dio “come giudice severo” che “limita la nostra libertà di vivere”.

In tal senso, il Vangelo di oggi “ci fa fare un passo avanti” ha detto il Papa, descrivendo l’incontro di Gesù con una peccatrice a casa di un fariseo. Il Messia non solo scandalizza i presenti lasciandosi avvicinare, ma le rimette anche i peccati. Un fatto che – ha affermato il Pontefice – mostra Gesù come “l’incarnazione del Dio Vivente”, ovvero “Colui che porta la vita, di fronte alle opere di morte, al peccato, all’egoismo, alla chiusura in se stessi”.

Cristo, infatti, “accoglie, ama, solleva, incoraggia, perdona e dona nuovamente la forza di camminare”. Dona una vita nuova. Ma “qual è questa vita?” si è interrogato il Papa: “È la vita stessa di Dio”, nella quale ci introduce lo Spirito Santo, “come veri figli di Dio, come figli nel Figlio Unigenito”.

Il problema però è essere “aperti” allo Spirito Santo. “Ci lasciamo guidare da Lui?” ha domandato ancora il Santo Padre. “Il cristiano – ha precisato – è un uomo spirituale, e questo non significa che sia una persona che vive ‘nelle nuvole’, fuori della realtà, come se fosse un fantasma”. Egli “è una persona che pensa e agisce nella vita quotidiana secondo Dio, che lascia che la sua vita sia animata, nutrita dallo Spirito Santo perché sia piena, da veri figli”. E questo, ha affermato Bergoglio: “Significa realismo e fecondità. Chi si lascia condurre dallo Spirito Santo è realista, sa misurare e valutare la realtà, ed è anche fecondo: la sua vita genera vita attorno a sé”.

Purtroppo, a volte, ha costatato il Pontefice, “l’uomo non sceglie la vita, non accoglie il Vangelo della vita”, ma “si lascia guidare da ideologie e logiche che mettono ostacoli alla vita, che non la rispettano, perché sono dettate dall’egoismo, dall’interesse, dal profitto, dal potere, dal piacere e non dall’amore, dalla ricerca del bene dell’altro”.

Il guaio è sempre il solito: volersi sostituire a Dio. Come in una moderna Torre di Babele, si attiva “la costante illusione di voler costruire la città dell’uomo senza Dio, senza la vita e l’amore di Dio” ha osservato il Papa, e si finisce a pensare “che il rifiuto di Dio, del Messaggio di Cristo, del Vangelo della vita, porti alla libertà, alla piena realizzazione dell’uomo”.

Il risultato finale è drammatico: “Al Dio Vivente vengono sostituiti idoli umani e passeggeri, che offrono l’ebbrezza di un momento di libertà, ma che alla fine sono portatori di nuove schiavitù e di morte” ha sottolineato vigorosamente Francesco. L’esortazione è quindi a guardare al messaggio del Vangelo “come a una via di libertà e di vita”, perché “il Dio Vivente ci fa liberi” ha ribadito.

Pertanto, ha concluso il Santo Padre: “Diciamo sì all’amore e no all’egoismo, diciamo sì alla vita e no alla morte, diciamo sì alla libertà e no alla schiavitù dei tanti idoli del nostro tempo; in una parola diciamo sì a Dio, che è amore, vita e libertà, e mai delude”. 

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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