La tenerezza di Dio e la lingua biforcuta dell'uomo

Senza una vera conversione e un uso della Parola nella luce del vangelo non c’è la misericordia di Dio, unica medicina per i “mali tumorali” dell’anima

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Se ci fermassimo un momento e superassimo le mille convenzioni che la società odierna ha strutturato, per pilotare l’essere umano verso un mondo deciso a tavolino, ci accorgeremmo subito della svendita dell’animo umano. Tutti a parole riconosciamo la tenerezza di Dio, anche se in maniera distorta e calata in un sentimentalismo dorato, come siamo ormai assuefatti ad un linguaggio che nulla ha di saggezza, ma che spesso semina zizzania ed esalta la dannazione. Chi mi segue da tempo sa perfettamente che in questa rubrica il mio pensiero si avvale e si nutre della ricerca teologica di mons. Costantino Di Bruno. Voglio partire da una frase di quest’ultimo per sviluppare il mio ragionamento odierno, sicuro di suscitare riflessioni positive per il rafforzamento del nostro mondo interiore, da credenti in cammino verso Cristo o da persone ancora  in cerca della verità che redime e salva. “Non si può parlare per frasi ad effetto, per condanne sommarie, per massime fuori contesto, per pronunciamenti parziali e lacunosi. Si deve sempre parlare dalla saggezza divina nella quale si deve crescere ogni giorno. È facile che il nostro sentimento sostituisca lo Spirito Santo e ne prenda il posto. Quando questo accade è la fine della verità e il trionfo della menzogna, anche se apparentemente può sembrare che la nostra sia purissima verità. È verità dell’uomo, ma non dello Spirito Santo, non di Dio, non di Cristo, non del Vangelo. La nostra lingua è diabolica”. Un parlare bicuspide non è da Dio e una lingua non può un giorno maledire e l’altro benedire. Il sentimento verbale non è il fuoco dello Spirito Santo. Ogni albero produce il suo frutto specifico e non diverse varietà, magari incompatibili tra loro. Nella terza lettera di San Giacomo leggiamo di tutte queste cose, legate alla pericolosità della lingua dell’uomo:

“Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa gli uomini fatti a somiglianza di Dio. Dalla stessa bocca escono benedizione e maledizione. Non dev’essere così, fratelli miei! La sorgente può forse far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara? Può forse, miei fratelli, un albero di fichi produrre olive o una vite produrre fichi? Così una sorgente salata non può produrre acqua dolce”. Chiunque non parli il linguaggio del vangelo non può carpire la tenerezza di Dio. Essa è centrale nella conversione di ognuno, così come nella sua salvezza, nel suo risanamento e nella sua rigenerazione spirituale ed è finalizzata ad allontanare l’uomo dal ciglio del burrone del male e da ogni sua miseria spirituale e materiale. Di certo il linguaggio pulito, se privo di peccato e radicato nella tenerezza di Dio, si perde quando assume connotazioni relativistiche e si proietta a guidare solo processi di natura prettamente umana. Ma come potremmo meglio definire la tenerezza di Dio, per non depredare la nostra condotta esistenziale? La risposta è visibile nel vangelo di Luca in una  bellissima espressione di Zaccaria, dinnanzi a suo figlio Giovanni, otto giorno dopo la sua nascita: “Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace”. Tenerezza di Dio è quindi dono per tutti gli uomini; è luce capace di squarciare le tenebre di satana in mezzo a noi; è guida sicura verso la liberazione dell’uomo dagli affanni quotidiani, spesso legati al peccato e agli errori umani, prodotti da filosofie esistenziali fallimentari e solo pronte a dequalificare il rapporto dell’umanità con Dio. La tenerezza è quindi l’offerta più grande che Dio abbia mai fatto agli esseri umani, rendendoli partecipi della sua santa e incommensurabile amicizia. Un atto d’amore divino, bussola dorata che conduce il suo popolo verso lidi sicuri.

Il mondo attuale sembra andare in tutt’altra direzione, se all’orizzonte sono sempre di più visibili realtà controproducenti; esecrandi attentati terroristici verso la libera informazione, quale quello al settimanale satirico Charlie Hebdo nella città di Parigi; corruzioni istituzionali, professionali, finanziarie, familiari, personali; guerre; infanticidi; massacro di donne; volgarità giornaliere che la rete amplifica all’inverosimile; lingue velenose che massacrano la quotidianità di sempre più individui; amicizie tradite; amori bruciati; approcci religiosi costruiti per giustificare ogni desiderio dell’uomo, contro lo Spirito e il diritto naturale. Non c’è perciò da meravigliarsi se più volte oggi si utilizzi in modo distorto la tenerezza di Dio, per occultare i peccati e giustificare ogni vizio. Non finisce comunque qui! Spesso essa diventa ad arte una licenza, con la quale  autorizzare chiunque, nella falsità,  a peccare o a svilire la propria esistenza, affondando ogni regola di giusta e buona vita. Modello esistenziale che fa cadere il genere umano nel tumulto delle passioni fine a se stesse, anticamera di una trasgressione capace di spingere l’uomo al limite del ridicolo o del poveraccio che ritiene di essere padrone di se stesso e degli altri. Senza una vera conversione e un uso della Parola nella luce del vangelo non c’è tenerezza di Dio e la Sua misericordia, unica medicina per i “mali tumorali” dell’anima, viene respinta. Quelli che credono di essere comunque liberi o di sentirsi potenti; coloro che sono certi di dettare le leggi per l’equilibrio sociale ed economico di una piccola o grande collettività, possono di sicuro ottenere degli obiettivi materiali ragguardevoli nell’immediato. Gli stessi si perderanno se non attratti della tenerezza di Dio, risucchiati, per scelta personale, tra le angustie strade delle false relazioni degli uomini, che prima o poi conducono ad una fine ingloriosa. La storia di tutti i giorni, purtroppo, ne è testimone obbligata. L’uomo nuovo, che Papa Francesco invoca ogni giorno, è essenziale per preparare un tempo di cambiamento spirituale e materiale nella giustizia e nel bene comune.  Un uomo in Cristo che non sia mai ostaggio della pericolosità di una lingua biforcuta e sappia attingere la sua sapienza alla fonte limpida della tenerezza di Dio. Su questi binari ogni “viaggio” potrà essere sereno e fruttuoso e saprà proseguire sempre verso la giusta direzione.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email:  egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it. Per ordinare l’ultimo libro di Egidio Chiarella si può cliccare qui.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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