L'Europa è in crisi di generosità

La carità e l’umiltà di Papa Francesco potrebbe indicare la via per risollevare anche il vecchio continente

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Sono ancora presenti nel cuore e nella memoria di molti, le parole amorevoli che il Vescovo della Chiesa universale Francesco ha rivolto ai “potenti” di questo mondo durante la Santa Messa per l’inizio del ministero petrino: “Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo”.

Custodire è uno dei concetti più cari a Papa Francesco.

Cosa vuol dire custodire per il Vescovo di Roma? Credo di non errare che egli intenda stare accanto agli altri con attenzione responsabilità e amore, prevedendo, provvedendo, farsi fratello dei più deboli, avere come meta il bene comune alla luce di Cristo.

Questo concetto di custodire l’altro, di generosa responsabilità, sembra smarrito almeno in certi ambiti bancari e politici dell’Europa.

I poteri forti dell’Europa, hanno commesso gli stessi errori iniziati con la Grecia. Questa volta è toccato all’isola di Cipro. 

Un piccolo Paese con appena 800 mila abitanti, quanto Torino, è sull’orlo del fallimento. Per ottenere un finanziamento di 15,8 miliardi dall’Unione Europea gli è stato chiesto un prelievo forzoso sui conti correnti dei ciprioti di 5,8 miliardi.

Sapete a quanto ammonta l’esposizione finanziaria delle banche tedesche nei confronti della piccola isola del Mediterraneo? 5,8 miliardi (fonte Banca dei regolamenti internazionali). E’ solo una coincidenza? 

Per questo i cittadini ciprioti stanno protestando massicciamente in piazza. E ce l’hanno soprattutto con Angela Merkel che a quanto pare avrebbe avuto un ruolo da protagonista nella proposta choc del prelievo forzoso sui conti correnti a Cipro (con l’avallo, secondo indiscrezioni, anche di Olanda e Finlandia).

In queste errate politiche della Troika (FMI, BCE e UE) c’è sicuramente l’esasperazione dell’egolatria sia dell’Europa che delle cancellerie dei Paesi forti, ma anche la responsabilità dei governanti dei Paesi deboli (a causa della loro incapacità colposa e dolosa di perseguire politiche sostenibili).

Le politiche utilitaristiche fondate sull’austerità dei Paesi deboli e dumping economico dei Paesi forti, hanno prodotto devastazione umana, sociale, politica, sanitaria.

A causa di queste politiche i cittadini greci sono sprofondati a bassissimi livelli di qualità di vita.

In Grecia le Ong (Organizzazioni non governative) hanno denunciato oltre tremilacinquecento suicidi, scarsità di farmaci, percentuali drammatiche di disoccupazione.

Nonostante tutto questo l’Europa sembra non aver imparato nulla dagli errori compiuti con la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda, l’Italia.

La recessione che questi Paesi stanno vivendo è di tipo patrimoniale e quindi i tempi di uscita saranno più lunghi e duri di una recessione economica (alcuni studi parlano di non meno di dieci anni).

Tutti questi sacrifici inumani, tra l’altro non sono riusciti a risolvere i problema ma anzi stanno sempre più  mettendo a repentaglio la stabilità e il futuro dell’euro e delle democrazie europee.

Sei miliardi di euro sono meno dell’1 per mille del PIL dell’area dell’euro, ma costituiscono 1/3 del PIL cipriota (che, ha una economia con un PIL pari all’1% di quello italiano).

Leggendo i compassati – e impacciati – comunicati ufficiali e semiufficiali della Troika e del governo di Cipro, si rimane stupiti dalla rapidità con cui i mercati hanno declassato in blocco l’euro, la seconda moneta del mondo. Ancora una volta l’Unione Europea sembra non aver la capacità di prevedere gli effetti disastrosi delle proprie politiche.

In nome dell’ideologia dell’austerità e degli interessi nazionalistici, anche Cipro ha dovuto fare i conti con le banche chiuse e la paura sul presente e sul futuro dei cittadini.

Il governo cipriota, prima ha accettato le decisioni dell’Unione Europea e poi le ha bocciate con un soffertissimo voto parlamentare. Richieste che impongono una forte imposta patrimoniale sui depositi bancari, che assomiglia a una taglia da far west.

La mia generazione ha vissuto, la difficile esperienza dell’analoga imposta dello 0,6 per cento sui depositi bancari introdotta dal governo di Giuliano Amato, ma quella fu una carezza in confronto al 9 e più per cento che, per taluni tipi di depositi, dovranno subire le famiglia e le imprese di Cipro.

Grande è la mancanza di visione dell’Unione Europea, la quale sembra non essersi accorta che Cipro sta diventando un paradiso fiscale e principale punto di passaggio dei capitali russi.

A mio avviso, questa ideologia dell’austerità non ha nessuna ragione scientifica e non risolve i problemi, soprattutto quando ci troviamo dinanzi a Paesi in difficoltà strutturali.

Richiedendo severe politiche economiche e fiscali in tempi brevissimi non si va molto lontano. Non si capisce perché l’Italia deve arrivare ai parametri indicati dalla Ue entro il 2013 e non per il 2014 o per il 2015. Il solo spostamento al 2020 dell’obiettivo libererebbe le risorse per una ripresa e quindi la renderebbe molto più facile da realizzare.

Allo stesso tempo mi chiedo perché alla Francia si consente un pareggio di bilancio solo a partire dal 2017; ricordo che attualmente ha un deficit pari al 4,5 per cento del prodotto lordo, ben al di sopra dei parametri del patto di stabilità.

Dietro una simile egolatria dei Paesi nordici nei confronti dei Paesi mediterranei, è facile immaginare un esplicito senso di superiorità dei Paesi settentrionali nei confronti della supposta pigrizia dei Paesi mediterranei.

Un progetto comune di Europa richiederebbe da parte dei governanti dei Paesi forti di utilizzare i fiumi di denaro a buon mercato che l’andamento dei mercati sta mettendo temporaneamente nelle loro mani a un tasso di interesse prossimo allo zero per investimenti industriali e finanziari davvero rilevanti nei Paesi deboli.

Solo con un nuovo Piano Marshall sostenuto dai Paesi nordici (tedeschi in capo) potrebbe davvero trasformare un predominio finanziario temporaneo, in un primato politico, industriale accettato e condiviso, come fu quello degli americani.

Il problema è particolarmente grave in quanto questa cecità non è dovuta solo agli interessi politici (la Merkel spera con queste politiche di essere confermata alla Cancelleria alle prossime elezioni tedesche); la cosa che preoccupa di più è il sentimento di inimicizia che sta crescendo tra il Nord e il Sud Europa; sentimento alimentato dalla crescita di consensi dei partiti populisti ed estremisti che segnalano un malessere diffuso tra la gente, ed una possibile crisi del progetto europeo e delle sue democrazie.

Visto quanto sta accadendo a Cipro è appropriato domandarsi se abbia ancora senso un’Europa aggrappata soltanto alla moneta che non sa più guardare avanti, mentre una parte importante del continente sta vivendo una decrescita sempre più infelice.

Come cristiani non possiamo non essere preoccupati della crisi sistemica che stiamo attraversando, inoltre siamo, per le nostre radici sostenitori dell’Europa, intesa come progetto a un tempo civile, valoriale e culturale che va oltre l’utilitarismo economicista. Un’Europa come l’attuale, politicamente frammentata,  economicamente squilibrata,  culturalmente segnata dal ritorno degli egoismi, dei particolarismi regionali e linguistici, poco attenta ai valori dell’etica del bene comune, sembra destinata a cercare di gestire una lenta e buia decadenza.

Una Europa ripiegata su se stessa non avrà un futuro in un mondo globale, la speranza ci viene dalla Chiesa Cattolica (vero cemento delle nostre radici) che con l’elezione di Francesco sarà sicuramente “meno” europea e più universale.

Il nuovo Pontefice con ges
ti e parole ci sta indicando la via per uscire dalla crisi endogena ed esogena in cui siamo caduti.

Di grande esempio è stato l’arcivescovo cipriota Chrysostomos II il quale ha detto “che tutti i beni della Chiesa saranno messi a disposizione dell’isola per aiutarla a uscire dalla crisi finanziaria drammatica in cui è finita e per superare il momento di stallo in cui Nicosia è precipitata”.

A quando i governanti europei capiranno che solo il prendersi cura dell’altro potrà alimentare una vita veramente felice?

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Carmine Tabarro

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