“L’Arabia saudita non permette alcun luogo di culto non musulmano”

Intervista al Rettore emerito del PISAI, Justo Lacunza Balda

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di Patricia Navas

BARCELLONA, giovedì, 3 febbraio 2011 (ZENIT.org).- “La reciprocità è una questione importante che non va accantonata; uno Stato non può pretendere dagli altri Stati la libertà religiosa quando non è disposto ad offrirla”.

Lo afferma il padre bianco Justo Lacunza Balda, Rettore emerito del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica (PISAI), in questa intervista concessa a ZENIT, in occasione del suo intervento alla presentazione del rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre sulla libertà religiosa nel mondo, che si è svolta il 14 gennaio scorso, nella sede di Barcellona dell’Ordine degli avvocati.

Il sacerdote spagnolo, filosofo, arabista, africanista, islamologo e dottore in lingue e culture africane, afferma che gli Stati hanno la responsabilità di assicurare la libertà religiosa, riferendosi ad esempi come quello dell’Arabia saudita “dove non è permesso alcun segno religioso o luogo di culto di altra religione” che non sia quella islamica.

Come vede lei la tendenza generale dell’attuale situazione della libertà religiosa nel mondo?

Justo Lacunza Balda: In molti ambienti politici si vuole emarginare la religione e fare in modo che nelle società il fattore religioso sia completamente sradicato.

Nulla di nuovo. La secolarizzazione dura ormai da anni. Per questo c’è tanta apatia, indifferenza e forse anche una persecuzione strisciante quando in gioco c’è la libertà religiosa.

Da una parte c’è un rinnovato fervore religioso (con tutte le sue varianti dell’estremismo, integralismo, ecc.) e dall’altra c’è l’indifferenza religiosa (con tutte le sue varianti del laicismo e degli Stati aconfessionali).

Ma una cosa deve essere chiara: la libertà religiosa è un diritto umano e pertanto inalienabile. E, per quanto non possa piacere a un determinato Stato, questo ha l’obbligo di tutelarla.

Non ho mai conosciuto una persona al mondo a cui non piaccia veder rispettata la propria fede, la propria religione e le proprie credenze. E i cristiani non fanno eccezione. Chiedono garanzie e rispetto per i propri diritti di credenti.

Quali sono i Paesi dove in questi momenti la libertà religiosa è meno rispettata?

Justo Lacunza Balda: Il Paese dove non è permesso alcun segno religioso o luogo di culto di altra religione è l’Arabia saudita. Il regime della dinastia saudita, iniziato nel 1932, considera il proprio territorio nazionale come la terra santa dell’Islam.

I cristiani soffrono a causa della mancanza di libertà religiosa anche in molti altri Paesi come Algeria, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Egitto, Filippine, India, Indonesia, Iran, Marocco, Nigeria, Pakistan, Sudan, Turchia, ecc.

C’è una grande differenza tra la teoria e la pratica. Prima era possibile occultare fatti di ogni tipo, mentre oggi è praticamente impossibile, grazie alle nuove tecnologie di comunicazione.

In che modo la libertà religiosa è minacciata anche nelle democrazie occidentali?

Justo Lacunza Balda: Un fatto estremamente grave è avvenuto recentemente nell’Unione europea: sono stati stampati tre milioni di diari scolastici in cui non figurano le feste cristiane tra cui il Natale. Un errore di stampa, una dimenticanza dell’ultima ora, un errore dovuto alla stanchezza? Nessuno è disposto a crederlo.

Questo fatto ingiusto, grave e intollerabile si chiama discriminazione e violazione dei diritti dei cittadini europei di fede cristiana.

Mi auguro che i responsabili della redazione e confezione di questo euro-diario vengano fuori e spieghino i fatti, e che siano sottoposti a procedimento disciplinare per l’incalcolabile danno che hanno prodotto non solo ai cristiani, ma anche a tutti gli abitanti dell’Europa: cittadini, cittadine e immigrati di ogni origine, lingua e religione.

La giustizia non è incompatibile con il diritto. Separare la politica dalla religione è una cosa molto sana. Ma da qui a voler sradicare la religione, considerandola come qualcosa di anacronistico del passato c’è una grande differenza.

Esiste un fenomeno che è la cristianofobia, di cui nessuno vuol parlare. Nessuno è obbligato a credere, ma gli Stati occidentali devono garantire la libertà di culto.

Il Cristianesimo non è solo fede e credenza. È anche sistema di valori, difesa della dignità umana, della giustizia, dei diritti, al di là di qualunque distinzione.

Inoltre, è difficile concepire la storia e l’evoluzione delle democrazie occidentali senza il Cristianesimo. Farlo dimostra un alto grado di ignoranza dell’evoluzione storica, umana e istituzionale dell’Europa.

Questo non significa che non siano stati commessi grandi errori, ma per lo meno si è avuta la decenza di ammetterli e di tentare di cambiare la visione sulle cose.

Che progressi constata nel dialogo tra Cristianesimo e Islam? Qual è oggi il principale ostacolo (o principali, se sono diversi)?

Justo Lacunza Balda: Il dialogo lo fanno i musulmani e i cristiani lì dove vivono, si confrontano e condividono la vita nella società, dove lavorano e cercano una vita rispettosa e dignitosa. La vita è l’autentica scuola del dialogo, della comprensione, del rispetto, della libertà.

Si sono fatti molti progressi? Forse sì, ci sono stati progressi. Difficile quantificarli. Quando le cose vanno male, se ne parla ovunque.

Ma dei medesimi problemi che cristiani e musulmani si trovano ad affrontare nella quotidianità, delle stesse difficoltà e sfide che affrontano con coraggio, tenacia e impegno, non si parla, non si discute.

Oggi c’è maggiore consapevolezza della necessità del dialogo e della comprensione, per vivere meglio. È vero che dobbiamo far fronte ai mali come quello degli attentati contro i cristiani. Ma questi avvenimenti dolorosi danneggiano anche gli stessi musulmani, la convivenza, la sicurezza, la vita sociale.

A chi non piace essere rispettato nella sua condizione di persona umana, con tutto il bagaglio di cultura, lingua, origine e religione? In questo non ci sono eccezioni e questo denominatore comune lo abbiamo tutti.

A suo avviso, in che modo l’Islam e il Cristianesimo stanno influendo sulle culture e sulle società delle diverse religioni del mondo attuale?

Justo Lacunza Balda: Non v’è il minimo dubbio che le religioni influiscano sulle culture, sulle lingue, sulle civiltà. Lo fanno attraverso le persone che fanno parte di una determinata religione come il Cristianesimo e l’Islam.

Una delle grandi difficoltà sta nel fatto che alcuni Stati sono convinti che la religione vada frenata, controllata, o meglio ancora cancellata.

Altri fanno di una determinata religione, la religione di Stato. In questo modo tutte le altre religioni sono considerate di rango inferiore o sono sottoposte ad autorizzazione.

All’interno dell’Islam esistono molte correnti di pensiero, diverse interpretazioni e varie forme di pratica.

D’altra parte, la politica e la religione formano un binomio in gran parte degli Stati a maggioranza musulmana, che è difficile da gestire. Si parla di “Islam politicizzato”.

Questo è un problema segnalato spesso da esperti, analisti e osservatori dell’Islam e delle società musulmane.

È evidente che i diversi regimi e governi imprimono una forma all’Islam, soprattutto nel modo di concepirlo, interpretarlo e applicarlo.

Anche del Cristianesimo potremmo dire che ha le sue varianti, le sue interpretazioni e i suoi modi di viverlo.

Le società del mondo non sono fotocopie di un modello universale. Hanno la loro identità territoriale, le loro lingue, i loro riferimenti culturali, le loro forme di governo e di amministrazione.

Il Cristianesimo sottolinea costantemente la dignità della persona come centro principale della società, dei diritti e dei doveri. Questo riflette i principi della fede che
alimentano la visione cristiana della società, del mondo e delle cose.

Se in qualcosa stanno contribuendo, l’Islam e il Cristianesimo, nonostante le loro profonde differenze, è nel ricreare, rinnovare e rinfrescare il senso divino delle cose e la dimensione spirituale della vita umana.

Ci può riassumere un po’ la situazione dei cristiani nei Paesi a maggioranza musulmana? Quali sono oggi i loro principali problemi?

Justo Lacunza Balda: Il funzionamento di un determinato Stato in cui i musulmani costituiscono la maggioranza deve essere esaminato dal punto di vista legislativo, giuridico e costituzionale . La realtà non è la stessa tra Egitto e Arabia saudita, Turchia e Marocco, Qatar e Indonesia, Sudan e Algeria, Indonesia e Kazakistan.

I principali problemi dei cristiani sono tre: l’insicurezza e la paura, la discriminazione e l’intolleranza, e il sentirsi cittadini o credenti cristiani di serie B.

La sensazione generale è quella di non sentirsi liberi per il fatto di essere cristiani e praticare la propria religione in tutta libertà.

Qual è la sua interpretazione degli attentati particolarmente gravi come quelli di ottobre a Baghdad e di dicembre ad Alessandria d’Egitto?

Justo Lacunza Balda: La geopolitica della regione è cambiata negli ultimi dieci anni e in particolare dopo gli attentati dell’11 settembre (2001), la guerra in Afghanistan (2001) e la guerra in Iraq (2003).

Spesso i cristiani sono identificati con l’Occidente e si pensa che colpendo i cristiani si colpisca l’Occidente. Abbiamo dimenticato che uno dei principali attori della radicalizzazione, al-Qaeda, ha dichiarato da anni la guerra santa contro gli americani, gli ebrei e i cristiani.

Questa politica non è cambiata. Al contrario, si va estendendo, minando le istituzioni e le relazioni internazionali, infiltrandosi in molti degli Stati a maggioranza musulmana.

Effettivamente non è da oggi che i cristiani in Egitto vivono in condizioni precarie. Lo dicono gli stessi cristiani copti che soffrono, da anni, discriminazioni, pressioni per convertirsi all’Islam, ritardi interminabili nella concessione dei permessi per i luoghi di culto.

Dall’inizio della guerra in Iraq, i cristiani sono stati attaccati, le loro proprietà confiscate e i loro luoghi di culti distrutti. La domanda inevitabile è: chi si preoccupa della loro sorte? Chi difende i loro diritti a livello internazionale? Dove sono i paladini dei diritti umani?

Ma bisogna anche dire che purtroppo altri elementi sono comuni ai cristiani e ai musulmani: povertà, miseria, ingiustizie di ogni tipo, licenziamenti, disoccupazione.

Vuole dare un altro messaggio in particolare?

Justo Lacunza Balda: Il cammino del dialogo è difficile, il sentiero della libertà, e della libertà religiosa in particolare, è molto arduo.

D’altra parte, le vie della comprensione e della comunicazione sono ugualmente problematiche e spesso intransitabili.

Tuttavia fa parte dell’avventura e della storia umana la necessità di cercare incessantemente di progredire e di non fermarsi, di esplorare ciò che l’altro pensa, di addentrarsi nella sua visione delle cose. In definitiva, ogni essere umano rappresenta un mistero che non si può vedere né documentare a occhio nudo.

Per questo la libertà religiosa non significa erigere palizzate, recinti e steccati. Al contrario, significa creare quello spazio di umanità e tradurre nel tempo ciò che l’essere umano sogna e spera. A nessuno può essere imputato il fatto di essere un sognatore. Senza sogni non c’è vita.

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ZENIT Staff

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