Il 2015 e le cinque regole di San Giacomo!

Parole d’oro che valgono non solo per riconoscere una religione contraffatta, ma per spianare la strada verso un anno da vivere nel Signore

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Il sipario è già calato sul 2014. Bilanci; sogni disattesi; conquiste; speranze; propositi rinviati; tradimenti; guerre; corruzioni; tragedie, sorrisi; pianti; scommesse vinte e perse. Non sono perfino mancate le discussioni sofisticate o da bar sulla vera religione, in un crescendo di spiritualità truccata e ben camuffata, tra gli effetti del web e un relativismo risolutore di ogni dubbio e di ogni peccato. Tutti ormai ci sentiamo comunque assolti. Tutti benedetti, tutti destinati al paradiso. Dio è misericordioso e quindi una religione degna di questo nome, non può che accompagnarci in questa assoluzione universale. Si tratta di una certezza in voga al di là del nostro comportamento sulla terra. Funziona! Basta usare un forbito linguaggio per parlare d’amore, di solidarietà e il mondo si ferma. L’uomo rimane incollato alla tv; si commuove; applaude; si sente rinfrancato, ma poi esce in mezzo agli altri e continua a rubare; a corrompere; ad infangare il prossimo; a corteggiare satana; ad ignorare il vangelo; a tradire la propria donna o il proprio uomo; ad usare la politica come mezzo proprio e le finanze pubbliche come tesoro personale. La religione tanto alla fine lo salverà. Non serve il buonismo popolare per salvare il mondo. Nessuno può essere imbrogliato e spinto verso il baratro dell’ignoranza spirituale. Purtroppo oggi il mondo viaggia in questa direzione. I cristiani siano controcorrente, come ripete ogni giorno Papa Francesco, e facciano di tutto per far cambiare rotta ad un uomo imbrigliato tra mille orpelli colorati. Il mio maestro spirituale ci consigliò un giorno di seguire sempre le cinque regole di San Giacomo, per mettere ordine dentro di noi ed avere un rapporto veritiero con una religione che sia pura, abbondando per sempre il pur famoso e gettonato “fai da te”. Penso che queste regole possano illuminare e migliorare il nostro rapporto con i precetti e la Parola del Signore, proprio nel corso di un 2015, ormai nuovo compagno della nostra vita.

Molto di quello che accadrà dipenderà dal nostro modo di rapportarci con noi stessi e il prossimo, ma soprattutto dalla relazione veritiera o meno che sapremo avere con il cielo. Riflettiamo su queste regole e facciamone buon uso. Prima regola: “Ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre”.  L’invito alla preghiera è chiaro, diretto, inequivocabile, senza alcun dubbio. Se il mondo vuole ritrovare l’equilibrio nell’economia, nella politica, nelle relazioni umane, nel vivere in armonia, nel rafforzare il valore di una famiglia oggi derisa, avvilita e insediata, non può far altro che affidarsi al Signore. Le cose grandi, ci insegna San Giacomo, provengono dal Padre, il resto è prodotto debole e non duraturo. La storia attesta questo messaggio del santo. Lo stesso rapporto con la religione non può per questo essere ritualistico e apparente, ma passare da un moto dell’anima in continuo legame, nella preghiera, con Dio. Seconda regola: “Ognuno sia pronto ad ascoltare, lento a parlare e lento all’ira”. Un vero credente non può farsi prendere dall’ira e dall’uso distorto della parola, ma deve essere padrone delle sue azioni e diffondere tra se e gli altri un equilibrio stabile e portatore di armonia e sapienza. La stessa religione non può essere strumento di una lingua loquace e un cuore irascibile, ma luogo santo aperto all’ascolto del fratello in difficoltà. Oggi si parla ma non si ascolta. Anche nel quotidiano tutti siamo dotti nel parlare e facciamo finta di ascoltare il prossimo, senza mai entrare in vera comunione fraterna. Per disporsi all’ascolto scrive mons. Costantino Di Bruno, il credente deve ben “conservare un cuore libero da vizi, peccati, immoralità, empietà, idolatria, malizia, cattiveria e ogni altro male”. Se ci guardiamo intorno ci accorgiamo che spesso avviene l’esatto contrario.

Terza regola: “Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza”. La vera religione e non quella prefabbricata dal consumismo attuale, così come la vita di ogni singolo, non possono essere lasciate lontano dall’ascolto della Parola del Signore, bluffando con la sua messa in pratica e smerciando sofisticate falsità. In tutto questo c’è il male odierno, perché è venuta meno l’autenticità del vangelo, sostituito dalla parola dell’uomo. Il fine non è più la salvezza di se stessi e dell’altro, ma il rafforzamento economico e sociale individuale sulle spalle del prossimo. Rincara la dose a proposito Mons. Di Bruno: “È questo smercio disonesto e sleale che causa morti, distruzioni, tragedie infinite, mali innumerevoli. Ognuno è obbligato a porre fine a questo smercio, il cui maestro è Satana. Sempre lui smercia la sua falsità annunziandola verità di Dio”. Ogni credente dovrebbe perciò  farsi un serio esame di coscienza. Quarta regola: “Se qualcuno ritiene di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna il suo cuore…”. Non si può essere credenti o religiosi se non si mette riparo all’inganno che producono il cuore e la lingua sintonizzati sulle menzogne del demonio. Il vangelo insegna: “Sì, sì”, “No, no”. “Il di più viene dal maligno”. Non esagera chi sostiene come alcune volte sia sufficiente una sola parola per rovinare una persona, ma anche una comunità intera. Quinta regola: “Visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo”. Il cristiano che  vuole partecipare alla salvezza del proprio spazio sociale non può ignorare i più deboli, i sofferenti, le persone rimaste sole. Oggi, in tempo di progresso civile ed economico, il male più grande risiede nella solitudine umana. Il mondo va quindi vissuto in ogni sua varietà, ma senza farsi inghiottire dalla sua identità materiale. Cinque regole d’oro che valgono non solo per riconoscere una religione contraffatta, ma per spianare la strada verso il 2015 da vivere nel Signore e, per la parte di ognuno, cambiare il mondo.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email:  egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it. Per ordinare l’ultimo libro di Egidio Chiarella si può cliccare qui.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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